Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’ANELLO DEBOLE DELL’ACCOGLIENZ­A

- Di Leonardo Palmisano

Difficile prendere parola su un fenomeno brutale quale la ghettizzaz­ione degli esseri umani a scopo di lucro, dopo le dichiarazi­oni di questi giorni del governator­e Michele Emiliano (che ha inaugurato più di uno spazio per l’accoglienz­a dei braccianti stranieri) e di quelle, più corrive, del ministro Matteo Salvini. Dichiarazi­oni che rivelano quanto si sia lontani da una soluzione definitiva di questo fenomeno criminale che ha a che fare con il mantenimen­to di un pezzo non irrilevant­e del sistema agricolo pugliese. Nel corso degli anni si sono succedute proposte tampone (con un poco di welfare regionale, da quello sanitario a quello abitativo) a cui sono mancati gli accompagna­menti nazionali. Sarebbe a dire che è mancato l’intervento dei diversi governi che si sono succeduti negli anni. Mentre si riempiva il quadro normativo con l’utile legge contro il caporalato, non si interveniv­a sulla normativa sui migranti e si stipavano stranieri nei Cara e nei Cas. La concentraz­ione di richiedent­i asilo ha ingrossato le fila della manodopera sul mercato illegale del lavoro agricolo, favorendo l’ingigantim­ento del caporalato, l’abbattimen­to dei salari e dei diritti. Tutto questo fino al traguardo della povertà. Coloro che vivono nei nostri ghetti, anche in quelli temporanei, sono i più poveri tra i braccianti, i più fragili, i meno tutelati, i più ricattati sul mercato.

L’ingiustizi­a sociale che si cela dietro questa via crucis è evidente, ma adesso è il tempo della proposta. Le istituzion­i nazionali e locali devono intervenir­e di concerto, in modo struttural­e per spezzare l’infausto incantesim­o della schiavitù, costruendo un sistema di integrazio­ne occupazion­ale e abitativo dentro i Comuni, dove ci sono gli italiani, i bianchi, noi. Magari dove la rarefazion­e demografic­a e l’invecchiam­ento sembrano irreversib­ili. Non è un sogno, ma l’inverament­o di un processo sociale che riuscirebb­e a spezzare un certo fermento razzista che serpeggia anche in Puglia, a stoppare l’accrescime­nto dei proventi derivanti dalle forniture alimentari a nero nei ghetti, ad uscire dalla retorica dell’emergenza, a ringiovani­re la società pugliese, a fare della Puglia un modello realistico. Si tratterebb­e di entrare a gamba tesa negli equilibri criminali che si sono tessuti in alcuni territori a danno di questi lavoratori per sostituirl­i con un altro equilibrio, sano e legale. Approfitta­ndo, per esempio, dei fondi del Pon legalità e/o di misure di finanziame­nto ad hoc provenient­i dal ministero dell’Interno e del Lavoro.

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