Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Silletti e la Xylella «Solo abbattendo si rispetta la legge»
Giuseppe Silletti, generale della Forestale ora in pensione, giudica «contro la legge» la proposta di preservare gli ulivi infetti.
«La legge parla chiaro: gli espianti nel raggio di cento metri da una pianta infetta sono obbligatori. Se il M5S ha idee alternative dovrà prima cambiare la normativa. Si tratta di principi stabiliti dall’Ue sulla base della scienza, non di opinioni. Vedremo presto come andrà a finire». Giuseppe Silletti, generale della Forestale in pensione, è stato in prima linea nel contrasto al batterio killer. Il suo famoso piano, ideato e applicato parzialmente (bloccato da ricorsi amministrativi e dalla protesta di politici e agricoltori) ora è sempre più di moda perché l’epidemia ha preso piede. Non è il caso di dimenticare la battaglia anti abbattimenti condotta dal governatore Michele Emiliano («La notizia del provvedimento di sequestro degli ulivi da parte della Procura della Repubblica di Lecce è arrivata come una liberazione...») e dagli stessi esponenti del Movimento 5 Stelle (Cristian Casili affermò a ottobre del 2015: «L’approccio eradicativo deve lasciare spazio a interventi di cura e profilassi. Spero che proprietari e conduttori degli uliveti non si vendano per un piatto di lenticche»).
Silletti, siamo a maggio del 2018 e nella zona di contenimento ci sono 3.800 piante infette. Alla fine l’approccio da «stregone» ha ricambiato con dati allarmanti.
«Mi limito a una considerazione: ciò che il M5S afferma, cioè che non vanno tagliati gli alberi nell’arco di cento metri dalla pianta infetta, va contro la legge. Prima o poi qualcuno dovrà assumersi le responsabilità per i ritardi nella lotta al batterio».
Eppure, il piano Silletti prevedeva l’eradicazione di soli 3 mila alberi (di cui 1.500 effettivamente realizzati). Ora in eredita la Puglia ne riceve 3.800 malati.
«Guardi, i calcoli sono semplici: nel 2015 il focolaio principale era situato a Oria. Si trattava di 50 piante. Con il mio piano, abbinato al controllo degli altri punti (da Torchiarolo Trepuzzi) si sarebbe potuto mettere in sicurezza il territorio. Purtroppo, non si è compreso il reale rischio. Qualcuno ha preferito utilizzare approcci non scientifici e alimentare una protesta insensata. Gli eventi di quest’ultimi giorni lo testimoniano».
Alla fine c’è il dietrofront (a tratti imbarazzato) di Emiliano e del M5S. La Xylella avanza e anche gli «oppositori» della prima ora sono andati a sbattere: riconoscono che tagliare è necessario.
«È un’epidemia pericolosa che si diffonde in maniera subdola. Per questo va affrontata con serietà. Perché gli interventi presentano comunque un alto livello di rischio».
In che senso?
«Il batterio utilizza vettori impensabili. Quando si tagliano gli alberi infetti bisogna essere organizzati: preferibilmente deve essere fatto nelle ore più fredde evitando di contaminare gli indumenti. Certo se poi trovi la gente a protestare tutto salta. Il monitoraggio? Ci sono casi di infezione da xylella che non possono essere rilevati tempestivamente. Perché la pianta può sviluppare la malattia in più anni senza che si possa riscontrare subito in laboratorio».
I ritardi Prima o poi qualcuno dovrà assumersi la responsabilità per i ritardi nella lotta al batterio; col mio piano avremmo potuto salvare il territorio