Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Noemi, le parole choc dei genitori del killer «Siamo orgogliosi»
L’assassino della sedicenne sarà processato con rito abbreviato
Verrà processato con il rito abbreviato. Il gup del tribunale per i minori di Lecce ha accolto la richiesta dei difensori di Lucio, 18 anni, in carcere per l’omicidio della fidanzata Noemi Durini, la sedicenne di Specchia, in provincia di Lecce, assassinata il 3 settembre dello scorso anno. Il gup ha rigettato la richiesta di messa alla prova e ha disposto l’inizio del processo per il 2 e 3 ottobre. La decisione del giudice di respingere l’istanza di messa alla prova sarebbe da attribuire all’assenza di segni di ravvedimento da parte del giovane imputato.
Momenti di tensione all’uscita del Tribunale tra i genitori di Lucio e la stampa: alle domande dei cronisti Biagio, il padre del ragazzo ha spintonato un giornalista di Quarto Grado e ha tirato verso di sé la moglie Rocchetta. Quest’ultima si è rivolta ai giornalisti e ai fotografi urlando: «Siamo orgogliosi, siamo vivi». La frase era riferita al contenuto delle dichiarazioni che il figlio ha reso in aula: ha ribadito la prima versione che aveva fornito agli inquirenti la sera in cui il fu ritrovato il cadavere della ragazzina: ha detto cioè di averla ammazzata dopo le insistenze di Noemi che avrebbe cercato di convincerlo ad uccidere i suoi genitori che si erano opposti alla loro relazione.
All’udienza di ieri mattina a Lecce erano presenti anche il padre e la madre di Noemi che per la prima volta si sono trovati faccia a faccia con il presunto assassino della figlia. «Deve pagare per quello che ha fatto, deve pagare tutta la famiglia, suo padre e sua madre che lo hanno aiutato. Ma fin quando sarà in aula davanti a loro non dirà mai quello che è veramente accaduto. Chi c’era con lui e chi l’ha veramente aiutato». Sono state queste le parole di Umberto Durini, il padre di Noemi, quando è uscito dal tribunale al termine dell’udienza. «Le scuse non bastano - ha continuato l’uomo che era accompagnato dal suo legale, Francesco Zacheo - in casi come questo si chiede perdono, non si chiede scusa». C’era anche la madre di Noemi, Imma Rizzo che ha pronunciato solo poche parole: «L’ho visto sereno come sempre, gliela facciano giustizia a mia figlia. Lei è sempre con me».
La sedicenne di Specchia scomparve da casa il 3 settembre 2017: dopo dieci giorni di ricerche il corpo della giovane venne ritrovato sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano del Capo in provincia di Lecce. Era il 13 settembre. Fu proprio Lucio, dopo ore di interrogatorio nella stazione dei carabinieri di Specchia, a confessare l’omicidio e ad indicare agli investigatori il luogo dove era stato nascosto il corpo.
La ragazzina - secondo quanto emerse dall’autopsia venne prima picchiata, probabilmente a mani nude e poi accoltellata. Infine il suo corpo venne ricoperto da massi allo scopo di occultarlo. La procura dei minori di Lecce ha chiuso le indagini ritenendo Lucio l’unico colpevole: è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver agito con crudeltà per motivi abietti e futili: il 18enne è rinchiuso nel carcere minorile di Quartuccio, in Sardegna. La procura ordinaria ha archiviato anche le posizioni dei genitori di Lucio che erano stati indagati per favoreggiamento.
Da solo Per i pm non ci furono complici