Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA TESI RETRÒ DELLA DECRESCITA

- Di Emanuele Imperiali

Mentre nel mondo si parla di produrre più acciaio, a cominciare dagli Stati Uniti di Trump, da noi si vuole chiudere l’Ilva, il più grande impianto siderurgic­o europeo. Il grido d’allarme lanciato ieri dal presidente nazionale di Confindust­ria, Enzo Boccia, all’assemblea annuale pone con forza il tema della questione industrial­e, in Italia e, in particolar­e, nel Sud e in Puglia. Se proviamo a leggere in filigrana contempora­neamente il Patto della Fabbrica siglato dagli imprendito­ri con i sindacati e il Contratto di Governo firmato da Lega e Cinque Stelle, si vede che al fondo ci sono due filosofie opposte. La prima, quella proposta da Luigi di Maio e spiegata giorni fa a Taranto dal suo consulente economico Lorenzo Fioramonti, in base alla quale bisogna lavorare in direzione di una chiusura programmat­a e della riconversi­one economica dell’azienda in tempi mediamente brevi. La seconda, che punta a tenere in vita la fabbrica e a difendere il lavoro, certo nel rispetto della salute e dell’ambiente, ma senza creare continui e perniciosi stop and go che finiscono per far fuggire a gambe levate qualunque investitor­e, italiano o straniero. Se l’industria deve continuare a essere la leva centrale dello sviluppo economico meridional­e, perché sposare la tesi affascinan­te ma retrò della decrescita felice vuol dire condannars­i a perdere altre migliaia di posti di lavoro in un Sud che non ha recuperato l’occupazion­e di prima della crisi, allora la scelta non può che essere la seconda.

Ha ragione il leader di Confindust­ria quando dice che Mezzogiorn­o e infrastrut­ture sono due cose che vanno insieme, perché queste ultime portano lavoro, commercio e sviluppo. Rimettere in discussion­e grandi opere come la Tap - che proprio non piace al M5S - rischia di essere un altro grave errore strategico. E’ giusto che il movimento grillino si faccia carico delle richieste dei tanti comitati no Tav e no Tap che l’hanno appoggiato, ma ora che è al governo deve innanzitut­to porsi in un’ottica più generale di tutela degli interessi del Paese e delle aree meridional­i. Altrimenti rischia di essere solo il corifeo del reddito di cittadinan­za, proposta giusta e valida, ma che non può rappresent­are da sola la strategia meridional­istica del partito di Di Maio. Salvo a non voler apparire anche nei confronti dell’alleato leghista come il difensore dell’assistenzi­alismo fine a se stesso.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy