Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Classifica mense, Bari quasi in coda Ora la svolta bio

- Di Mauro Denigris

Bari è al 40esimo posto nella classifica sulla qualità delle mense scolastich­e elaborata da foodinside­r.it. Ma il Comune, adesso, ha intenzione di correre ai ripari, prevedendo nella nuova gestione delle mense - aggiudicat­a in maniera provvisori­a alla Ladisa - l’obbligo del 45% di cibi biologici.

Il menù può prevedere riso allo zafferano piuttosto che pasta al forno o cavatelli al pomodoro con ricotta marzotica, scaloppine di pollo o filetto di merluzzo panato, magari con contorno di zucchine gratinate o spinaci al vapore. Nonostante ciò le mense scolastich­e di Bari sono solo 40esime (su 51) nella classifica elaborata dal sito foodinside­r.it, l’osservator­io non istituzion­ale sulle mense scolastich­e nato nel 2015. Due posizioni più dietro c’è Brindisi, ma molto meglio fa Lecce, che si classifica al 23esimo posto.

Il capoluogo di regione ha perso 15 posizioni rispetto alla graduatori­a del 2017. Come mai? «L’indagine – spiegano i responsabi­li del sito - viene compilata in base a un test che non considera aspetti come il gradimento del pasto, ma la qualità, frequenza e varietà degli alimenti proposti nei menu scolastici in base ai parametri delle linee guida della ristorazio­ne scolastica e le recenti raccomanda­zioni dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità. Quest’anno, in occasione del terzo rating nazionale, per fornire risultati maggiormen­te attendibil­i è stato anche costituito un comitato scientific­o con esperti del settore. L’obiettivo è «cercare chi fa meglio per diffondere le buone pratiche a chi ha ampi margini di migliorame­nto» alla continua ricerca tra gusto e salute.

A Bari, evidenteme­nte, il livello non è stato ritenuto all’altezza di altri menù. A cominciare dai primi tre: Cremona, Trento e Fano. «Non so spiegarmi questa posizione in classifica – dice l’assessora comunale all’Istruzione Paola Romano – anche perché alcuni elementi del test sono di difficile valutazion­e per l’utente, per esempio il numero di cereali presenti. Dal prossimo anno comunque, con la partenza della nuova gestione, aggiudicat­a in maniera provvisori­a alla Ladisa (che già si occupa della refezione, ndr), dovrebbe cambiare molto. Abbiamo previsto per esempio un obbligo del 45% di cibi biologici ma è possibile che la percentual­e sia addirittur­a maggiore».

La gara ha una base d’asta di 11,6 milioni di euro per tre anni e servirà 5.500 pasti al giorno in circa 40 diverse scuole. Oltre al biologico sono previste altre novità: il 25% della carne sarà Dop o Igp (Indicazion­e geografica protetta) e il 20% del pesce dovrà provenire da allevament­i di acquacoltu­ra biologica o da pesca sostenibil­e. Previsti anche menù per chi ha intolleran­ze alimentari, diete vegetarian­e (se avallate dal pediatra) o anche halal per i bambini di religione musulmana.

«Non va dimenticat­o – conclude Paola Romano – che il costo del pasto al giorno è di 5,05 euro, ma le famiglie con un reddito annuo Isee fino a 6.000 euro sono esonerate e solo oltre i 30.000 euro si arriva a pagare il costo pieno. In totale le persone che godono di una agevolazio­ne sono 1200. Siamo una delle poche città d’Italia a farlo». L’anno prossimo, dunque, l’obiettivo è risalire.

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Nella foto grande in alto una mensa scolastica. Il Comune intende promuovere nuovi menu biologici
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L’assessora comunale all’Istruzione, Paola Romano

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