Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Petizioni e liti, il Pd allo sfascio
In 1.600 chiedono l’espulsione di Emiliano. Ma in uscita ci sono 4 consiglieri regionali
Dopo la batosta elettorale, il Pd entra in una drammatica fase di scontro interno. Una petizione on line chiede sanzioni contro Emiliano (colpevole di aver boicottato la linea del partito). Il governatore non si cura e pensa ad altro: anche a trovare un’altra casa. Che, poi, è la stessa aspirazione di un gruppo di 4 democrat in Consiglio.
Il Partito democratico piomba nel caos: liti, scontri, accuse reciproche. Da qualche ora perfino una petizione on line per chiedere sanzioni disciplinari nei confronti di Michele Emiliano. Il governatore resta totalmente indifferente. Segno, per qualcuno, che mediti di uscire dal Pd. E mentre infuria la polemica, viene alla scoperta l’intergruppo in Consiglio regionale (sorto per iniziativa dei quattro consiglieri renziani) pronto a confluire in un «nuovo contenitore».
La sintesi: nessuno è disponibile a scommettere neppure un euro sul Pd, troppo rischioso avventurarsi a immaginarne il futuro, se ce ne sarà uno. Dopo lo stordimento seguito alla batosta elettorale, è esplosa una violentissima guerra intestina, segno dell’incapacità di elaborare una strategia condivisa. La dinamica è nazionale e la Puglia non è immune. Basti vedere quel che è successo negli ultimi giorni.
Venerdì Emiliano partecipa a Marina di Pulsano al convegno organizzato dai giovani di Fratelli d’Italia. A fine discussione i ragazzi gli regalano la loro maglietta e il governatore si fa fotografare con loro. Sabato e domenica la foto circola sul web, corredata di commenti indignati che invocano l’espulsione del governatore dal partito. Ieri mattina parte la petizione on line, sollecitata da «militanti di base». Nel frattempo Emiliano, domenica pomeriggio, in tv torna a cannoneggiare i «grandi furbacchioni del Pd» che hanno voluto portare il gasdotto Tap a Melendugno. Il governatore intravede «ragioni opache» nella scelta.
La petizione ha raccolto finora poco meno di 1.600 firme. Emiliano non se ne da per inteso. Del resto, va osservato, l’interlocuzione con chi sta fuori dal Pd è da sempre la sua strategia. È noto a tutti: solo gli ingenui possono pensare che egli abbia oltrepassato una qualche linea immaginaria. Il governatore ha sempre simpatizzato con la destra, allo scopo di attrarne i consensi. E negli ultimi anni ha cominciato ad ammiccare ai 5 Stelle. È un irregolare della politica, pronto sempre a dare torsioni nuove al suo agire. Basti dire che nel 2015 teorizza, in nome del superamento delle categorie di Destra e Sinistra, l’interlocuzione con tutti. Si fa sostenere da due liste civiche, intrattiene rapporti più o meno visibili con il centrodestra, nomina assessori tre grillini (che rifiutano). Nell’ultima campagna congressuale contro Renzi – viceversa – invoca uno spostamento «a sinistra» del Pd per recuperare i voti in uscita verso il M5S. Chiede, a questo scopo, il ripristino dell’abolito articolo 18. Insomma: un moto perpetuo sulle onde della politica. Il Pd è una casa che gli va stretta e c’è già chi prevede che ne stia cercando un’altra. «O il Pd fa la mossa del cavallo e si colloca su un nuovo versante – dice una personalità eminente dell’entourage di Emiliano – oppure Michele si chiamerà fuori». Gli schemi, con la saldatura dei populismi di Di Maio e Salvini, sono saltati. Si cercano prospettive nuove.
«Non firmiamo alcuna petizione – dice uno dei renziani in Consiglio – perché non ci interessa stare in questo partito a farci sbeffeggiare da Emiliano». Sembra uno sfogo, è qualcosa di più. È in atto un’azione da parte dell’ «intergruppo», la cui costituzione nei giorni scorsi ha molto infastidito Emiliano. Vi partecipano i 4 renziani, il popolare Cera, gli ex emilianisti Pendinelli e Liviano. Ora si stanno per aggiungere due consiglieri del centrodestra. L’obiettivo, dopo la constatata impossibilità ad interloquire con Emiliano, è costituire un nuovo contenitore. Al progetto starebbe lavorando Matteo Renzi. È possibile che la creatura nasca dopo la Leopolda indetta dall’ex premier per ottobre. Nelle intenzioni dei promotori dovrebbe essere il contenitore degli «europeisti» contro i populisti. «Altro che ammiccamento al M5S – dichiara uno dei renziani pronti a far le valigie – altro che liste civiche: questo atteggiamento non ha prodotto altro che lo spappolamento del Pd». L’aria è insana. Emiliano ieri ha riportato in giunta Gianni Giannini, dopo la conclusione dell’indagine che lo riguardava. Ma si è guardato bene dall’indicare gli altri due assessori mancanti. Avrebbe dovuto indicare un renziano, ma è un proposito che non gli va a genio. Il segretario del Pd, Marco Lacarra, osserva sgomento: «Non firmo alcuna petizione. La foto di Emiliano? No comment, ma la riflessione è facile». Sì molto facile. Il Pd è sull’orlo dell’implosione.
Laboratorio
Proprio dalla Puglia arrivano i segnali più chiari di un’imminente implosione del partito