Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Io, il giudice che ha rinviato la prima udienza»
La prima udienza che si è svolta nella tensostruttura ricavata nel parcheggio del palagiustizia di via Nazariantz riguardava un processo per maltrattamenti e stalking. Come per tutte le altre di questa giornata che rimarrà nella storia della giustizia penale barese, è stata rinviata al 12 novembre 2018. Fra sei mesi. «Ma il problema – racconta il giudice Michele Parisi che vanta suo malgrado questo record – è che a novembre di quest’anno saremo quasi di sicuro costretti a rinviarla di altri sei mesi. E così il rischio prescrizione, anche in questo caso e anche sotto un tendone della Protezione civile, diventa fortissimo». Dottor Parisi, ma come ci si sente a fare udienza in una tenda?
«Penso che questo sia forse il primo caso nel mondo. E’ una situazione scomoda, inadeguata e mortificante. Celebrare un processo in una tenda è però funzionale a che non si crei un vulnus nell’esercizio dell’attività della giustizia. Qualora avessimo rinviato semplicemente i procedimenti avremmo avuto difficoltà perché avremmo dovuto rinotificare a tutte le parti le date dei rinvii». E invece?
«Invece con questa soluzione tampone, assolutamente provvisoria e di fortuna, almeno cerchiamo di garantire una sorta di ponte processuale» Ma a novembre cosa accadrà?
«I processi saranno rinviati di nuovo. E’ impensabile che solo io possa trattare in quella data qualcosa come ottanta processi. Nel frattempo vediamo e aspettiamo una soluzione. Che, speriamo, possa arrivare il più presto possibile».
Penso che, ahinoi, si stia vivendo una situazione unica al mondo