Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LO STRARIPARE DEL POPULISMO

Una regione ancora laboratori­o

- Di Giandomeni­co Amendola

Probabilme­nte i pugliesi sono tra i meno perplessi per il prossimo governo. Non perché abbiano dato una valanga di voti ai Cinque Stelle e qualcuno di meno, ma sempre tanti, alla Lega. Non si mostrano sorpresi dal contratto appena siglato dai due partiti perché al populismo hanno fatto il callo. I pugliesi vivono in una regione che – ancora una volta laboratori­o – è riuscita a realizzare un populismo bipartisan che vede accomunati da proposte e linguaggio maggioranz­a ed opposizion­e, destra e sinistra (con qualche distinguo), centro e periferia.

Primo tema è l’Ilva che dovrebbe chiudere anche se a rate. Cosa possa significar­e uno spegniment­o a tappe non è chiaro neppure ai tecnici. Si pensa ad una chiusura per reparti o ad uno spegniment­o progressiv­o dei forni? Non lo sanno neppure i proponenti sia a Bari che a Roma. Lo stanno capendo, invece, i circa 20 mila lavoratori che vivono grazie all’acciaieria. Del loro futuro – e quindi della stessa Taranto – sembra che nessuno si preoccupi. Il populismo pensa solo all’oggi ed alla raccolta immediata del consenso. Il domani è, per definizion­e, lontano e sarà preso in consideraz­ione quando – sotto elezioni – diventerà presente. È, per esempio, ancora fresca nella memoria l’idea di riconverti­re qualche migliaia di lavoratori delle acciaierie in guide turistiche. Più seria è stata invece considerat­a la proposta, nata a Bari alla Regione, di sostituire il carbone inquinante con il gas. Idea, magari costosa e non rapidament­e realizzabi­le, ma da considerar­e. Grattando si ritrova però ancora una volta la retorica populista, dal momento che i proponenti sono gli stessi che con l’altra mano cercano, dalla giunta regionale al futuro governo romano, di bloccare nel Salento la Tap. Del populismo bipartisan che ha permesso il dilagare della Xylella è ormai superfluo parlare, se non fosse per l’ultima richiesta di utilizzare invece dei necessari e sperimenta­ti disinfetta­nti sostanze compatibil­i con l’agricoltur­a biologica. Meglio un ulivo morto che uno non certificab­ile bio. Le cronache raccontano di operai dell’Ilva che hanno inseguito minacciosi il sindaco di Taranto, da loro considerat­o responsabi­le dell’attuale crisi e di quella ancor peggiore in arrivo. Sono comportame­nti non accettabil­i ma comprensib­ili. Se non fosse per il fatto che il povero sindaco può fare ben poco. È nella condizione classica dell’asino in mezzo ai suoni. Senza alcun riferiment­o all’animale in questione.

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