Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Guerra alla Xylella, la Regione teme il conto dell’Europa
Peste degli ulivi Di Gioia: noi bloccati dal Tar
La mannaia delle possibili sanzioni dell’Unione europea continua a creare allarme alla Regione Puglia. L’assessore all’agricoltura Leo Di Gioia ha chiarito la posizione dell’ente, che potrebbe vedersi presentare il conto in base al diritto di rivalsa. «Abbiamo chiesto al governo nazionale di emanare un piccolo decreto che ci consenta di fare gli abbattimenti in tempi rapidi». Quanto ai ritardi, la Regione spiegherà all’Unione europea che di fronte alle impugnative presentate ai Tar e ai Consigli di Stato, sono stati accumulati pesanti ritardi nell’applicare l’ordinanza prevista.
Dieci milioni di piante infette nella provincia di Lecce (secondo la stima di Coldiretti) e la mannaia delle sanzioni dell’Unione Europea. La questione Xylella diventa nuovamente esplosiva mentre dalla Regione si rilancia nel campo del governo nazionale la palla delle responsabilità per i ritardi accumulati negli interventi contro la diffusione del batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi.
Ieri, l’assessore regionale all’Agricoltura Leo Di Gioia ha chiarito la posizione dell’ente, che potrebbe vedersi presentare il conto delle sanzioni in base al diritto di rivalsa. «Abbiamo chiesto al governo nazionale di emanare un piccolo decreto che ci consenta di fare gli abbattimenti in tempi molto rapidi. Dall’inizio degli anni scorsi ad oggi, gli abbattimenti per i quali i proprietari erano d’accordo sono stati fatti molto velocemente. Quindi c’è una struttura già rodata che, oltre a fare i monitoraggi può fare gli abbattimenti. Serve una attività più semplificata, salvo che non si vogliano avere tempi simili a quelli della giustizia italiana». Quanto ai ritardi accumulati, Di Gioia ha aggiunto: «Quello che spiegheremo a Bruxelles è che di fronte alle impugnative al Tar, ai ricorsi al Consiglio di Stato, la Regione Puglia non può che aspettare l’esito delle decisioni dei giudici. Di fronte a una vincolistica moto pressante, legata ad esempio alla tutela del paesaggio, degli ulivi secolari, al tema del dissesto idrogeologico e quindi della zonizzazione di alcune parti della Puglia che sono particolarmente fragili, c’è la impossibilità oggettiva di procedere ai tagli in tempi celeri così come ci chiede Bruxelles». Quindi la richiesta: «Sarebbe auspicabile un intervento europeo non solo in termini sanzionatori, ma anche in termini di opportunità da concedere alla Puglia». La Puglia da sola non può farcela, rimarca Di Gioia. «Non può fronteggiare una emergenza che riguarda milioni di alberi di ulivo e centinaia di migliaia di ettari di territorio. Così come non può essere solo la Puglia a finanziare la ricerca, cosa che sta avvenendo adesso, e più in generale riattivare un po’ di vitalità in un settore come quello olivicolo che, in Salento in particolare, rischia di morire. Quindi, non è la volontà di scaricare la responsabilità a qualcun altro, ma c’è la chiamata in corresponsabilità per le cose da fare in futuro, quanto meno per il governo nazionale».
Dall’altra parte, però, si chiede di far presto e si contano i danni. Un miliardo di euro, secondo Coldiretti, con 10 milioni di piante infettate, tanti quanti sono quelli censiti nell’intera provincia di Lecce. «Poiché è la zona infetta, nella quale non è previsto alcun tipo di intervento — spiega Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia —, dobbiamo rassegnarci all’idea che nessun ulivo del Leccese possa salvarsi». E qualcuno ricorda con amarezza la scelta compiuta dalla Regione Puglia a febbraio del 2016, due mesi dopo l’avvio dell’inchiesta della Procura di Lecce con conseguente sequestro di tutti gli ulivi destinati all’estirpazione. In quella circostanza si decretò la fine della gestione commissariale dell’emergenza Xylella (il commissario Giuseppe Silletti, indagato, si era dimesso da poco), riportandola nell’alveo delle competenze ordinarie della Regione. Per molti, però, quella decisione avrebbe dato il via a ricorsi, proteste e, in alcuni casi, negazione del problema, rallentando così gli interventi necessari. «In cinque anni e mezzo (da ottobre 2012, quando fu scoperto il batterio, ndr) — sottolinea Coldiretti — si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente alle porte della provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione».
La rivalsa
L’Europa chiama in causa l’Italia, che però potrebbe esercitare la rivalsa sulla Puglia