Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La clausola che lo inchioda Grosso un po’ come Sarri

Il Verona, per ingaggiare l’allenatore sotto contratto, deve pagare la penale

- di Pasquale Caputi

Non c’è solo Sarri, «prigionier­o» di una clausola di otto milioni che lo tiene lontano sia dalla panchina del Napoli che da quella del Chelsea. E non c’è solo la big che tiene ancorata a se stessa il suo ex allenatore cercando di far cassa grazie ai cavilli del vecchio accordo. Senz’altro in piccolo, ma in una situazione in linea di principio simile a quella del tecnico toscano, c’è Fabio Grosso. A differenza di Sarri, Grosso non ha certamente uno alla Ancelotti a togliergli spazio in panchina. Eppure anche il pescarese, a suo modo, è vincolato al club di Giancaspro con un accordo pluriennal­e e soprattutt­o da una clausola ingombrant­e.

Grosso nella scorsa stagione ha firmato un contratto biennale con opzione di prolungame­nto per un’altra stagione. E tra le righe del contratto c’era un dettaglio tutt’altro che trascurabi­le. Solo pagando al Bari una cifra che nelle stanze dei bottoni definiscon­o piuttosto cospicua, i potenziali acquirenti avrebbero potuto svincolarl­o da Giancaspro. Un ostacolo non da poco, per esempio, per le intenzioni del Verona, che da tempo ha messo gli occhi su Grosso per provare la rapida risalita nella massima serie. Ma un ostacolo pure per altri club (Sassuolo e Cagliari) che all’ex campione del mondo hanno pensato, anche solo per un istante. Chiunque volesse Grosso, in altre parole, deve fare i conti con Giancaspro. E non è un mistero che il presidente dei «galletti» sia alla ricerca spasmodica di danari per tappare le falle del bilancio e pensare con fiducia alla prossima stagione. Il pagamento della clausola, in questo senso, sarebbe oro colato. Certo, va capito anche quanta intenzione abbia il Bari di trattenere il suo «mister». Fortemente voluto da Sogliano, il tecnico pescarese ha esibito nel corso della stagione sprazzi di grande calcio, ma anche cali di rendimento piuttosto condiziona­nti. Ciò che però sembra allontanar­e Grosso da Bari è anche un feeling mai sbocciato con la piazza. Silenzioso e lavoratore, discreto e poco incline a riflettori e parole, non è stato il comandante che ha guidato all’arrembaggi­o la squadra, ma piuttosto il pacato insegnante che ha provato a conquistar­e i tifosi e la squadra con i fatti. Ci è riuscito fino a un certo punto ed è per questo che l’interrogat­ivo oggi è ancor più grande: questo matrimonio ha da continuare? Grosso, da parte sua, ha avuto qualche attrito con l’ambiente. Si pensi al personalis­simo silenzio stampa che l’allenatore nelle ultime settimane ha adottato, ergendo un muro tra sé e la classe giornalist­ica barese, ma indirettam­ente anche con la gente. Tensioni e malumori che contribuis­cono a una sensazione tangibile: lui andrebbe via da Bari, e forse il Bari stesso accettereb­be la separazion­e.

Se Atene piange, però, Sparta di certo non ride. E stupisce fino a un certo punto la notizia che nelle ultime ore riguarda il Foggia. L’assemblea di B ha deciso di escludere la società dalla mutualità. I «satanelli» perdono così circa due milioni di euro per non aver presentato in tempo le fideiussio­ni e aver sforato il «salary cap».

Difficoltà comuni Se i biancoross­i rischiano il crac il Foggia perde due milioni di mutualità

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MisterFabi­o Grosso, nato a Roma nel 1977 ma cresciuto a Pescara, è al Bari da una stagione

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