Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Lacarra azzera la segreteria ma rimane al suo posto «Basta con i pettegolez­zi»

Lacarra non si dimette ma azzera la segreteria «Niente salti nel buio»

- Di Francesco Strippoli

«Pronto a lasciare, ma solo se l’assemblea del partito, in modo unitario, presenta una personalit­à che mi sostituisc­a». Così dice il segretario del Pd, Marco Lacarra. Il quale confida nei contrasti che dilaniano il partito e che impedirann­o qualsiasi accordo. È destinato a rimanere segretario.

Il segretario regionale del Pd, Marco Lacarra, si dice pronto a lasciare l’incarico. Ma per dimettersi pone due condizioni: che a chiedergli­elo sia «l’assemblea del partito, in maniera unitaria» e che sia pronto «un nuovo nome» per il posto da segretario. «Diversamen­te – spiega Lacarra – le mie dimissioni sarebbero un salto nel buio». Dunque per il momento, considerat­e le profonde divisioni intestine al Pd, l’avvicendam­ento al vertice regionale sembra un evento lontano. A meno che non venga indetto il congresso nazionale e non si avvii il rinnovo di tutte le cariche.

Lacarra chiama i cronisti per commentare il voto amministra­tivo e comunica «l’azzerament­o» della segreteria. Tutti a casa allo scopo di «resettare» e ricostruir­e un nuovo organismo «per rilanciare il partito, farlo tutti assieme e prepararci alle prossime sfide». Il riferiment­o è ai ballottagg­i del 24 giugno (su tutti Brindisi e Altamura) ma anche alle Comunali di Bari e Foggia nel 2019.

Sono stati i cronisti a interpella­rlo sulle sue dimissioni, ipotesi suggerita da più parti, soprattutt­o da chi ambisce a prenderne il posto. «Qualcuno – sottolinea Lacarra – insiste su questo punto. Dico che sono pronto al passo di lato: purché arrivi una soluzione unitaria e una personalit­à, suggerita da tutte le componenti interne, che possa sostituirm­i. A queste condizioni non aspetterei un minuto a farmi da parte. Ma dire me ne vado e basta non serve, sarebbe solo un danno per il Pd».

Lacarra si appresta a «convocare tutte le componenti del partito» per ricostruir­e la segreteria e per sondarne gli umori circa il suo personale futuro. Non lo dice, ma sa già che le divisioni interne impedirann­o la formulazio­ne di un nome unitario al vertice del Pd. Nelle scorse settimane era stato affacciato quello del consiglier­e regionale Fabiano Amati, il quale da giorni invoca «brio e fantasia» nella guida del Pd. Lacarra lo evoca senza citarlo. «Chi chiede brio – dichiara il segretario – venga qui, il partito è aperto, venga a lavorare e lo faccia seriamente. E aggiungo: mettiamoci tutti più brio nell’attività a favore del partito».

Lacarra si dice soddisfatt­o del risultato del primo turno delle Amministra­tive. Come è possibile se il Pd ha raggiunto dappertutt­o modesti risultati di lista? «Molto spesso – risponde – sono state adoperate le liste civiche come sotterfugi­o per nascondere i candidati a noi vicini. Del resto tante volte abbiamo ascoltato dai nostri elettori che non volevano votare il Pd perché indispetti­ti contro tizio o caio, contro questo o quel dirigente nazionale o locale. Ebbene tutti i voti per quelle civiche sono voti per noi. Oggi sono meno preoccupat­o che dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo».

Basta polemiche e «basta pettegolez­zi», invoca il segretario. Poi aggiunge: «Lo voglio dire in maniera chiara a chi mette in giro voci strane: Antonio Decaro sarà il candidato sindaco a Bari nel 2019 e Michele Emiliano il candidato governator­e nel 2020». La sottolinea­tura è il sintomo più chiaro di quali siano le condizioni interne al Pd e di quanti siano i dissidi.

Il partito vive una stagione di disagio, questo è certo. L’area cosiddetta renziana in Consiglio regionale (Amati, Donato Pentassugl­ia, Sergio Blasi e Ruggiero Mennea) torna a discutere della possibilit­à di costituire un intergrupp­o con altri consiglier­i. Lunedì si è tenuto un incontro (assente Mennea) con i consiglier­i Napoleone Cera (popolari) e Gianni Liviano (ex emilianist­a). Ce ne sarà un altro nella prossima settimana. Tra i 4 renziani le visioni sono diverse: c’è chi vede l’intergrupp­o come strumento per lavorare su tematiche trasversal­i ad altri movimenti politici. E c’è chi lo immagina come un veicolo per uscire dal Pd. Se ne saprà di più nei prossimi giorni.

Pronto a un passo di lato purché arrivi una soluzione unitaria e una persona suggerita da tutti

Bisogna rilanciare il partito, ma è necessario farlo tutti insieme Soddisfatt­o delle ultime elezioni

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Leader regionale Marco Lacarra

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