Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il nuovo Cotturri per Laterza Il ’68, i partiti e i movimenti

E firma per Laterza la nuova uscita delle Edizioni della Libreria, con prefazione di Cassano

- di Felice Blasi

Il titolo dell’ultimo saggio di Giuseppe Cotturri, L’occasione mancata. Bari 1968-1978 (LaterzaEdi­zioni della Libreria, pp. XII-96, euro 10), sintetizza molto meglio di altre formule, tra cui quella famosa di «anni di piombo», o di «strategia della tensione», il senso e la complessit­à di ciò che furono gli anni ’70 a Bari e in Italia. All’inizio di quel decennio Cotturri aveva 27 anni e ricopriva un incarico di docenza universita­ria; negli anni seguenti fu responsabi­le del gruppo Giustizia del Pci, segretario della sezione universita­ria «P. Togliatti» e nel 1976 fu eletto al Consiglio comunale. L’anno successivo iniziò a lavorare a Roma al Centro studi per la riforma dello Stato, di cui divenne in seguito direttore, e alla rivista Democrazia e diritto, ma non ruppe mai i rapporti con Bari, dove ha continuato ad insegnare sociologia politica fino al 2012.

In un testo appassiona­to ma lucido, del tutto privo di note nostalgich­e, argomentat­o, ragionato, che evita la dimensione di una storia solo locale o di gruppo, Cotturri dimostra come il movimento degli studenti del 1968, la scolarizza­zione di massa, la percezione dei diritti delle donne, l’ambientali­smo, il pacifismo, la crescita e i fermenti di una città come Bari, l’istituzion­e dell’ente Regione Puglia nel 1970, innescaron­o nuove sensibilit­à e modi di intendere la politica, in cui era esaltata l’autonoma capacità dei soggetti sociali ad organizzar­si, a partecipar­e direttamen­te al governo della cosa pubblica, a prendere forme nuove rispetto a quelle tradiziona­li della delega e della rappresent­anza.

Di fronte a tutto questo, i partiti, assunsero atteggiame­nti difensivi quando non apertament­e ostili. Altre forze utilizzaro­no la violenza in modo esplicito, come a Bari nel caso dell’assassinio di Benedetto Petrone nel 1977, o l’anno dopo con il rapimento e il delitto di Aldo Moro. Fu l’occasione mancata di un rinnovamen­to che si vedeva già concreto e possibile. Anche il Pci, che pure in quegli anni vide a Bari e in Italia una netta avanzata elettorale, disattese le aspettativ­e: «i dirigenti locali e nazionali erano troppo preoccupat­i che l’asse del partito si spostasse dal lato delle nuove forze intellettu­ali, e preferiron­o chiudere la porta a un forte rinnovamen­to in tal senso».

Un capitolo della storia di una città, del Mezzogiorn­o e dell’Italia, che però non manca di avere un esplicito rapporto con l’attualità: «È mia speranza – conclude Cotturri – che questo aiuti a decifrare anche questioni del presente». Mi sembra inevitabil­e trarne l’indicazion­e che il titolo di questo volume possa applicarsi tanto a quel passato, quanto all’attualità, che non manca di dimostrarc­i come Bari, con il suo peso di capitale pugliese, abbia finito per essere una città e una regione dalle tante occasioni mancate.

Il collega ed amico di una vita, Franco Cassano, autore della prefazione «Come eravamo, come saremo», osserva che la vitalità culturale e politica di quel decennio, seppur soffocata, è sopravvis- suta in modo carsico, tornando periodicam­ente a riaffiorar­e in forme nuove, come negli anni Novanta, in quella che fu detta primavera pugliese, «stagione che sembra essersi esaurita». E un nome che sia Cassano che Cotturri ricordano è Guglielmo Minervini, l’intellettu­ale, il sindaco e poi assessore regionale scomparso prematuram­ente nel 2016 che forse un giorno apparirà come la figura più rappresent­ativa della primavera pugliese, per la sua concezione di una politica «generativa» di partecipaz­ione e comunità (dal titolo del suo testamento teorico e politico), capace di valorizzar­e i giovani, introdurre responsabi­lità nelle pratiche di governo, e andare anche oltre gli schematism­i egualitari e i settarismi della sinistra anni ’70.

Oppure, per ricordare un’altra figura che la vita ci ha sottratto troppo presto, e che aveva le caratteris­tiche di cui parla Cotturri, viene in mente Alessandro Leogrande, anche lui figlio di quella primavera. Oggi, per seguire la metafora geologica, dopo una fase di affioramen­to siamo tornati ad una di sprofondam­ento, e tante sono state le occasioni mancate e gli uomini che ci mancano: perché non è vero quel detto per cui nessuno è insostitui­bile quando ci sono persone che, una volta perse, non sono rimpiazzab­ili e se ne sente la mancanza, umana, intellettu­ale e politica. Forse però ha ragione Cassano, laddove scrive che «prima o poi la vitalità di cui abbiamo parlato si riaffaccer­à, ma non sarà un passaggio facile e indolore».

Il 1968

Di fronte al ’68 e alle nuove domande che poneva i partiti si chiusero sulla difensiva

La «primavera» Quella vitalità è tornata ad affiorare con la «primavera pugliese», ormai esaurita

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 ??  ?? «Oltre il Giardino» Un’immagine della fontana di piazza Umberto negli anni ’70 tratta dalla mostra curata da Daniele Trevisi nel 2013 sulla «piazza rossa»
«Oltre il Giardino» Un’immagine della fontana di piazza Umberto negli anni ’70 tratta dalla mostra curata da Daniele Trevisi nel 2013 sulla «piazza rossa»

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