Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’ANELLO DEBOLE DELL’ACCOGLIENZA
Difficile prendere parola su un fenomeno brutale quale la ghettizzazione degli esseri umani a scopo di lucro, dopo le dichiarazioni di questi giorni del governatore Michele Emiliano (che ha inaugurato più di uno spazio per l’accoglienza dei braccianti stranieri) e di quelle, più corrive, del ministro Matteo Salvini. Dichiarazioni che rivelano quanto si sia lontani da una soluzione definitiva di questo fenomeno criminale che ha a che fare con il mantenimento di un pezzo non irrilevante del sistema agricolo pugliese. Nel corso degli anni si sono succedute proposte tampone (con un poco di welfare regionale, da quello sanitario a quello abitativo) a cui sono mancati gli accompagnamenti nazionali. Sarebbe a dire che è mancato l’intervento dei diversi governi che si sono succeduti negli anni. Mentre si riempiva il quadro normativo con l’utile legge contro il caporalato, non si interveniva sulla normativa sui migranti e si stipavano stranieri nei Cara e nei Cas. La concentrazione di richiedenti asilo ha ingrossato le fila della manodopera sul mercato illegale del lavoro agricolo, favorendo l’ingigantimento del caporalato, l’abbattimento dei salari e dei diritti. Tutto questo fino al traguardo della povertà. Coloro che vivono nei nostri ghetti, anche in quelli temporanei, sono i più poveri tra i braccianti, i più fragili, i meno tutelati, i più ricattati sul mercato.
L’ingiustizia sociale che si cela dietro questa via crucis è evidente, ma adesso è il tempo della proposta. Le istituzioni nazionali e locali devono intervenire di concerto, in modo strutturale per spezzare l’infausto incantesimo della schiavitù, costruendo un sistema di integrazione occupazionale e abitativo dentro i Comuni, dove ci sono gli italiani, i bianchi, noi. Magari dove la rarefazione demografica e l’invecchiamento sembrano irreversibili. Non è un sogno, ma l’inveramento di un processo sociale che riuscirebbe a spezzare un certo fermento razzista che serpeggia anche in Puglia, a stoppare l’accrescimento dei proventi derivanti dalle forniture alimentari a nero nei ghetti, ad uscire dalla retorica dell’emergenza, a ringiovanire la società pugliese, a fare della Puglia un modello realistico. Si tratterebbe di entrare a gamba tesa negli equilibri criminali che si sono tessuti in alcuni territori a danno di questi lavoratori per sostituirli con un altro equilibrio, sano e legale. Approfittando, per esempio, dei fondi del Pon legalità e/o di misure di finanziamento ad hoc provenienti dal ministero dell’Interno e del Lavoro.