Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Viesti, l’economista tifoso «Ora temiamo il peggio»
L’economista-tifoso Viesti: «Il futuro di Giancaspro? Non riesco a immaginarlo»
Sostiene, a stagione terminata, che sia stato un anno buttato. Ma soprattutto, anche alla luce dell’ennesima inchiesta che vede indagato il presidente Cosmo Giancaspro, teme che il peggio debba ancora venire. Gianfranco Viesti, economista ma soprattutto supertifoso biancorosso, dice la sua sul difficile momento del Bari.
Non è solo un apprezzato BARI economista, tra i più stimati nel suo settore: Gianfranco Viesti è tifosissimo del Bari, e segue con apprensione le vicende della sua squadra. Tra problemi di bilancio e inchieste della Procura, la situazione non è rosea. E lui, come tutti, palesa le sue preoccupazioni.
Professor Viesti, che idea si è fatto di questo Bari?
«È stato un anno buttato. Tanti giocatori ma poche idee di gioco, un andamento molto altalenante, risultato del tutto deludente».
Secondo lei a cosa è dovuto questo ennesimo flop?
«A me è sembrato poco chiaro il progetto di squadra. Tantissimi e costosi giocatori, continuo cambiamento dei titolari, la responsabilità è più dell’insieme che dei singoli».
La penalizzazione non è stata una bella figura.
«Non è cosa da poco. Ci è costata tecnicamente lo spareggio perché con quel risultato, al San Nicola, saremmo passati. Non saremmo comunque andati lontano, credo, ma il calcio è imprevedibile. Non è bello che la società cada su una cosa del genere».
Perché secondo lei il Bari non riesce a costruire un progetto solido e duraturo?
«È difficile dirlo. È un po’ di anni che abbiamo una sorta di maledizione, non si riesce mai a pianificare il futuro, puntando sui giovani, con un percorso ragionevole. Va detto che il calcio è una materia complicata. Ci sono molte società che con la programmazione vanno in A, hanno buoni risultati anche in piazze meno grandi. Pur non avendo troppe risorse, sanno usarle meglio di noi».
Rimpiange l’era Matarrese?
«L’era Matarrese ci ha dato molte luci, anche se nell’ultima fase è stata caratterizzata da qualche ombra. I Matarrese garantivano continuità, con loro abbiamo raggiunto risultati che poi non si sono più visti. Va detto che il ciclo sembrava essersi esaurito».
Ritiene che il Bari di Giancaspro possa avere un futuro stabile?
«Non ne ho idea, non conosco né la persona né la situazione. Certo, basandomi sulla vicenda della penalizzazione e su quel che leggo, non ne sono sicuro».
E pensare che la piazza barese viene ritenuta in maniera quasi univoca da serie A.
«Abbiamo un bacino molto ampio, di tifosi e di possibili spettatori. Non dovrebbe essere impossibile, con una buona programmazione, avere una posizione migliore di quella che abbiamo. Non sogniamo l’impossibile, ma solo una posizione ragionevole rispetto alla dimensione del territorio. Siamo peggio di come potremmo essere».
Nei prossimi giorni ci sarà l’assemblea dei soci. Non pensa che si proceda un po’ a tentoni?
«Forse sì, ma senza conoscere bene la situazione è difficile giudicare. A vederla da fuori, è senz’altro così».
Ritiene che lo stadio possa essere una chiave di volta?
«Lo stadio forse può fare la differenza, ma non è sicuro. Il San Nicola è una struttura molto particolare, è nata in un mondo diverso. Va detto che molte società hanno incassi dalla gestione immobiliare, dal marketing, dal merchandising. Un’azienda programmata funziona meglio».