Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Francesco Carofiglio: «Il mio libro per ragazzi»
Francesco Carofiglio parla di «Jonas e il Mondo Nero», il suo primo libro per ragazzi
Di regola, Francesco Carofiglio scrive e disegna. Abitudini, prima ancora che passioni. Nel suo ultimo libro, Jonas e il Mondo Nero (Piemme/ Il Battello a Vapore, pp. 336, euro 16, e-book disponibile), ha fatto entrambe le cose. In realtà dice anche di essersi calato in una specie di stanza dei giochi, trasportato dalle avventure del suo giovane protagonista. Una gestazione strana: ha scritto un pezzo alla volta, nel corso degli anni. «A un certo punto ho anche pensato che la storia sarebbe rimasta così, sospesa. Poi è successo qualcosa. E sono stato inghiottito nel vortice nero di questa avventura».
Chi è Jonas?
«È un ragazzo di dodici anni, un po’ introverso, senza nulla di speciale. Apparentemente. In realtà ha un dono, di cui non è consapevole. Vede cose che altri non vedono».
Non è il primo adolescente protagonista di un suo libro. C’è stato Wok, prima ancora i protagonisti di Radiopirata. Sempre tutti un po’ ai margini, mai al centro. Perché?
«Quasi tutti i ragazzi attraversano una stagione in cui si sentono esclusi da qualcosa. Proprio in quella stagione si sta preparando il loro futuro».
Quanto della sua infanzia ha disseminato in questo libro?
«Non lo so, ma credo che qualcosa ci sia. Forse nel modo di guardare le cose, di essere curioso di ogni piccolo dettaglio».
E che infanzia è stata? «Bella, sono stato fortunato. Non ho un ricordo che suoni davvero stonato. Questo non significa che tutto sia andato sempre liscio. Però il ricordo che conservo è pieno di cose belle».
Ha dedicato il libro a sua nonna Italia. Che donna era?
«Una donna formidabile. Siciliana, latinista e affabulatrice. Ultima discendente di una dinastia marchesale, mi ha raccontato la Sicilia del mito. È stata la compagna della mia infanzia».
È vero che ha un’inclinazione nevrotica alla matita?
«Non direi inclinazione nevrotica, piuttosto un’abitudine necessaria».
Ed è vero che disegnava già sul seggiolone?
«Sì, chi le ha passato queste informazioni?».
So anche che ha prodotto quintalate di disegni. Li conserva tutti?
«No, ovviamente. Quella, sì, sarebbe una pericolosa inclinazione nevrotica».
A un certo punto, al protagonista è richiesto un atto di coraggio. Arriva sempre il momento in cui bisogna dar prova di eroismo.
«Arriva sempre il momento delle scelte. Anche quelle più dolorose».
Oggi ci sarebbe un gran bisogno di supereroi per…?
«Oggi c’è un gran bisogno di spostare l’attenzione da quelli che sono convinti di avere i superpoteri alle persone normali. Senza poteri».
Qual è il suo supereroe preferito?
«Da ragazzo mi piaceva Devil, in particolare. Anche Spiderman, e più tardi Batman, ma non sono convinto che sia un supereroe».
Perché?
«Devil è un supereroe non vedente, mi affascinava il modo in cui superava il suo handicap. Spiderman nella vita di tutti i giorni è un nerd, mi divertiva. E Batman ha un lato oscuro che mi ha sempre attratto».
Di cosa è fatto il mondo nero di Jonas?
«Ecco appunto, c’è un lato oscuro in ciascuno di noi che aspetta di essere esplorato. C’è la fatale attrazione per il buio e tutto quello che questo comporta».
E il suo?
«Io non ho mai avuto paura del buio, ho avuto altre paure. Ma ho sempre provato attrazione per i luoghi misteriosi».
Si può dire che oltre a essere un romanzo per ragazzi, è anche per quelli che non hanno mai smesso di esserlo?
«Credo di sì. E’ un romanzo di avventure, i cui protagonisti sono dei ragazzini. Gli avventurosi, personaggi e lettori, non smettono mai di essere ragazzi».