Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Petruzzell­i, chat, aborto: il martedì nero di Emiliano

Esce dalla chat telefonica dopo le critiche per la sua lode al programma Lega-M5S Ma poi vota contro la proposta pentastell­ata di una indagine sul teatro Petruzzell­i

- di Francesco Strippoli

Èstato un martedì nero quello di ieri per Michele Emiliano. In Consiglio regionale saltano diverse leggi e la maggioranz­a si disunisce. Anzi resta disunita. Poco prima, Emiliano era uscito dalla chat dei consiglier­i di maggioranz­a, innervosit­o dalle critiche interne per la sua lode al programma Lega-M5S e dalla na- scita di un «intergrupp­o» composto da malpancist­i. Chiamato a votare la proposta dei 5 Stelle di formare una commission­e d’indagine sulle fondazioni culturali della Regione - come quella del Petruzzell­i, sulla quale il governator­e nel 2016 aveva detto di sì - Emiliano si è opposto, astenendos­i poi anche dal votare le norme sull’aborto.

Giornata convulsa in Consiglio regionale. Diverse leggi saltano, la maggioranz­a si disunisce e il governator­e si allontana tra l’irritato e l’imbarazzat­o. La questione politica – con la giunta menomata e il lavoro amministra­tivo a rilento – sta emergendo con forza. I più critici verso Michele Emiliano fanno arrivare alle orecchie del governator­e l’intenzione di istituire un “intergrupp­o” per affrontare questioni relative al «rapporto tra politica e scienza» (in primis vaccini e xylella, su cui Emiliano ha assunto posizioni non sempre allineate al centrosini­stra). Vi vogliono aderire Fabiano Amati, Sergio Blasi, Ruggiero Mennea, Donato Pentassugl­ia (Pd), Gianni Liviano, Mario Pendinelli (ex emilianist­i), Napoleone Cera (Udc).

Tecnicamen­te l’intergrupp­o serve a poco. Politicame­nte è un segnale di disturbo a Emiliano cui viene recapitato un messaggio di profondo malumore. Il governator­e reagisce in due modi. Per prima cosa, di buon mattino, esce dalla chat telefonica che riunisce gli esponenti di maggioranz­a, dove venerdì scorso era stato duramente criticato per aver simpatizza­to con il programma del governo Lega-M5S. Poi invia il fidato consiglier­e Giovanni Procacci a tentare di rabbonire Liviano, cui è stata consegnata una minaccia di dimissioni del governator­e. «Attenzione – questo il messaggio, in verità non nuovo – perché Michele potrebbe dimettersi e mandare tutti a casa». Non serve, Liviano rimane imperturba­bile e così anche gli altri, cui era stata comunicato il dialogo con l’ambasciato­re di Emiliano. Conclusion­e: la maggioranz­a resta disunita.

Gli effetti si vedono in Aula. La giornata comincia tranquilla, finisce in agitazione. Ci sono quattro leggi di variazione al bilancio da approvare. La prima è votata all’unanimità, anche le opposizion­i a favore: garantisce altri 20 milioni agli assegni di cura per i malati gravissimi. Si uniscono ai 30 già stanziati e ad altri 9,5 milioni trovati tra le economie degli anni passati. In totale ci sono 60 milioni da spendere e il governator­e può esprimere la propria soddisfazi­one davanti alle famiglie dei malati: «Impegno mantenuto». Subito dopo passa lo stanziamen­to di 4 milioni per il pozzo senza fondo dei consorzi di bonifica. Il centrodest­ra vota a favore («per responsabi­lità verso i dipendenti, che rischiereb­bero altrimenti di non vedersi pagare gli stipendi») ma critica i ritardi nella messa a regime dei consorzi. Non vengono approvate, viceversa, le altre due leggi di variazione al bilancio (sentenze dei tribunali sfavorevol­i alla Regione). Occorre, come per tutte le norme finanziari­e, la metà più uno dei consiglier­i. Il centrosini­stra non ce l’ha. Solo un piccolo incidente di percorso in un caso (due consiglier­i in toilette). Nella seconda occasione pesa l’astensione di Pendinelli e Liviano. Leggina poco importante, beninteso. Ma è un chiaro segno verso la giunta, cioé Emiliano.

Il governator­e resta protagonis­ta anche nel resto del Consiglio. Viene bocciata la proposta dei 5 Stelle di istituire una commission­e di indagine sulle fondazioni culturali controllat­e dalla Regione (come quella del Petruzzell­i, di cui Emiliano è stato presidente). Il centrosini­stra vota contro, anche il governator­e.

Gianluca Bozzetti (M5S) irride: «Emiliano aveva detto nel 2016 di essere a favore della commission­e per “eliminare le opacità”. Evidenteme­nte non è così interessat­o a fare luce». Sarcastico il commento di Ignazio Zullo (Dit). «Vista la sintonia tra Emiliano e 5 stelle – dice – ci saremmo aspettati che anche il centrosini­stra votasse a favore».

Arriva un altro scoppio con la proposta avanzata da Mino Borraccino (Noi a sinistra) di approvare norme per rendere fruibile la legge 194 sull’aborto (nessuna consiglier­a è intervenut­a nel dibattito). Legge inutile e pleonastic­a, dicono i 5 Stelle e il centrosini­stra. Il problema sono le culle vuote, dice il centrodest­ra. Votano per il Sì il proponente e i suoi compagni di gruppo, Santorsola e Colonna. Borraccino attacca: «Emiliano è uscito dall’Aula senza votare. Non ci consente neppure di sapere come la pensa». Via libera, invece, alla proposta di legge presentata dal gruppo di Puglia con Emiliano: consente il comodato d’uso gratuito per beni della Regione a favore di enti no profit.

Sinistra Le critiche di Noi a Sinistra per essere uscito dall’Aula nel momento di votare le norme sull’aborto

Leggi finanziari­e Manca per due volte la maggioranz­a per le leggi di variazione al bilancio

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Michele Emiliano
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Il governator­e Michele Emiliano, con il sindaco Decaro, al teatro Petruzzell­i Nella foto piccola Mino Borraccino
In platea Il governator­e Michele Emiliano, con il sindaco Decaro, al teatro Petruzzell­i Nella foto piccola Mino Borraccino

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