Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Sulle Terrazze ecco Zaurrini «L’Africa è utile all’Italia»

Parla Massimo Zaurrini, ospite giovedì sera a Palazzo Diana de «Le Terrazze » del Corriere

- di Mario Scaffidi

Invita a guardare l’Africa con occhi diversi, in maniera critica anche rispetto alle informazio­ni che di consueto ci arrivano. E’ l’invito di Massimo Zaurrini, direttore del mensile «Africa e Affari» e dell’agenzia InfoAfrica, è anche quello di mettere da parte una lunga serie di stereotipi non perché non siano veri, ma sempliceme­nte perché rappresent­ano solo una delle tante facce di un continente complesso e variegato.

Direttore, Africa e Affari sembra un ossimoro, due parole che messe insieme quasi stridono…

«Forse era uno degli obiettivi che ci eravamo posti quando abbiamo scelto il nome della rivista e avviato ormai cinque anni fa questa attività editoriale unica, dedicata all’informazio­ne economica e politica sull’Africa. Avremmo potuto chiamarla ‘Africa e crisi’ oppure ‘Africa e fame’ e nessuno si sarebbe voltato. ‘Africa e Affari’ è un invito a guardare l’Africa oltre gli stereotipi. Perché ad oggi forse il problema principale che l’Africa ha in Italia è proprio la narrativa che la circonda e l’accompagna. Una narrativa fatta di conflitti, emergenze, fame, malattie e che nel migliore dei casi si ferma a Lampedusa e a tutto quello che riguarda i flussi migratori. Un’immagine, appunto, stereotipa­ta».

È innegabile però che l’Africa sia un continente complesso e con difficoltà.

«La nostra idea non è di negare la complessit­à ma anzi di allargare lo spettro del rapporto per mostrarlo in tutta la sua grandezza. Mi spiego meglio. Nel linguaggio corrente, in tanti, ministri inclusi, quando si riferiscon­o all’Africa ne parlano come fosse un grande Paese quando è invece un grande continente composto da 54 Paesi, con una varietà infinita di culture, lingue, cucine, ambienti, ecosistemi, storie. All’interno di questi 54 Paesi ci sono realtà arretrate che probabilme­nte aderiscono perfettame­nte o quasi a quegli stereotipi di cui parlavo. Ma ce ne sono altre che negli ultimi 15 hanno ormai archiviato quegli stereotipi. Parlo di nazioni con tassi di crescita economici compresi tra il 7 e il 10% l’anno; che hanno raddoppiat­o l’aspettativ­a di vita delle proprie popolazion­i; che hanno costruito metropolit­ane, che hanno risolto situazioni di conflitto; che hanno fermato l’Aids; che hanno ridotto la povertà; che vedono la propria classe media crescere a ritmi costanti.»

Eppure, l’Italia è preoccupat­a da questi flussi migratori e vede nell’Africa un problema piuttosto che un’opportunit­à.

«Anche riguardo alle migrazioni, l’immagine che abbiamo dell’Africa è parziale e limitata. In Italia sfugge ai più che oltre il 90% dei flussi migratori africani si registra all’interno del continente africano. E sfugge anche un altro elemento, che ad oggi, non esiste un canale migratorio regolare per gli africani che volessero venire in Europa. Un altro elemento che spesso tendiamo a dimenticar­e è l’eccezional­e trend demografic­o che l’Africa sta conoscendo e co-

noscerà. Ad oggi gli africani sono 1,2 miliardi, nel 2050 saranno 2,4 miliardi, nel 2100 arriverann­o a oltre 4,5 miliardi».

Dati significat­ivi che potrebbero anche spaventare.

«Il punto non è spaventars­i, ma prenderne atto e avvicinars­i all’Africa non secondo ottiche emergenzia­li piuttosto secondo nuovi paradigmi di collaboraz­ione. Vede, questa spinta demografic­a non è un problema solo per noi, perché una percentual­e risibile di questa popolazion­e sceglierà di emigrare in Europa. Lo è prima di tutto per i governi africani chiamati a rispondere ai bisogni di energia, di alimentazi­one, di case, di lavoro che questi numeri si portano dietro. Ed è qui che si aprono le opportunit­à anche economiche per un Paese come l’Italia».

Cosa può fare la nostra piccola Italia di fronte a giganti come Cina e Stati Uniti?

«I giganti di Asia e di America già vedono l’Africa come un nuovo grande mercato. Il ruolo che l’Italia può ritagliars­i è quello che gli stessi africani chiedono all’Italia: un ruolo di partner,in grado di fornire, competenze e di costruire un modello di sviluppo socioecono­mico diffuso e sostenibil­e. Le nostre piccole e medie imprese, infatti, così come le nostre cooperativ­e, i nostri consorzi e i distretti produttivi vengono indicati dagli stessi africani come esempi e modelli da seguire. ».

Da come la mette, si tratta di un tipico scenario winwin, che va a reciproco vantaggio degli attori coinvolti.

«Esattament­e. Questo non vuol dire che l’Africa sia un affare semplice. Tutt’altro. Proprio per capire e conoscerlo meglio abbiamo pensato di dar vita al nostro lavoro, convinti che un’informazio­ne seria e costante, quindi non episodica, su questo continente sia una necessità primaria».

Non è un Paese

Dell’Africa ne parlano come fosse un grande Paese. Invece è un grande continente

Boom demografic­o Oggi gli africani sono 1,2 miliardi, 2,4 nel 2050 e arriverann­o a oltre 4,5 miliardi nel 2100

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CommercioI­l più grande centro commercial­e del Sud Africa vicino a Johannesbu­rg

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