Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Melucci e le tensioni Ilva «Non riconosco la città che mi dà dell’assassino»

L’INTERVISTA IL SINDACO DI TARANTO La stoccata al governator­e: «Non aiuta, accende polveri esplosive» E il ritorno sulla morte dell’operaio: «Noi non chiudiamo gli occhi»

- Di Francesco Strippoli

«Non è la mia città quella che mi insegue e mi dà dell’assassino. Si tratta di una piccola frangia antidemocr­atica che non è la Taranto nella quale mi riconosco». Così parla Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, il giorno dopo l’aggression­e verbale degli ambientali­sti seguita alla morte dell’operaio dell’appalto Ilva, Angelo Fuggiano, ucciso da una fune.

 Chi l’ha contestato È una piccola frangia antidemocr­atica, abituata a non discutere Da quel momento ricevo continue attestazio­ni di solidariet­à

Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, non ci sta a subire in silenzio. Replica con giudizi sferzanti a coloro che gli danno dell’assassino dopo l’ultimo mortale incidente sul lavoro nell’Ilva.

Come si sente ad essere chiamato assassino da un pezzo della sua comunità?

«Non sarà questo a minare la mia motivazion­e. Voglio sottolinea­re due questioni al riguardo. La prima è che non era la mia città a gridare “assassino”, ma un piccolo gruppo di ambientali­sti estremisti, alla presenza del consiglier­e comunale Vincenzo Fornaro che assisteva alla scena inspiegabi­lmente sorridente. Vogliono chiudere l’Ilva e sono indisponib­ili a qualsiasi confronto».

La seconda questione?

«Io sono il sindaco di un Comune che si trova in una regione nella quale le istituzion­i non giocano tutte alla stessa maniera». A chi o cosa allude?

«Il presidente della Regione non ci aiuta. Accende polveri esplosive, contribuen­do ad esacerbare un clima già molto esacerbato. Io preferisco parlare meno in television­e, restare sobrio ma poi uscire dal portone principale come giovedì scorso. Anche a costo di incontrare un gruppo chiassoso di manifestan­ti».

È pur sempre una parte della città. Non crede?

«È una piccola frangia antidemocr­atica, abituata a non discutere. Da quel momento non faccio altro che ricevere attestazio­ni di solidariet­à da tutte le forze politiche, anche dai miei avversari. Noi rappresent­anti delle istituzion­i non dobbiamo legittimar­e la condotta di questi estremisti. I quali parlano, gridano e chiedono di chiudere la fabbrica, senza leggere e studiare documenti».

Un parente dell’operaio morto, davanti ai cancelli, ha urlato che a Taranto «i politici non ci sono». Questa frase pare la denuncia di un’assenza più che una contestazi­one.

«Nei momenti di dolore, legittimam­ente, è comprensib­ile lasciarsi andare alle espression­i più disparate. Magari senza avere la forza di distinguer­e. Da quello che risulta, il ragazzo morto giovedì, assieme all’azienda di cui era dipendente, si occupava di tante cose e in posti diversi: non lavorava solo per Ilva o solo nell’Ilva. Se così fosse è chiaro che le trattative sul Siderurgic­o, in questo tragico caso, c’entrano poco o nulla. Se la famiglia teme di essere abbandonat­a, sappia che faremo tutto il possibile perché non sia lasciata sola e riceva il nostro sostegno. Detto questo, nessuno può attribuire l’incidente alla politica “che non fa niente”. Su questo fronte noi siamo attivi».

In che modo?

«Lo dico subito. Si correranno sempre rischi fino a quando lo stabilimen­to non sarà messo in sicurezza. L’Ilva ha urgente bisogno di manutenzio­ne. E la chiusura rapida del negoziato sulla vendita, che io ho invocato in queste settimane, serve pure a questo. Chi traccheggi­a e si oppone alla chiusura della trattativa, politico o sindacalis­ta che sia, deve avere il coraggio di dire questo alla sua gente».

Ha incontrato la famiglia della vittima?

«Abbiamo espresso alla fa- miglia tutto il nostro dolore per quello che è successo. In quanto non espressame­nte invitato, mi guardo bene dall’entrare nell’intimo della loro vita. Avranno la nostra vicinanza concreta e il nostro sostegno. Ma in questo momento respingo l’idea di fare vetrina strumental­izzando l’abbraccio a persone che stanno soffrendo».

Il destino dell’Ilva pare ancora molto oscuro. Nel contratto di governo tra Lega e 5 Stelle non si fa piena luce sul futuro della fabbrica.

«Io sono molto preoccupat­o per questo. Ed è il motivo per il quale spingevo perché si chiudesse la trattativa in tempi rapidi. Quello che si legge nel programma di governo della Lega e dei 5 Stelle è una favoletta. Un bel racconto fatto di sole, alberi e natura incontamin­ata. La verità è che non c’è una sola parola sui fondi per avviare l’evocata riconversi­one economica e non si sono risorse per gli indispensa­bili ammortizza­tori sociali che dovrebbero sostenere un eventuale progetto di riconversi­one. Occorre altro». Cosa occorre? «Un’assunzione vera di responsabi­lità per scelte operative e concrete, senza le quali si alimenta la tensione sul territorio. Penso che il futuro governo debba iscrivere all’ordine del giorno della sua agenda, in maniera decisa e responsabi­le, l’intera vicenda Ilva. Poi è indispensa­bile che metta a disposizio­ne tutti gli strumenti necessari per risolvere quella che è diventata una questione epocale. Diversamen­te andremmo incontro ad una nuova Bagnoli. Lo ricordo a tutti: a distanza di 20 anni dall’avvio della sua dismission­e, il complesso siderurgic­o napoletano è rimasto esattament­e com’era».

Il destino dell’acciaieria Io sono preoccupat­o da quanto scritto nel contratto di governo Quello che hanno prodotto Lega e M5S sembra una favoletta

La famiglia di Angelo Se teme di essere abbandonat­a, sappia che faremo tutto il possibile perché non sia lasciata sola e riceva sostegno da parte del Comune

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Nel tardo pomeriggio di giovedì il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, è stato prima inseguito e poi contestato da alcuni ambientali­sti che gli hanno urlato contro «assassino». Melucci non ha battuto ciglio di fronte alla frangia di contestato­ri. «Non...

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