Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Migliaia di notifiche e paralisi processuale: ecco la tempesta perfetta sulla giustizia barese
Per descrivere la realtà barese avvocati e magistrati ricorrono al cinema e parlano di «tempesta perfetta». Vale a dire: un ingorgo giudiziario senza precedenti alimentato da valanghe di notifiche, un ingranaggio delicato che corre sul filo delle procedure. Il rischio sempre più concreto è che alla beffa dei rinvii, innescata dall’inagibilità del palazzo del Tribunale penale di via Nazariantz che ha confinato la giustizia nelle tende, si aggiunga il danno delle eccezioni di nullità di atti sostanziali: insomma quanto basta per mandare all’aria un numero imprecisato di procedimenti.
Dopo lo schiaffo del ministero della Giustizia, che ha detto no allo stato di emergenza invocato dal sindaco di Bari Antonio Decaro, prende sempre maggiore consistenza lo spostamento nel palazzo dell’Inail in via Brigata Bari e nella sede distaccata di Modugno, là dove ci sono altri uffici giudiziari chiusi per ottemperare alla bella pensata dell’accorpamento che avrebbe dovuto snellire tempi e procedure. «E così sarà necessario un numero imprecisato di nuove notifiche, la prospettiva concreta è quella di un caos giudiziario che aggraverà una situazione già disperata», ammonisce il presidente della Camera Penale, Gaetano Sassanelli. Il quale nei giorni scorsi ha puntato l’indice contro il ministero della giustizia, che «si preoccupa soltanto del danno di immagine provocato dalle tende». Che per il momento rimangono dove sono. E così si resta in attesa di una soluzione alternativa che difficilmente comunque potrà venir fuori dalla ricerca di mercato visto che i termini scadono l’11 giugno.
Gli avvocati sono sconcertati. «Non sappiamo più cosa dire ai nostri clienti, ci chiedono notizie ed è difficile tro- vare le parole adeguate», spiega Antonio Falagario, uno dei penalisti che in questi giorni si divide tra studio e tendopoli giudiziaria.
L’ordinanza con cui il sindaco ha certificato l’inagibilità dando il via a uno sgombero da completare entro novanta giorni ha impresso un’accelerata nelle procedure. Il ministero, dopo un lungo silenzio e una nota in cui in modo a dir poco sorprendente sostiene di non essere mai stato a conoscenza della gravità della situazione, ha battuto un colpo convocando la riunione romana. Che però ha gelato le aspettative di sindaco, avvocati e magistrati oltre che dei tanti cittadini in attesa di un verdetto. Il tutto senza tener conto di un altro fattore che incombe sulla giustizia: evitando di attivare procedure più rapide, non si fa altro che esporre lo Stato al risarcimento previsto dalla legge Pinto in caso di durata non ragionevole del processo. Una prospettiva per nulla campata in aria, considerato che i rinvii di massa avranno inevitabilmente ripercussioni sui tempi. Secondo gli ultimi dati elaborati dal governo i procedimenti pendenti (con riferimento al 31 gennaio 2017) solo dinanzi al Tribunale ordinario
I ricorsi ex legge Pinto I rinvii di massa espongono lo Stato ai ricorsi sulla durata dei processi
penale sono 25.435, ma i numeri potrebbero ben presto lievitare con l’anno in corso. E non è tutto. Perché quanto sta accadendo in via Nazariantz rischia di avere gravi ripercussioni sull’attività investigativa: nel palazzo inagibile trovano posto infatti gli uffici della polizia giudiziaria, che si avvale di strumenti tecnici - basti pensare alle intercettazioni - ormai indispensabili per le inchieste. Le procedure di trasferimento potrebbero provocare una fase di blackout o quantomeno di rallentamento in indagini delicate. Un altro effetto, tutt’altro che trascurabile, del disastro giudiziario barese.