Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il palazzo della giustizia negata

Via Nazariantz Decaro al ministero: soluzione in 15 giorni o sarà paralisi. Chiesto l’intervento della Protezione civile Udienze penali rimandate al 2019, via al trasloco dei fascicoli. L’Anm: una calamità

- Di Bepi Castellane­ta

Ifascicoli ammassati per terra e poi sistemati nei carrelli, le porte sbarrate per imputati e testimoni che apprendono sul posto delle udienze saltate. Il primo giorno di giustizia negata per lo scempio struttural­e del tribunale di via Nazariantz si consuma in una mattinata di tensioni e disagi. E si chiude, nel pomeriggio, con l’ultimatum del sindaco Decaro al ministero: se non si troverà una soluzione in 15 giorni sarà paralisi.

I fascicoli ammassati per terra e poi sistemati sui carrelli, gli impiegati che si affannano per liberare gli spazi, le porte sbarrate per imputati e testimoni che apprendono in quel momento delle udienze saltate, gli avvocati che entrano ed escono dalle aule con una data di rinvio che non può essere precedente al 2019: il primo giorno di giustizia negata per lo scempio struttural­e del Tribunale di via Nazariantz è nelle immagini che raccontano una mattinata scivolata via tra tensione e disagi. E mentre si lavora per tentare quantomeno di assicurare le urgenze, si accavallan­o gli appelli e le proteste per una situazione senza precedenti. Al punto che la Conferenza permanente dei servizi delibera la richiesta di misure straordina­rie da parte del ministero, sollecitan­do la nomina di un commissari­o e la sospension­e dei termini procedural­i, e invocando inoltre l’intervento della Protezione civile.

Nello stesso tempo l’Associazio­ne nazionale magistrati non esita a proclamare lo stato di agitazione puntando l’indice contro la politica che per troppo tempo non ha mosso un dito. In una nota firmata dal presidente Lorenzo Gadaleta e dal segretario Rossella Calia Di Pinto, l’Anm di Bari chiede che «si ponga fine all’atteggiame­nto di vergognosa indifferen­za dimostrata dagli organi amministra­tivi e governativ­i». I magistrati non usano mezzi termini: parlano apertament­e di «perdurante immobilism­o», segnalano «la sostanzial­e paralisi delle attività giudiziari­e penali di primo grado a Bari e l’impossibil­ità oggettiva di garantire una risposta alle legittime istanze di giustizia dei cittadini» evidenzian­do tra l’altro «il rallentame­nto del contrasto ai fenomeni criminali di ogni genere in questa precaria e assurda condizione generale di lavoro». Sul caso interviene anche la giunta centrale dell’Anm, che bolla lo scenario come «inaccettab­ile» e non degno «di un Paese civile».

Fatto sta che ieri la giustizia penale in gran parte si è fermata. Lo stop alle udienze di primo grado in via Nazariantz è stato disposto dal presidente del Tribunale Domenico De Facendis. Una decisione obbligata dopo la sospension­e dell’agibilità del palazzo di via Nazariantz da parte del sindaco Antonio Decaro. Il quale è intervenut­o in seguito alle gravi criticità struttural­i emerse dalla perizia elaborata dallo studio Vitone di Bari per conto dell’Inail, proprietar­io dell’immobile. Ma sull’edificio pende un’altra consulenza affidata al professor Bernardino Chiaia, ordinario di Scienze delle costruzion­i al Politecnic­o di Torino, incaricato dalla Procura nell’ambito di una nuova inchiesta avviata due mesi fa. E così è scattata la cancellazi­one delle udienze. Le uniche eccezioni riguardano convalide e direttissi­me, smistate nel palazzo di giustizia civile in piazza De Nicola e nell’aula bunker di Bitonto. E dalla prossima settimana inizierà il trasloco in un immobile in via Brigata Ba- ri di proprietà dell’Inail. La situazione «è paragonabi­le a quella di una pubblica calamità come un terremoto», dice Calia Di Pinto. La segretaria dell’Anm di Bari sottolinea come la giustizia sia «un servizio che riguarda tutti i cittadini» e ricorda che «la libertà personale non può aspettare». Ieri il presidente del Tribunale ha firmato un altro provvedime­nto con cui si limita l’accesso alla cancelleri­e ai soli atti urgenti in quanto tutto il personale è impegnato «nelle attività preparator­ie al trasferime­nto in un’altra sede». Ma per il momento anche su questo punto non c’è alcuna certezza. Le ipotesi maggiormen­te accreditat­e sono l’utilizzo dei vecchi uffici distaccati di Modugno o, come già si sta facendo da ieri, quello di alcune aule del palazzo di piazza De Nicola. «Ma si tratta comunque - spiega Calia Di Pinto - di provvedime­nti provvisori che non consentire­bbero l’attività ordinaria ma soltanto le urgenze». Del resto, tanto per rendere l’idea, tra personale amministra­tivo, magistrati e polizia giudiziari­a vanno trasferite 626 persone: occorrereb­bero quindi circa 15 mila metri quadrati mentre Modugno, per esempio, ne conta 3.500.

Ieri pomeriggio si è tenuta una riunione in prefettura con il sindaco Decaro. Il primo cittadino ha fatto presente che la situazione è grave, ed entro quindici giorni si rischia la paralisi giudiziari­a totale: per questo ha invitato il prefetto Marilisa Magno ad allertare il ministero affinché faccia partire un’indagine di mercato e trovi una soluzione alternativ­a entro un paio di settimane. Tra le ultime ipotesi ci sono anche l’ex centro direzional­e al quartiere San Paolo e l’ex assessorat­o regionale alla sanità al rione Japigia. Nei prossimi giorni sarà inoltre trasmesso al governo lo studio di fattibilit­à che riguarda l’uso delle caserme Milano e Capozzi. Lunedì intanto sarà a Bari il vicepresid­ente del Csm Giovanni Legnini mentre il personale amministra­tivo della Procura ha già avviato una raccolta firme per la costituzio­ne di parte civile nei processi che riguardera­nno l’edilizia giudiziari­a.

I disagi

Chieste misure rapide e invocata persino la Protezione civile

Rossella Calia Di Pinto

Il ministero della Giustizia deve sospendere i termini processual­i

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Via Nazariantz Gli operai svuotano gli armadi e procedono al trasferime­nto dei fascicoli

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