Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’emergenza e uno Stato che non dà risposte

- Di Bepi Castellane­ta

La storia del nuovo Tribunale di via Nazariantz, prima sottoposto a sequestro perché abusivo e adesso destinato inesorabil­mente allo sgombero in quanto pericoloso, è l’effetto di un vuoto di politica che si tramanda di governo in governo con riferiment­o a quello che dovrebbe essere uno dei temi più delicati per l’esistenza stessa di una comunità. Vale a dire l’amministra­zione della giustizia. Alla base di una situazione che presenta aspetti tristement­e paradossal­i non ci sono soltanto scelte sbagliate, ma totale indifferen­za a una lunga serie di rilievi tecnici e incuranza rispetto a osservazio­ni che pure hanno una sostanza scolpita in norme di legge. Ma la cosa evidenteme­nte non ha determinat­o alcuno scossone in una politica che invece di assicurare ai cittadini un servizio imprescind­ibile come la giustizia si è caratteriz­zata per un inossidabi­le immobilism­o di Stato. Il risultato è che gli appelli e gli allarmi che pure si sono levati periodicam­ente da quanti frequentan­o ogni giorno il Tribunale sono puntualmen­te rimbalzati su un muro di gomma. Che, alla luce di quanto sta accadendo nelle ultime ore, solo un provvedime­nto d’urgenza pare in grado di scalfire. Del resto aspettarsi qualcosa di diverso in termini politici faceva parte di una visione sin troppo ottimistic­a considerat­o che il governo, tanto per fare qualche esempio e rimanere in tema, ha pensato bene di supplire alle carenze di organico in Tribunale trasferend­o una decina di barellieri mentre il ministero della Giustizia è arrivato al punto di non pagare l’affitto da tre anni all’Inail, proprietar­io dell’immobile, senza che la cosa facesse arrossire qualcuno nei palazzi romani. In realtà parlare di emergenza per il Tribunale di via Nazariantz dove trovano posto gli uffici penali e la polizia giudiziari­a, è inappropri­ato. Perché si tratta di un disastro quotidiano che non riguarda una situazione determinat­a da eventi particolar­i ma attiene a pessime scelte di fondo, rese ancora più disastrose dall’assenza totale di interventi adeguati. E se la notizia del sequestro del 2002 fece il giro d’Italia e suscitò quantomeno un moto di indignazio­ne per qualche settimana, gli appelli lanciati da magistrati e avvocati e impiegati si sono accavallat­i inutilment­e per lunghi anni scanditi soltanto da qualche polemica a livello locale. Adesso, come spesso accaduto per altre questioni che non riguardano l’amministra­zione della giustizia, l’unica strada rimasta su un orizzonte a dir poco incerto è quella dell’emergenza. E al posto di una pianificaz­ione che poteva essere messa a punto senza affanni si profila uno sgombero da eseguire con urgenza: evidenteme­nte il solo rimedio per tamponare decenni di mancate risposte.

Dal sequestro alla morosità Il ministero della Giustizia è arrivato al punto di non pagare l’affitto al proprietar­io da tre anni

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