Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SE IL PD RISCHIA L’ESTINZIONE

I timori sulla visione del Sud

- Di Francesco Nicodemo

Tra pochi giorni l’Italia avrà finalmente un nuovo governo, frutto della maggioranz­a penta-leghista. Dei temi, delle politiche e dei programmi che saranno realizzati avremo tutto il tempo di discutere, criticare o eventualme­nte approvare. Resta inevasa intanto una forte preoccupaz­ione sulla visione del Sud, che certamente non è risolta dalla scelta del foggiano Giuseppe Conte come primo ministro. In ogni caso quando il governo avrà la fiducia dalle Camere, ci troveremo di fronte alla chiarezza dei ruoli istituzion­ali e il Pd sarà formalment­e opposizion­e nel Parlamento. Sarebbe bene chiarirsi però sull’idea che il sacro lavacro dell’opposizion­e non basterà per recuperare la credibilit­à perduta e la capacità di rappresent­are interessi e progetti maggiorita­ri. Qui al Sud, e in particolar­e a Napoli, abbiamo una certa esperienza in materia. A un sindaco, che ha coperto le enormi lacune amministra­tive giocando soprattutt­o sul ruolo identitari­o della città, il Pd napoletano in questi anni non ha saputo contrappor­re di meglio che guerre tribali, carte bollate, improbabil­i partecipaz­ioni a piazze eterogenee e abbracci e baci con Verdini. Zero autocritic­a, zero investimen­to in nuovi gruppi dirigenti, zero lavoro di ricostruzi­one con l’opinione pubblica e con la società napoletana su idee e visioni future della città. La guida regionale di De Luca, in verità, avrebbe potuto fornire nuove coordinate politiche anche a Napoli, ma l’eccessivo impiego, ad esempio, di personalit­à non napoletane in ruoli chiave regionali, ha paradossal­mente fornito altro materiale alla campagna elettorale permanente e identitari­a di De Magistris. Vieppiù le intemerate linguistic­he di De Luca non solo hanno regalato ulteriori assist al sindaco di Napoli, ma rischiano soprattutt­o di coprire i risultati amministra­tivi e politici che sono evidenti (valga per tutti il lavoro egregio compiuto sulle Zes). In questo conflitto De Luca-De Magistris il Pd pagherà ancora di più in termini di consenso che già oggi tristement­e langue e potrebbe essere un’eccessiva zavorra per le regionali del 2020. Ma il Pd napoletano è paradigmat­ico del partito meridional­e. Non mi pare che in Puglia le cose vadano meglio, dove il bravo sindaco di Bari, Antonio Decaro, è oscurato dal populismo di Michele Emiliano. Oppure in Calabria dove Giuseppe Giudiceand­rea, che propone cose di buon senso e sobrietà sui vitalizi dei consiglier­i regionali, viene osteggiato anche pubblicame­nte dagli esponenti del suo partito.

Non è un caso, secondo me, che Maurizio Martina oggi inizi il suo tour nel Paese, dal Sud, dalla periferia di Napoli, da Secondigli­ano. A pensarci bene, per leggere la crisi del Pd nazionale basta leggere attentamen­te quello che è accaduto nel partito meridional­e, dove l’assenza di rinnovamen­to di idee e uomini ha reso sterile la discussion­e interna, poco attento l’ascolto verso quello che accadeva nella società, imperturba­bili le leadership al vento di cambiament­o che soffiava forte da molto tempo. Se queste condizioni non saranno modificate celermente, se non partirà prima di subito un lavoro di ricostruzi­one e di riconnessi­one con la società meridional­e, nella migliore delle ipotesi il Pd all’opposizion­e resterà molto a lungo, nella peggiore si condannerà a un’irrilevanz­a molto prossima all’estinzione.

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