Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Lacarra azzera la segreteria ma rimane al suo posto «Basta con i pettegolezzi»
Lacarra non si dimette ma azzera la segreteria «Niente salti nel buio»
«Pronto a lasciare, ma solo se l’assemblea del partito, in modo unitario, presenta una personalità che mi sostituisca». Così dice il segretario del Pd, Marco Lacarra. Il quale confida nei contrasti che dilaniano il partito e che impediranno qualsiasi accordo. È destinato a rimanere segretario.
Il segretario regionale del Pd, Marco Lacarra, si dice pronto a lasciare l’incarico. Ma per dimettersi pone due condizioni: che a chiederglielo sia «l’assemblea del partito, in maniera unitaria» e che sia pronto «un nuovo nome» per il posto da segretario. «Diversamente – spiega Lacarra – le mie dimissioni sarebbero un salto nel buio». Dunque per il momento, considerate le profonde divisioni intestine al Pd, l’avvicendamento al vertice regionale sembra un evento lontano. A meno che non venga indetto il congresso nazionale e non si avvii il rinnovo di tutte le cariche.
Lacarra chiama i cronisti per commentare il voto amministrativo e comunica «l’azzeramento» della segreteria. Tutti a casa allo scopo di «resettare» e ricostruire un nuovo organismo «per rilanciare il partito, farlo tutti assieme e prepararci alle prossime sfide». Il riferimento è ai ballottaggi del 24 giugno (su tutti Brindisi e Altamura) ma anche alle Comunali di Bari e Foggia nel 2019.
Sono stati i cronisti a interpellarlo sulle sue dimissioni, ipotesi suggerita da più parti, soprattutto da chi ambisce a prenderne il posto. «Qualcuno – sottolinea Lacarra – insiste su questo punto. Dico che sono pronto al passo di lato: purché arrivi una soluzione unitaria e una personalità, suggerita da tutte le componenti interne, che possa sostituirmi. A queste condizioni non aspetterei un minuto a farmi da parte. Ma dire me ne vado e basta non serve, sarebbe solo un danno per il Pd».
Lacarra si appresta a «convocare tutte le componenti del partito» per ricostruire la segreteria e per sondarne gli umori circa il suo personale futuro. Non lo dice, ma sa già che le divisioni interne impediranno la formulazione di un nome unitario al vertice del Pd. Nelle scorse settimane era stato affacciato quello del consigliere regionale Fabiano Amati, il quale da giorni invoca «brio e fantasia» nella guida del Pd. Lacarra lo evoca senza citarlo. «Chi chiede brio – dichiara il segretario – venga qui, il partito è aperto, venga a lavorare e lo faccia seriamente. E aggiungo: mettiamoci tutti più brio nell’attività a favore del partito».
Lacarra si dice soddisfatto del risultato del primo turno delle Amministrative. Come è possibile se il Pd ha raggiunto dappertutto modesti risultati di lista? «Molto spesso – risponde – sono state adoperate le liste civiche come sotterfugio per nascondere i candidati a noi vicini. Del resto tante volte abbiamo ascoltato dai nostri elettori che non volevano votare il Pd perché indispettiti contro tizio o caio, contro questo o quel dirigente nazionale o locale. Ebbene tutti i voti per quelle civiche sono voti per noi. Oggi sono meno preoccupato che dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo».
Basta polemiche e «basta pettegolezzi», invoca il segretario. Poi aggiunge: «Lo voglio dire in maniera chiara a chi mette in giro voci strane: Antonio Decaro sarà il candidato sindaco a Bari nel 2019 e Michele Emiliano il candidato governatore nel 2020». La sottolineatura è il sintomo più chiaro di quali siano le condizioni interne al Pd e di quanti siano i dissidi.
Il partito vive una stagione di disagio, questo è certo. L’area cosiddetta renziana in Consiglio regionale (Amati, Donato Pentassuglia, Sergio Blasi e Ruggiero Mennea) torna a discutere della possibilità di costituire un intergruppo con altri consiglieri. Lunedì si è tenuto un incontro (assente Mennea) con i consiglieri Napoleone Cera (popolari) e Gianni Liviano (ex emilianista). Ce ne sarà un altro nella prossima settimana. Tra i 4 renziani le visioni sono diverse: c’è chi vede l’intergruppo come strumento per lavorare su tematiche trasversali ad altri movimenti politici. E c’è chi lo immagina come un veicolo per uscire dal Pd. Se ne saprà di più nei prossimi giorni.
Pronto a un passo di lato purché arrivi una soluzione unitaria e una persona suggerita da tutti
Bisogna rilanciare il partito, ma è necessario farlo tutti insieme Soddisfatto delle ultime elezioni