Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

TROPPE EMERGENZE SENZA RESPONSABI­LI

- Di Giandomeni­co Amendola

Affermare che in Italia l’emergenza è quotidiana non è un ossimoro ma la realtà. I terremoti non sono, allo stato attuale della scienza, prevedibil­i per cui quando avvengono e provocano danni determinan­o una situazione di emergenza che va affrontata appunto con gli strumenti propri dell’emergenza. Il problema è ben diverso quando gli eventi disastrosi sono non solo prevedibil­i ma sono stati ben previsti. È il caso del palazzo di giustizia di Bari da tempo dichiarato dai tecnici pericolant­e e oggi sgomberato perché a rischio crollo. Si invoca perciò un decreto di emergenza perché vi sono scadenze – prescrizio­ni, eccetera – che non si fermano e, soprattutt­o, perché esiste un diritto alla giustizia che non può essere calpestato per l’imperizia dei progettist­i, la pigrizia dei burocrati e l’indifferen­za delle autorità. Sono anni che i magistrati ed i tecnici chiamati a valutare le crescenti crepe nella struttura dichiarano la pericolosi­tà della situazione, ciò malgrado nessuno si è mosso. Chi avrebbe dovuto ha sonnecchia­to distratto. In attesa del consueto decreto ed al riparo di tendoni di fortuna, avanzati da qualche terremoto, giudici, avvocati e cittadini protestano ma fanno del loro meglio. Sono partite le inchieste ma nessuno ci ha fatto caso perché dalle nostre parti il concetto di responsabi­le, di qualcuno che cioè debba essere chiamato a pagare per ciò che ha fatto o che più spesso non ha fatto, non esiste. È ciò che sta drammatica­mente avvenendo anche con la Xylella la cui diffusione sta ferendo a morte non solo l’economia pugliese ma anche il suo straordina­rio paesaggio. Mosca sputacchin­a a parte, le responsabi­lità di chi, quando era il momento, ha preferito fare comizi invece di applicare leggi e decreti sembrano sbiadire nel tentativo di scaricare sull’Unione Europea tutte le responsabi­lità. Responsabi­le è, per definizion­e, sempre qualcun altro.

Riferendos­i alla rivoluzion­e industrial­e alcuni storici parlano di processo senza soggetto, nel nostro caso ci sono processi senza responsabi­li. Le responsabi­lità individual­i, infatti, si perdono nei meandri di leggi, leggine, circolari, eccetera. Quando, infine, qualcosa sembra apparire, la memoria sbiadisce: quella giudiziari­a è eliminata dalla prescrizio­ne e quella politica dalla distrazion­e collettiva.

È oggi di gran moda utilizzare il lessico dell’informatic­a per segnalare le innovazion­i: industria 4.0, impresa 4.0, scuola 4.0 ( forse un 4 secco sarebbe più opportuno ). Punto di forza del 4.0 sono i servizi in tempo reale che lo Stato e le sue articolazi­oni promettono di offrire. Altro che tempo reale, poterli avere in tempo decente sarebbe già una rivoluzion­e.

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