Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Assoldò due killer per uccidere il fratello cardiologo
Assoldò due killer per fare ammazzare il fratello con il quale era in contrasto per questioni di eredità. I poliziotti della squadra mobile di Foggia hanno fatto luce sul tentato omicidio del cardiologo Massimo Correra che il 27 marzo scorso, mentre usciva dall’ androne del palazzo dove abita insieme al figlio minorenne, fu avvicinato da una donna che sparò due colpi di pistola. Le pallottole non andarono a segno per un caso fortuito. Sono stati sottoposti a fermo una donna albanese di 60 anni, Haxchire Tusha, e il figlio Shpetim Rizvani, di 24, presunti autori del tentato omicidio. Fermato anche Maurizio Correra, 53 anni, fratello del medico e presunto mandante dell’agguato. Quest’ultimo avrebbe sborsato la somma di cinquemila euro per far uccidere il fratello e avrebbe anche fornito una pistola calibro 7,65 alla 60enne albanese.
Gli investigatori sono riusciti a risalire alla donna e al figlio esaminando le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza della zona. È stato così possibile individuare, alcuni minuti prima dell’aggressione, l’arrivo dei responsabili dell’agguato a bordo di una macchina Suzuki Swift e dalla targa i poliziotti sono arrivati all’identificazione della donna e di suo figlio. Intanto le indagini si erano già orientate su una pista familiare: gli investigatori avevano scoperto che fra la vittima e il fratello Maurizio c’era un rapporto conflittuale causato da pesanti dissapori dovuti ad una eredità. Una circostanza questa che era stata confermata dal cardiologo anche in sede di denuncia.
Il sospetto degli inquirenti trovava poi conferma nel fatto che i presunti responsabili dell’agguato erano riusciti ad entrare nell’androne della casa delle vittima senza forzare il portone. Era pertanto ipotizzabile che Maurizio Correra potesse aver dato le chiavi ai presunti sicari. È emerso ancora che il mandante al fine di precostituirsi un alibi, aveva preventivamente consegnato una lettera ai due albanesi in cui risultava che loro stessi avevano ricevuto il mandato di simulare il tentato omicidio da parte della stessa vittima, Massimo Correra, e che questa lettera avrebbero dovuto consegnarla all’avvocato nel caso in cui fossero stati fermati.