Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dialogo con Niven, il signore dell’invidia
Lo scrittore scozzese è in Puglia per presentare il suo romanzo, «Invidia il prossimo tuo» «È una storia di amicizia fra un critico gastronomico di successo e una rockstar in disgrazia»
Nessuno sa imprecare per iscritto meglio di lui. La sua capacità di dosare letteratura e bestemmia è prodigiosa. Il risultato è ogni volta altissimo, comico, irriverente, elegante perfino. John Niven, scozzese, un passato nell’industria discografica, scrittore e sceneggiatore (in Italia pubblica con Einaudi), è una delle penne più corrosive in circolazione. I suoi personaggi, bugiardi eccessivi perduti senza speranza, raccontano le loro e le nostre miserie, sono affetti da narcisismo, moderatamente (in)felici, vergognosamente ricchi e di successo ma con un baratro ad attenderli alla minima distrazione, belli, detestabili, sessualmente attivi, a volte in crisi di mezz’età. Cosa la ispira? «Tutte le vite che hanno carattere». E la sua, di vita, a che fase è? «Una fase interessante. Ho compiuto da poco cinquant’anni, ho una moglie adorabile, due figli, un altro in arrivo, una casa, molti lavori sulla mia scrivania. La crisi di mezza età credo di averla vissuta qualche anno fa e superata alla grande. E poi oggi non avrei motivo. Guardi qui: ho ancora tutti i miei capelli in testa, neanche un capello grigio, una vista perfetta. I miei amici invece sono tutti calvi e con gli occhiali».
E’ appena arrivato dalla Scozia. Siede a bordo piscina in un pomeriggio pugliese. Beve, chiacchiera, si prepara all’incontro con il pubblico (venerdì sera, a Ceglie Messapica). E’ qui per partecipare alla rassegna letteraria «Incontri salentini» e parlare del suo ultimo libro, Invidia il prossimo tuo (Einaudi Stile Libero Big, 290 pagg.).
C’è Alan, celebre critico gastronomico con una rubrica su un giornale importante e frequenti ospitate in tv (la parodia delle mode alimentari è tra le pagine più divertenti). E poi c’è Craig, suo amico di gioventù; era destinato a diventare una rockstar di fama internazionale, invece è un barbone che chiede l’elemosina all’uscita della metropo- litana. S’incontrano per caso proprio lì davanti, a Londra, una mattina gelida, dopo venticinque anni. Uno avvolto nel suo bel cappottone invernale, perfetto, sposato a un’aristocratica, figli, casa da urlo nel Devonshire; l’altro lurido e schiantato dalla vita. In breve: dopo quell’incontro Alan, in nome della vecchia amicizia, decide di aiutare Craig ospitandolo a casa sua. Da lì un turbinio di eventi che spoilerare è peccato mortale.
C’è molto sulle dinamiche tra uomini in queste pagine, sull’amicizia e su come le relazioni che costruiamo nei primi anni della nostra vita finiscono per plasmarci. Ma è anche in qualche modo un libro sul declino della borghesia. «Tema interessantissimo, specie per chi scrive libri o fiction - dice Niven. Ovunque ci sono crisi, lì trovi la classe borghese: denaro, sesso, figli, educazione, famiglia. Nell’upper class e nelle classi più basse non hanno tempo per queste cose, la vita la si vive con più disinvoltura. Su in alto e giù in basso il denaro, ad esempio, non è una preoccupazione: o ce l’hai o non ce l’hai per niente. Stessa cosa per l’infedeltà. Solo per la borghesia la fine di un matrimonio è un’atrocità. Negli altri contesti sociali si accetta che la gente abbia altre storie; ci si può mandare a quel paese o continuare, ma senza che questo diventi un incubo». E poi c’è l’invidia, che al pari del desiderio è la forza immateriale che ci guida. «Sì, siamo invidiosi – dice Niven – in misura diversa, ma lo siamo tutti». E allora gufiamo, ci logoriamo, complottiamo, perché nulla al mondo, scriveva Francis Scott Fitzgerald, è più odioso della fortuna altrui.
Borghesia in declino
Ovunque ci sono crisi, lì trovi la classe borghese: denaro, sesso, figli, educazione, famiglia