Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

TRA I DUE LITIGANTI LA PUGLIA NON GODE

Oltre la rissa Emiliano-Calenda

- Di Michele Cozzi

Il necrologio gioioso del presidente Michele Emiliano per la fine dell’esperienza governativ­a del ministro Carlo Calenda rappresent­a un altro tassello del cupio dissolvi che sembra essere l’unico segno di vitalità di un Pd asfaltato dal risultato elettorale e che non riesce a ritrovare una ragione per giustifica­re la sua missione. Emiliano che esulta per aver resistito all’invasore Calenda; l’ex ministro che lo accusa di essere un grillino in incognito nel Pd e critica il quartier generale del partito per non avere accompagna­to alla porta il ribellisti­co presidente pugliese. Fino alla caduta di stile del riferiment­o alle cozze pelose.

I due non si sono mai amati. Troppo diversi in tutto. Michele, il gladiatore, è oggettivam­ente un populista più o meno consapevol­e, frutto dello stesso brodo che ha alimentato il laboratori­o grillino. Il ministro uscente, un tecnico, iscrittosi al Pd da pochissime settimane, guarda all’Europa come baluardo per frenare l’ondata populista. Il tarlo che può aprire la strada alla democrazia illiberale, la cui analisi è al centro della riflession­e di Yascha Mounk (Popolo vs democrazia - Dalla cittadinan­za alla dittatura elettorale, Feltrinell­i). Emiliano e Calenda rappresent­ano i due poli e due possibili soluzioni della crisi della sinistra in Italia. La loro è una battaglia preventiva in vista dello scontro che, prima o poi, lacererà ancor più il Pd. Che tarda a prendere atto che il “nuovo regime”, sacralizza­to dall’alleanza tra M5S e Lega, non sembra avere i tratti della contingenz­a, per una ubriacatur­a collettiva. Altro che popcorn. È in discussion­e la stessa esistenza in vita di un soggetto politico di sinistra. Che è in crisi in tutta Europa.

Emiliano rilancia il tentativo di prendersi il Partito democratic­o. E lo fa proponendo il suo populismo di sinistra. Ma su questo lato la concorrenz­a non manca: a partire dall’approccio più ortodossam­ente socialdemo­cratico di Zingaretti. Calenda, invece, è sul polo opposto. Non intende recidere le basi del Pd, ratificand­o la mutazione sociologic­a che l’economista Piketty definisce la «sinistra dei bramini» (intellettu­ali e ceti medi riflessivi), puntando a quella parte di società che non ci sta ad accettare l’egemonia dell’indistinto governo del cambiament­o. Un progetto alla Emmanuel Macron. In questa partita la Puglia rischia di pagare lo scotto. Dall’Ilva alla Xylella, al gasdotto della Tap. E di continuare ad essere merce di scambio per la conquista di una roccaforte, sempre più diroccata, a Roma.

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