Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il deserto turistico della stazione In vetrina c’è solo l’Umbria
Indicazioni zero Non è una stazione per turisti
Indicazioni per la basilica di San Nicola o la pinacoteca? Nessuna. I punti dove chiedere informazioni? Aperti sì, ma solo nei giorni feriali. È lo scenario di fronte al quale si ritrovano i turisti o gli uomini d’affari quando arrivano a Bari in treno. Una sorta di deserto che fa il paio con la curiosa presenza di cartelli promozionali ( foto Arcieri) della Regione Umbria.
Nella saga dei paradossi spunta persino il cartellone promozionale, collocato in bella mostra davanti agli ingressi della stazione centrale. Forse con le suggestive immagini della Puglia? No, dell’Umbria e della sua “emozione unica”. Quasi che Perugia e dintorni siano a una manciata di chilometri da qui. Qui, piazza Moro, Bari, enclave non di Spoleto, ma della mancata accoglienza turistica. In un crescendo di ostacoli, scarsa informazione e disorientamento. Con un’unica certezza: qualunque visitatore alla prima richiesta di informazioni si sentirà rispondere che «per andare da San Nicola devi sempre proseguire dritto».
Nulla più. Perché all’ombra della stazione centrale capita anche questo: non c’è un solo cartello o totem che indichi i percorsi per i maggiori punti di interesse, anche per quelli più vicini come Ateneo, teatro Petruzzelli e Camera di Commercio. Né tantomeno come raggiungerli.
Nel primo weekend di giugno la Bari che tenta di diventare internazionale, turistica, porta verso l’Oriente e tanto altro ancora, si presenta così, con il suo salotto malconcio, quello che ogni viaggiatore percorre obbligatoriamente una volta sbucato dal sottopasso ferroviario. Così malconcio che per il classico “Benvenuti a Bari” l’apposito spazio dedicato, che svetta sul capolinea Amtab, preferisce la pubblicità di uno spaghetto biologico (nemmeno dell’orecchietta) a una bella e panoramica immagine della città. Con buona pace della già archiviata campagna marketing del Comune, costata 57mila euro e targata “Bari Never Ends”, con la forma delle lettere che dovevano rievocare la Basilica, il lungomare, la focaccia, il panzerotto e il ponte Adriatico. Ma di vetrofanie, cartelloni 6x3, pensiline brandizzate e gadget con quel marchio, a distanza di più di un anno, nessuna traccia.
Cartelli e slogan a parte, il percorso urbano del viaggiatore inizia nella confusione. Anche solo per sapere quale sia la stazione per Lecce o quella per Matera (tra le richieste più gettonate). L’unico punto di approdo resta il piccolo infopoint turistico (di Aci Club e non del circuito di PugliaPromozione) dove per mappe e indicazioni bisogna però fare i conti con le aperture in stile ufficio postale, dettate dall’esiguità di personale e da ragioni di sicurezza vista l’invivibilità serale della piazza. Si può quindi essere turisti dal lunedì al venerdì, sino alle ore 19, e il sabato ma solo al mattino. Nulla da fare invece la domenica, quasi nell’errata convinzione che visitare una città sia roba da giorni feriali. Meglio se a i piedi e senza mezzi pubblici e alternativi perché qui bike sharing, car sharing, biglietto elettronico, tariffe fisse dei taxi (come promesse dal Comune) e a prova di furbetti sono parole ormai subito cancellate dal dizionario della perfetta città turistica.
Sul lato destro della piazza non sfugge il cimitero delle postazioni di bike sharing, rimaste lì, arrugginite e consumate da degrado e incuria in attesa di privati e di sponsor mai arrivati dopo il disimpegno di Amtab. Noleggiare una bici è possibile in corso Italia nei locali delle Ferrovie Appulo Lucane destinati alla Velostazione, ma l’apertura non è costante, tanto da indirizzare i turisti amanti dei pedali verso l’altra sede, quella di Bari vecchia. Praticamente dall’altra parte del centro. Dalle due alle quattro ruote lo scenario dei mancati servizi non cambia.
Sparita ormai la postazione Aci del car sharing, non resta che il servizio del trasporto pubblico locale. Tra orari illeggibili e paline con una mera lenzuolata di fermate indicanti strade, vie e piazze. Che dicono qualcosa ai baresi, ma nulla ai visitatori in cerca di punti di interesse. In nessun percorso infatti appare, ad esempio, “litorale” o l’indicazione “Fiera del Levante”, sostituita dalla più generica denominazione “lungomare Starita”. E che al turista, di qualunque nazionalità, non dice nulla. Nemmeno cercandola sul telefonino perché il segnale del wi-fi pubblico e gratuito in piazza Moro non sempre è garantito.
Difficile orientarsi Non poche difficoltà per i viaggiatori che intendono raggiungere Lecce o Matera. Il brand di Bari è inesistente e tra i prodotti tipici della città spiccano gli spaghetti e non vengono pubblicizzate le celebri orecchiette