Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Luminarie e genio meridiano Dellerba entra in pinacoteca
Tra bagliori, icone e oggetti alla pinacoteca Giaquinto le opere dell’artista barese
Condividono solo una comune pertinenza antropologica e l’origine pugliese, le opere di Franco Dellerba, inserite tra gli allestimenti permanenti della Pinacoteca provinciale Corrado Giaquinto di Bari. Per il resto, l’universo di sfolgorante e giocosa manipolazione dell’artista barese (Rutigliano 1949), riunito nella personale Percorsi, si adegua al contesto con ironica eleganza, tenendo perfettamente a bada la ieratica compostezza di icone, bassorilievi, sculture e pale d’altare, medievali e rinascimentali.
In altre parole nell’itinerario espositivo, designato dalla direttrice Clara Gelao, grava un timbro museale già esplicito nella prima sala dove centinaia di cartamodelli per tomaie si dispongono in regolare modularità fino a definire un wallpaper tridimensionale. Motivo che ricompare alla fine della mostra, dove una sola tomaia si cela dietro una porta mantenuta socchiusa da un bastone con lampadine da sagra paesana. Come a dire che le scarpe, metafora del movimento e dunque del percorso, da cui il titolo, fungono da parentesi contenitive per tutto il suo lavoro.
Nel mezzo, i bagliori delle luminarie, presenti in molte opere, si fanno strada prima con reticenza, mostrandosi solo in frammenti, per poi trovare, nella seconda sala, più imponenti articolazioni in oggetti d’uso, recuperati o costruiti di proposito. Si manifestano in una sorta di epifania folkloristica in cui le luminarie delle feste patronali e i cavalli a dondolo, echi di giostre antiche e per questo scolorati in un folgorante candore, riportano ad una cultura pop che Dellerba nutre di personali visioni. Come quelle che riguardano strani innesti zoomorfi, la scimmia con l’angioletto custode, il serpente-pesce di legno dipinto, e le teorie di animali in ceramica, realistici ma alterati da improbabili colorazioni. O gli spiritelli, pure in ceramica, elaborazioni grottesche di fauni, cherubini e quanto altro dal barocco, passando per la cultura animistica popolare, governa e supporta, dalle nostre meridionali parti, rituali atavici.
Sono “percorsi”, appunto, come indica il titolo, richiamando le tante strade perseguite in una storia professionale giocata toccando più tasti. Per esempio sfiorando riverberi pascaliani nella ludica reinvenzione di oggetti d’uso, lambendo un genius loci tutto meridiano nei grandi soli elettrici con rami di erica, e incrementando il conseguente influsso dell’arte povera con esiti più minimali. O badando al suo per- sonalissimo zoo nel quale, anni fa, era comparso pure un pinguino disteso su un lettino da psicanalisi, probabile ritratto dell’artista nell’età di mezzo.
Sono produzioni che hanno portato Franco Dellerba ad accumulare presenze anche in sedi extranazionali, supportato da gallerie importanti, tra le quali vale la pena di ricordare quella di Marilena Bonomo. Alla gallerista pugliese, non manca, del resto, un doveroso omaggio nelle scatole “cornelliane”, dove la signora dell’arte contemporanea barese, compare tra personaggi più mediatici, il presidente americano Obama per esempio, tra ricordi d’infanzia, tra squarci familiari o tra citazioni di sue opere assenti in mostra. Il tutto realizzato con sagome che si assiepano sgomitando tra animali, tra frammenti di un mondo pervaso da ironia e da un sottofondo malinconico. Sono box, scatole delle meraviglie abitati dalla sua vasta Wunderkammer, rimescolata in menzioni autoreferenziali con le onnipresenti lampadine che qui ammiccano a reperti kitsch. Un eterno ritorno dove il pop serve ad annodare la storia di un’intera vita.
Visioni Strani innesti zoomorfi, scimmie con l’angelo custode, serpentepesce di legno dipinto