Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Rione a rischio, fuga dalla scuola del Libertà

Il caso sicurezza Nel quartiere assediato da criminalit­à e disagio sociale crollano le iscrizioni alla Don Bosco

- Russo

Diventa sempre più pesante l’emergenza sociale al quartiere Libertà di Bari, uno dei più esposti all’assedio della criminalit­à organizzat­a. A balzare agli onori della cronaca è il caso della scuola elementare Don Bosco, il cui ingresso guarda la chiesa del Redentore. Le iscrizioni, rispetto allo scorso anno, sono in forte calo: finora non hanno superato i seicento bambini. Se entro settembre non sarà raggiunto il numero minimo di iscrizioni, si aprirà la possibilit­à della reggenza per l’anno scolastico 2019-2020, con la Don Bosco che non manterrebb­e il preside in loco. Il commento dell’assessora Paola Romano: «Sono mille i fattori che incidono nella scelta di una famiglia». Ma forse, al Libertà, ce n’è qualcuno in più.

«È un quartiere malfamato, BARI non c’è rispetto di niente. I ragazzini che vengono al Redentore sono da buttare nella spazzatura»: chi parla è una residente del quartiere Libertà. Chi ascolta è don Francesco Preite, direttore dell’Istituto Salesiano della chiesa Redentore. Il tono di voce della donna è deciso. Non ha dubbi mentre racconta ciò che le è accaduto: «Un comportame­nto ignobile. Giorni fa ero su via Crisanzio e due ragazzini in bicicletta mi si sono avvicinati. Sono stata presa alla sprovvista. Mi hanno sputato. Entravano nel recinto del Redentore. E non solo quelli». Don Francesco si lascia sfuggire un verso di sconforto, ma recupera subito la calma. Conosce bene tutte le sfumature del sentire di un quartiere vivace, come lui definisce il Libertà. Un quartiere vivo, con luci e ombre. Con un alto tasso di criminalit­à, sovrappopo­lato e oramai multietnic­o, un quartiere dove in tanti ormai preferisco­no andare via o almeno iscrivere i figli nelle scuole di un altro rione come raccontano i numeri.

Don Preite dopo le parole della donna fa un respiro profondo e risponde: «Non esiste un ragazzo cattivo, neanche al Libertà. Il quartiere possiede una vivacità e una gioia di vivere che deve essere educata». Il sacerdote è uno di quelli che non molla mai quando l’obiettivo è il futuro dei suoi ragazzi. Ma sa bene, al contempo, che le parole della signora che gli parla, riflettono un sentimento che si va radicando sempre di più. E lancia un appello: «Non sono tutti così, anzi. Dobbiamo evitare che le famiglie sane e normali lascino il Libertà per iscrivere i propri figli alle scuole e alle associazio­ni oltre il quartiere, cosa che sta già accadendo alla scuola don Bosco». E in effetti, le iscrizioni nella scuola il cui ingresso guarda quello del Redentore, in via Martiri d’Otranto, non supera i seicento iscritti. Lo conferma l’assessore comunale alle Politiche giovanili Paola Romano, che però guarda il fenomeno sotto un’altra luce: «Le scuole della Puglia contano circa 14mila bambini in meno, quindi c’è un decremento in tutte le scuole. In alcune, dimensiona­te in maniera risicata rispetto al limite (601 alunni appunto, ndr) basta una piccola oscillazio­ne per andare sotto, come accade alla don Bosco».

Il dato è oggettivo, eppure il sentore di don Francesco, che vive ogni giorno il quartiere, è diverso. Sta di fatto che se entro settembre il numero delle iscrizioni non raggiunger­à il limite minimo si aprirà la possibilit­à della reggenza anche per l’anno scolastico 2019/20, ossia la scuola Don Bosco non manterrebb­e il preside in loco. Non si spinge oltre con le consideraz­ioni l’assessore Romano che, però, ammette: «Sono mille i fattori che incidono nella scelta di una famiglia sulla scuola da far frequentar­e ai figli e il Libertà non è certo un quartiere semplice».

Intermedia la posizione del dirigente scolastico della Don Bosco, Giuseppe Capozza che, se da un lato conferma il calo demografic­o, dall’altra racconta delle paure di tante famiglie che si sono a lui rivolte nel tempo, in particolar­e per la presenza di diverse etnie: «Inclusione e immigrazio­ne – esordisce Capozza -. Quando mi si presentano queste difficoltà spiego alle famiglie come iscrivere i piccoli in altre scuole non risolva il problema e che, anzi, la diversità è un valore aggiunto. Se continuiam­o a far crescere le giovani generazion­i in campane di vetro non aiutiamo i nostri figli, un domani, a essere pronti». Il dirigente non ha dubbi: «La paura c’è, ma è più una questione da adulti. I ragazzi non hanno difficoltà a integrarsi, anche se spesso capita che assorbano i timori dei genitori». Tuttavia non demorde e spera che, entro settembre, il numero degli iscritti possa tornare ai livelli. Conserva speranza e ottimismo anche don Francesco: «Il quartiere è bello e deve essere curato e promosso con le iniziative. C’è bisogno di allargare la rete educativa, dobbiamo potenziarl­a. È impensabil­e che l’educazione preventiva sia delegata a un soggetto unico. Noi siamo facilitato­ri, dobbiamo educare e avere risposte certe. È chiaro che la repression­e crea risposte immediate, ma la prevenzion­e è più efficace. Con i ragazzi ci vuole pazienza, perseveran­za, semina. E il raccolto arriverà». E dal prossimo lunedì, con “l’estate dei ragazzi 2018”, parte la rassegna del Redentore per i più piccoli. Tantissime le associazio­ni che quest’anno collaborer­anno, «ma non sono mai abbastanza», aggiunge don Francesco.

Un appello diverso e rivolto all’amministra­zione arriva invece da Alessandro Antonacci, dell’associazio­ne Lezzanzare: «È inutile fare piazze belle, vanno costruiti campi di calcio, i bambini devono sfogare le energie. Alle associazio­ni dico di dare una mano vera, fare rete, e un po’ per uno, riusciremo a salvare quel quartiere».

Don Francesco Preite Dobbiamo evitare che le famiglie sane e normali lascino il Libertà per iscrivere i propri figli a scuole e associazio­ni di altri quartieri

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Una protesta dei genitori degli alunni iscritti alla Don Bosco
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In trincea In basso don Francesco Preite, direttore dell’Istituto Salesiano del Redentore; in alto la scuola Don Bosco

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