Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SENZA IL SUD NESSUNA RIPRESA
L’agenda utile per il premier
L’Italia ha un governo politico e di maggioranza, e questo è un bene. La politica ha riportato ordine e razionalità lì dove stavano emergendo rischi letali per l’equilibrio fra i poteri e la democrazia. Naturalmente questo equilibrio è solo temporaneo: ci ha permesso di festeggiare la Repubblica con relativa serenità, ma se ora la Repubblica non verrà davvero unita, i guai si ripresenteranno in modo esponenziale.Il governo ha messo nero su bianco che non ci saranno politiche specifiche per il Sud, perché il Paese crescerà tutto insieme. Ora, a parte la curiosa contraddizione di aver poi nominato una ministra per il Mezzogiorno, la leccese Barbara Lezzi, gli anni della crisi hanno dimostrato esattamente l’opposto: senza differenziare e calibrare le politiche pubbliche, il divario si allargherà ancora.
Oggi l’Italia è più divisa che mai, con una disoccupazione al Sud che è tre volte quella del Nord, e penalizzazioni ancora più pesanti per i giovani e le donne. Ciò perché il mix di tagli lineari di spesa pubblica nazionale e aumenti di tasse locali si è innestato su di un territorio con bassa presenza di imprese capaci di innovare e diversificare, e quindi poter affrontare guardando a nuovi mercati la forte diminuzione della domanda interna. «Di ogni euro che si spende in Italia - dice l’economista Gianfranco Viesti, uno dei più autorevoli studiosi di questi trend economici - solo 35,3 centesimi sono andati al Meridione mentre 64,7 sono andati al Nord». L’agenda Sud oggi deve prevedere una ripresa degli investimenti, che si integri con un utilizzo dei fondi europei ben governato dalla cabina di regia operante presso Palazzo Chigi. Un piano che si muova attorno ad alcune priorità: a) infrastrutturazione logistica, per ridurre il gap storico di treni, voli, porti e strade (ben prima del Ponte sullo Stretto); b) infrastrutturazione digitale, con poli formativi sulle nuove professioni tecnologiche, puntando a colmare un altro divario: quello dei tassi di istruzione universitaria; c) investimento nel turismo destagionalizzato, legato anche alla valorizzazione della produzione agroalimentare; d) presidio del territorio contro mafie piccole e grandi; e) rilancio di piani assunzionali con sgravi contributivi e fiscali totali per tre anni; f) sostegno alla povertà, ad esempio attraverso il potenziamento del Rei, il reddito di inclusione, che oggi può contare solo su due miliardi annui.