Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
In nome delle sue origini costruisca ponti, non muri
Il primo pugliese, dopo Aldo Moro, alla guida del governo. Ogni altro accostamento sarebbe fuori luogo. Moro squarciò la Prima Repubblica aprendo ai comunisti.
Al professor Giuseppe Conte spetta il compito di traghettare il Paese verso la Terza Repubblica. Un compito da brividi. Ma il primo esame lo ha superato. In due giorni la sua vita è stata passata al setaccio: studi, formazione, stage nelle università di mezzo mondo (con qualche macchia che dovrà smacchiare), cartelle esattoriali. Il prof ha retto l’urto, lo stress-test, ed è rimasto al suo posto. Non è poco. E questo è già un segnale di capacità di tenuta.
Il suo compito non si presenta facile. Perché sul suo capo volteggia la diarchia Di Maio-Salvini, i due leader dell’alleanza gialloverde. Nonché l’accusa di dover essere, parole di Di Maio, un mero esecutore di un programma elaborato da altri. E di essere inesperto, una sorta di signor-nessuno.
Nella sua prima uscita pubblica si è calato nel ruolo: passi felpati nel palazzi quirinalizi, un pizzico di emozione (che non fa male) nella lettura del testo, il trasporto in taxi tra Camera e Senato. Un po’ di sano populismo nello spirito dei tempi. Poi nel suo discorso ha pagato un bel po’ di cambiali: a Mattarella, che gli avrà chiesto il riferimento all’Europa, a Di Maio sul governo del cambiamento, a Salvini sulla difesa della sovranità, agli italiani, come «avvocato del popolo».
Ma ora inizia un’altra partita. In politica la fase dell’innamoramento dura poco. Presto, molto presto, al professor Conte, se accetterà l’incarico, e ai leader della coalizione gli italiani incominceranno a chiedere conto della montagna di promesse. E di passare dalla protesta alla realizzazione della proposta. Il presidente incaricato ha i tratti per spegnere la miccia e guidare questa “trasformazione”? Si vedrà. Il Paese, ora, ha bisogno di pacificazione, dopo lo scontro tra populisti e responsabili, integrati e apocalittici, europei e sovranisti. E nel raggiungimento di questo obiettivo, l’auspicio è che possa essere aiutato dalle sue origini. Dalla capacità tutta pugliese di creare relazioni, dialogo, confronto. Con la vocazione a costruire ponti e non muri. Così come un pugliese alla guida del governo può rappresentare un correttivo ad un programma che ha recuperato poche righe sul Sud solo dopo molte proteste. Con l’auspicio che non si dimentichi che senza infrastrutture e industria non si va da nessuna parte. A partire dall’Ilva. La sospensione del giudizio è obbligatoria. Però per sapere se il budino è buono, bisogna mangiarlo.