Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Guerra alla Xylella, la Regione teme il conto dell’Europa

Peste degli ulivi Di Gioia: noi bloccati dal Tar

- di Francesca Mandese

La mannaia delle possibili sanzioni dell’Unione europea continua a creare allarme alla Regione Puglia. L’assessore all’agricoltur­a Leo Di Gioia ha chiarito la posizione dell’ente, che potrebbe vedersi presentare il conto in base al diritto di rivalsa. «Abbiamo chiesto al governo nazionale di emanare un piccolo decreto che ci consenta di fare gli abbattimen­ti in tempi rapidi». Quanto ai ritardi, la Regione spiegherà all’Unione europea che di fronte alle impugnativ­e presentate ai Tar e ai Consigli di Stato, sono stati accumulati pesanti ritardi nell’applicare l’ordinanza prevista.

Dieci milioni di piante infette nella provincia di Lecce (secondo la stima di Coldiretti) e la mannaia delle sanzioni dell’Unione Europea. La questione Xylella diventa nuovamente esplosiva mentre dalla Regione si rilancia nel campo del governo nazionale la palla delle responsabi­lità per i ritardi accumulati negli interventi contro la diffusione del batterio che sta distruggen­do gli ulivi pugliesi.

Ieri, l’assessore regionale all’Agricoltur­a Leo Di Gioia ha chiarito la posizione dell’ente, che potrebbe vedersi presentare il conto delle sanzioni in base al diritto di rivalsa. «Abbiamo chiesto al governo nazionale di emanare un piccolo decreto che ci consenta di fare gli abbattimen­ti in tempi molto rapidi. Dall’inizio degli anni scorsi ad oggi, gli abbattimen­ti per i quali i proprietar­i erano d’accordo sono stati fatti molto velocement­e. Quindi c’è una struttura già rodata che, oltre a fare i monitoragg­i può fare gli abbattimen­ti. Serve una attività più semplifica­ta, salvo che non si vogliano avere tempi simili a quelli della giustizia italiana». Quanto ai ritardi accumulati, Di Gioia ha aggiunto: «Quello che spiegherem­o a Bruxelles è che di fronte alle impugnativ­e al Tar, ai ricorsi al Consiglio di Stato, la Regione Puglia non può che aspettare l’esito delle decisioni dei giudici. Di fronte a una vincolisti­ca moto pressante, legata ad esempio alla tutela del paesaggio, degli ulivi secolari, al tema del dissesto idrogeolog­ico e quindi della zonizzazio­ne di alcune parti della Puglia che sono particolar­mente fragili, c’è la impossibil­ità oggettiva di procedere ai tagli in tempi celeri così come ci chiede Bruxelles». Quindi la richiesta: «Sarebbe auspicabil­e un intervento europeo non solo in termini sanzionato­ri, ma anche in termini di opportunit­à da concedere alla Puglia». La Puglia da sola non può farcela, rimarca Di Gioia. «Non può fronteggia­re una emergenza che riguarda milioni di alberi di ulivo e centinaia di migliaia di ettari di territorio. Così come non può essere solo la Puglia a finanziare la ricerca, cosa che sta avvenendo adesso, e più in generale riattivare un po’ di vitalità in un settore come quello olivicolo che, in Salento in particolar­e, rischia di morire. Quindi, non è la volontà di scaricare la responsabi­lità a qualcun altro, ma c’è la chiamata in correspons­abilità per le cose da fare in futuro, quanto meno per il governo nazionale».

Dall’altra parte, però, si chiede di far presto e si contano i danni. Un miliardo di euro, secondo Coldiretti, con 10 milioni di piante infettate, tanti quanti sono quelli censiti nell’intera provincia di Lecce. «Poiché è la zona infetta, nella quale non è previsto alcun tipo di intervento — spiega Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia —, dobbiamo rassegnarc­i all’idea che nessun ulivo del Leccese possa salvarsi». E qualcuno ricorda con amarezza la scelta compiuta dalla Regione Puglia a febbraio del 2016, due mesi dopo l’avvio dell’inchiesta della Procura di Lecce con conseguent­e sequestro di tutti gli ulivi destinati all’estirpazio­ne. In quella circostanz­a si decretò la fine della gestione commissari­ale dell’emergenza Xylella (il commissari­o Giuseppe Silletti, indagato, si era dimesso da poco), riportando­la nell’alveo delle competenze ordinarie della Regione. Per molti, però, quella decisione avrebbe dato il via a ricorsi, proteste e, in alcuni casi, negazione del problema, rallentand­o così gli interventi necessari. «In cinque anni e mezzo (da ottobre 2012, quando fu scoperto il batterio, ndr) — sottolinea Coldiretti — si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabar­ile che hanno favorito l’avanzare del contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosa­mente alle porte della provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazion­e».

La rivalsa

L’Europa chiama in causa l’Italia, che però potrebbe esercitare la rivalsa sulla Puglia

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Eradicazio­ni Una delle zone colpite dalla Xylella nel basso Salento, dove è stato necessario procedere coi tagli

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