Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il triplo diktat dei Cinque Stelle
La linea indicata al governo: «Ulivi da salvare, Ilva da chiudere, Tap da bocciare»
I5 Stelle confermano di voler chiudere l’Ilva e impedire l’arrivo del gasdotto Tap in Puglia. Sulla Xylella sono favorevoli al taglio degli alberi infetti, ma contrari al taglio delle altre piante nel raggio dei 100 metri.
I tagli degli ulivi, per contrastare la xylella, devono essere selettivi. E cioè limitarsi agli alberi infetti. Inoltre gli insetticidi per eliminare la sputacchina (portatrice del batterio) devono essere biologici. E ancora: l’Ilva va chiusa e i lavori del gasdotto Tap devono essere interrotti.
È un bignami del contratto di governo. Lo dispensano, a Bari, parlamentari e consiglieri regionali dei 5 Stelle. Chiamano a raccolta i giornalisti per parlare di Xylella, ma poi il ragionamento si allarga. «Non siamo cambiati, siamo quelli di sempre» rassicura la consigliera regionale Antonella Laricchia, come per escludere che l’ascesa al governo possa aver contaminato le idee penta-stellate. Accanto a lei siede il capogruppo in Regione, Cristian Casili, i senatori Patty L’Abbate e Ruggero Quarto, i deputati Giampaolo Cassese e Giovanni Vianello.
Laricchia dice il vero: i 5 Stelle non hanno cambiato idea. Ma c’è una variazione rispetto al passato. Negli anni scorsi il taglio degli alberi era escluso e veniva predicata la «convivenza» con il batterio della Xylella, considerato endemico. Ora l’eradicazione, nelle zone di contenimento dell’infezione, viene ammessa, a condizione che sia «selettiva». Cioè riservata alla sola pianta infetta, mentre le prescrizioni del governo italiano e della Ue esigono l’abbattimento di qualsiasi pianta nel raggio di cento metri. Nei giorni scorsi la commissione Ue ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia proprio per non aver adempiuto all’obbligo sull’abbattimento degli alberi. I 5 Stelle sono risoluti. «Quelle norme - dice Casili - dovranno essere rinegoziate». Per i 5 Stelle, che hanno compilato apposite linee-guida, dopo il taglio della sola pianta malata, è sufficiente un monitoraggio accurato e continuo dell’area circostante per tenere sotto osservazione la eventuale propagazione della malattia. Per questo si sollecitano fondi dallo Stato e dalla Ue: per i controlli, il ristoro degli agricoltori danneggiati, il sostegno alla ricerca. Se l’infezione riguardasse un ulivo monumentale, questo non andrebbe estirpato: dovrebbe essere solo isolato con apposite coperture.
Nella zona di contenimento (dove le norme prevedono gli abbattimenti) sono presenti circa 3.850 ulivi malati. «Se si abbattessero tutti gli alberi circostanti - calcola Laricchia - si rischierebbe l’abbattimento di centinaia di migliaia di piante». Non solo. L’ostilità delle popolazioni rende problematica le procedure per lo svellimento. Per questo i 5 Stelle auspicano «un patto con il territorio: regole condivise vengono accettate meglio». Parlamentari e consiglieri regionali si oppongono anche al recente decreto Martina sul duplice trattamento insetticida, obbligatorio e annuale, contro la sputacchina. Chiedono l’adozione di sostanze compatibili con l’agricoltura biologica: perché meno impattanti e perché consentono di non danneggiare le aziende biologiche, altrimenti costrette a privarsi della denominazione «bio».
C’è da dire che il decreto Martina non esclude il ricorso al biologico. E va aggiunto che la Regione è favorevole all’utilizzo di qualsiasi sostanza, in primis quelle biologiche, purché capace di neutralizzare la sputacchina. Sicché su questo aspetto, il Movimento 5 Stelle non dovrebbe trovare ostacoli. Così come non dovrebbero sorgere contrasti sull’invocata necessità di procedere con reimpianti di nuove cultivar di ulivi nella zona infetta.
Nel confronto con i cronisti sono tornate in evidenza due antichi cavalli di battaglia dei pentastellati. Il primo riguarda il gasdotto Tap che dovrebbe approdare nella zona di San Foca: «Non si farà - dicono parlamentari e consiglieri regionali - perché è un’opera inutile. Ne abbiamo contato 45 in Italia e non si potevano citarle tutte nel contratto di governo».
Il secondo è l’Ilva. L’accordo con la Lega parla di «chiusura delle fonti inquinanti». Cosa vuole dire esattamente? «Altoforni, cokerie, agglomerato. Il polo siderurgico va chiuso, punto e basta». Lo conferma anche un articolo pubblicato sul blog dei 5 Stelle e fatto circolare nell’incontro con i cronisti: «Nel contratto di governo - si legge - c’è scritto chiaramente che si lavorerà per la chiusura dell’Ilva». Resta da capire cosa ne pensano gli alleati di governo della Lega.
Per ora, dall’opposizione parla la deputata Elvira Savino (FI): «È una follia anti-industriale, provocherà danni incalcolabili».