Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emergenza Xylella, un esposto anti-bufale e corteo contro i tagli
Gli olivicoltori presentano denuncia: nel mirino le bufale che hanno frenato la lotta al batterio Ma i movimenti ambientalisti la pensano diversamente: manifestazione per opporsi ai tagli
Un gesto che sembra un’imprecazione, come un pugno sbattuto sul tavolo. Una sorta di grido contro la sottovalutazione del pericolo Xylella e le false informazioni che tendono ad attenuarne i rischi. È il gesto compiuto da Gennaro Sicolo, presidente del Cno, consorzio olivicolo che rappresenta il 60% della produzione nazionale. Sicolo ha depositato negli uffici della Procura di Bari un espostodenuncia. Chiede indagini ed accertamenti di natura penale contro chi divulga notizie false ed infondate «tali da turbare l’ordine pubblico e la sicurezza» (qui si richiama l’articolo 656 del codice penale). E contro chi «con il proprio comportamento, anche colposo e omissivo, è responsabile della diffusione di malattie contro le piante di ulivo» (articolo 500, si invoca un accertamento a largo spettro).
Sicolo, accompagnato dagli avvocati Roberto Toscano e Mariano Fiore, ha depositato l’esposto e si è intrattenuto brevemente con uno dei magistrati presenti. Riproporrà il medesimo atto nei giorni prossimi in altri uffici di Procura: a Taranto, Brindisi, Lecce. «Non si può più scherzare - dice il presidente di Cno sulla pelle di centinaia di migliaia di famiglie. Abbiamo il dovere di difendere il futuro della nostra terra contro gli speculatori e contro chi non è capace di distinguere la verità dalle fake news». Sicolo chiede di accertare l’eventuale consumazione dei reati. Indirettamente sollecita «un giro di vite contro coloro che, attraverso una ben organizzata campagna di disinformazione, ha consentito alla xylella di avanzare fino alle porte della provincia di Bari». Nel mirino del Cno anche coloro che si sono fatti persuadere da false notizie. «E che ora continuano ad alimentare la peste degli ulivi - continua - attraverso ricorsi al Tar contro il taglio degli alberi infetti oppure contro l’applicazione del decreto Martina (ultimo provvedimento del governo in materia, ndr)».
Mentre Sicolo entrava in procura, semprea a Bari andava in scena l’ennesima manifestazione di coloro che egli vuole contrastare. Un gruppo di una trentina di manifestanti ha stazionato prima davanti alla Rai, poi all’ingresso della presidenza della Regione e infine in piazza Diaz. Chiedevano di fermare gli abbattimenti degli ulivi e di tutte le piante nel raggio dei cento metri (come prevedono le disposizioni) e sollecitavano lo stop all’uso obbligatorio degli insetticidi, «compresi i neo nicotinoidi, neurotossici e dannosi per l’ambiente». Si tratta di pratiche consuete e prescritte dal decreto Martina (per fermare la sputacchina, insetto vettore della malattia), norme che la Regione ha ammorbidito consentendo sostanze alternative, purché capaci di eliminare gli insetti.
Il governatore Emiliano, più risoluto rispetto a qualche tempo fa, replica con nettezza: «Una manifestazione per non applicare un decreto che attua una direttiva Ue si commenta da sola. Ho comprensione nei confronti di chi è preoccupato dalle conseguenze dei tagli e della lotta contro l’insetto vettore, ma la moglie piena e la botte ubriaca non si può avere. Bisogna rispettare le leggi». Quanto alla richiesta dei manifestanti di dare seguito alle sperimentazioni finanziate dalla Regione, Emiliano è cauto. «Fino a quando non ci sarà un’evidenza scientifica - afferma - che ci consenta di dire che è stata trovata una cura per gli alberi malati, non c’è altra possibilità che dare attuazione a queste norme». Sul tema intervengono i consiglieri regionali Fabiano Amati e Donato Pentassuglia (Pd), strenui sostenitori delle evidenze scientifiche. «Salviamo la sputacchina e fanculo Martina: questo sembrano dire i manifestanti. Alcuni sono arrivati a difendere, con slogan folli, i diritti della sputacchina. Chiunque voglia protestare le sue insensatezze, lo faccia nei confronti delle forze politiche, tipo i 5 Stelle, da cui sono stati illusi per un pugno di voti e che ora assumono posizioni più razionali». Il gruppo di FI parla di «assurda protesta».