Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
PURCHÉ SIA VERA ACCOGLIENZA
Nella Puglia dei nuovi schiavi
La cosa peggiore che possa accadere ai sogni è che diventino realtà. Il sogno di una vita migliore - anzi di una vita e basta - di migliaia di migranti si trasforma in incubo appena mettono piede a terra. Sono scappati da una vita miserabile, fatta di dolore, schiavismo, lavori pagati tre dollari al giorno, case di cartone, malattie, mancanza di assistenza. E si ritrovano a vivere nel paradiso dei loro sogni, l’Italia. Dove vivono in baracche di cartone, si spaccano la schiena sotto il sole a tre euro al giorno, non hanno ospedali, assistenza, servizi. Peggio di un incubo può esserci solo una beffa. È questo il terreno della discussione sul fenomeno epocale delle migrazioni dal sud del mondo verso il nord ricco e benestante, la terra dei diritti e del rispetto dell’uomo. A questi dannati della terra nemmeno le briciole del nostro benessere, nessun diritto che non sia quello di essere parte consistente del capitale delle grandi aziende di mafia che a tutto sovrintendono. Sono loro a dirigere le migrazioni attraverso i deserti, le mafie libiche. Poi passano in consegna la “merce” umana a quelle italiane, che ne prendono la gestione attraverso la rete fittissima di organizzazioni dal volto legale, vedi Mafia capitale, oltre a quelle classiche dei clan.
Le vite di queste persone non cambiano, peggiorano. Ammassati in campi orrendi del degrado, merci avariate da sostituire periodicamente con merce fresca. Le campagne del Foggiano o quelle del Brindisino, come le altre di Campania, Calabria e Sicilia, raccontano di santuari del dolore e della vergogna per tutti noi. Le immagini che tanti giornalisti ci mostrano sono raccapriccianti, e sono girate qui dietro casa, dietro i nostri quartieri eleganti, accanto ai villaggi turistici ed ai resort di lusso. Non si può nemmeno dire che vengano trattati come animali, ché gli animalisti almeno sanno difendere i loro protetti. È la faccia orribile dell’accoglienza, quella della memoria che scompare dopo l’attracco, di chi si sente in pace con la coscienza per averli accolti. Occorrerebbero meno soldi di quelli che servono per innaffiare il prato dello stadio di Bari per allestire questi villaggi con i container, per dire. Garantirebbero condizioni minime di vivere umano a quelle persone che abbiamo accolto con una gioia che si ferma alle banchine dei porti. I sindaci che mostrano il petto alle telecamere, dicendosi pronti a violare ogni divieto pur di accogliere, non fanno nulla perché vengano eliminate le vergogne dei ghetti.
Ma no, questo è lavoro oscuro, non rende come immagine quanto i proclami. Amministratori di ben altra tempra seppero affrontare l’emergenza albanesi, e la capacità di inserire questi immigrati nella vita sociale diede risultati che oggi sono una realtà. Ma resta irrisolto e colpevolmente ignorato il macigno mafie: sono loro a gestire il “dopo” sbarchi in ogni aspetto. Lo Stato e le amministrazioni fanno da palo. Quanto costa un migrante a comprarlo sul mercato degli schiavi? Nulla. Quanto rende alle mafie che se ne prendono “cura”? il 100% dei profitti possibili. L’emergenza è questa. L’accoglienza è un dovere sacro, diremmo. Ma l’abbandono dopo l’accoglienza è un crimine orribile. Non sono il mare e le navi il problema, ma la terra promessa. E negata.