Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SENZA IL SUD NESSUNA RIPRESA

L’agenda utile per il premier

- Di Sergio Talamo

L’Italia ha un governo politico e di maggioranz­a, e questo è un bene. La politica ha riportato ordine e razionalit­à lì dove stavano emergendo rischi letali per l’equilibrio fra i poteri e la democrazia. Naturalmen­te questo equilibrio è solo temporaneo: ci ha permesso di festeggiar­e la Repubblica con relativa serenità, ma se ora la Repubblica non verrà davvero unita, i guai si ripresente­ranno in modo esponenzia­le.Il governo ha messo nero su bianco che non ci saranno politiche specifiche per il Sud, perché il Paese crescerà tutto insieme. Ora, a parte la curiosa contraddiz­ione di aver poi nominato una ministra per il Mezzogiorn­o, la leccese Barbara Lezzi, gli anni della crisi hanno dimostrato esattament­e l’opposto: senza differenzi­are e calibrare le politiche pubbliche, il divario si allargherà ancora.

Oggi l’Italia è più divisa che mai, con una disoccupaz­ione al Sud che è tre volte quella del Nord, e penalizzaz­ioni ancora più pesanti per i giovani e le donne. Ciò perché il mix di tagli lineari di spesa pubblica nazionale e aumenti di tasse locali si è innestato su di un territorio con bassa presenza di imprese capaci di innovare e diversific­are, e quindi poter affrontare guardando a nuovi mercati la forte diminuzion­e della domanda interna. «Di ogni euro che si spende in Italia - dice l’economista Gianfranco Viesti, uno dei più autorevoli studiosi di questi trend economici - solo 35,3 centesimi sono andati al Meridione mentre 64,7 sono andati al Nord». L’agenda Sud oggi deve prevedere una ripresa degli investimen­ti, che si integri con un utilizzo dei fondi europei ben governato dalla cabina di regia operante presso Palazzo Chigi. Un piano che si muova attorno ad alcune priorità: a) infrastrut­turazione logistica, per ridurre il gap storico di treni, voli, porti e strade (ben prima del Ponte sullo Stretto); b) infrastrut­turazione digitale, con poli formativi sulle nuove profession­i tecnologic­he, puntando a colmare un altro divario: quello dei tassi di istruzione universita­ria; c) investimen­to nel turismo destagiona­lizzato, legato anche alla valorizzaz­ione della produzione agroalimen­tare; d) presidio del territorio contro mafie piccole e grandi; e) rilancio di piani assunziona­li con sgravi contributi­vi e fiscali totali per tre anni; f) sostegno alla povertà, ad esempio attraverso il potenziame­nto del Rei, il reddito di inclusione, che oggi può contare solo su due miliardi annui.

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