Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I MERIDIONALI DA DIVANO
La presa di potere della Lega sembra che abbia riaperto il vaso di Pandora degli stereotipi contro i meridionali che erano stati provvisoriamente messi nel cassetto per essere riformulati, senza rilevanti variazioni, a proposito dei maghrebini. Incoraggiato probabilmente dal successo di Matteo Salvini e nella speranza che la crociata contro gli africani si estenda anche ai meridionali, Flavio Briatore - simbolo riconosciuto delle ostentazioni dei nuovi ricchi - ha dato fuoco alle polveri con affermazioni che probabilmente diversi esponenti della Lega condividono ma hanno l’intelligenza di tacere. In una intervista radiofonica al programma La Zanzara su Radio24 il nostro ha tirato fuori i più vieti ed offensivi luoghi comuni sui meridionali. Un autentico florilegio. «Se adesso danno pure un reddito di cittadinanza, questa mi sembra una follia vera. Per me è una follia perché paghi la gente che sta sul divano. Sul divano ci sono già gratis, poi addirittura li paghi. Prenderanno il divano a due piazze». Affermazione che ripropone – attualizzata – quella classica degli anni ‘50 dei meridionali che non pagano le tasse e vivono alle spalle dell’Italia che lavora. Il non pagare le tasse stavolta Briatore l’ha dovuto mettere tra parentesi, visto che per reati fiscali proprio lui è stato condannato nel 2015 a un anno di reclusione (accise sul carburante e tasse d’importazione non pagate per il suo mega yacht di dimensioni fantozziane).
Non credo che Briatore abbia frequentazione di libri, soprattutto di quelli senza figure. Gli consiglierei altrimenti di dare un’occhiata al bel saggio del 1962 di Anna Anfossi nel volume su Immigrazione e industria. Vi troverebbe i risultati di una ricerca sugli stereotipi sui meridionali presentati ad un campione di piemontesi. Il 42% per cento degli intervistati affermava che i meridionali non hanno voglia di lavorare, il 43% che in fondo sono africani, il 52% che cercano sempre di fregare il prossimo ed infine che fanno tanti figli e poi pretendono che siano gli altri a mantenerli (l’83%). Erano gli anni della migrazione di massa da un Mezzogiorno povero e disperato, anni in cui a Torino c’erano cartelli per case che non si affittavano ai meridionali o offerte di lavoro che specificavano che non valevano per gli ingegneri laureati a Bari. Da allora è passato mezzo secolo e gli stereotipi li hanno abbattuti i milioni di meridionali che hanno costruito con lavoro e intelligenza l’Italia moderna, a partire da quella industriale del Nord. A riempirsi la bocca dei vecchi stereotipi sono rimasti per fortuna solo pochi lumbard e qualche cretino.