Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
No ai privati, è guerra dei rifiuti
Ambiente Il confindustriale Albanese: pronti ad agire con i ricorsi. A Foggia le prime 120 tonnellate da Roma La rivoluzione di Emiliano: impianti pubblici, differenziata al 65%. L’ira dei gestori
La guerra dei rifiuti era già iniziata, ma dopo la presentazione del nuovo piano regionale si entra nel vivo. L’aggiornamento voluto da Emiliano punta su impianti pubblici: «Alcuni imprenditori speravano non avessimo la forza di presentarlo, ma a noi il coraggio non manca». Coraggio che dovrà passare per il giudizio dei tribunali amministrativi. E non solo. «Vedremo se lo possono fare rispettando la legge», commenta Antonio Albanese, nome noto della Puglia nel settore rifiuti.
Un piano regionale dei rifiuti BARI che, almeno in questa prima fase, è fatto di dichiarazioni d’intenti: obiettivi e tecnologie da utilizzare per chiudere il ciclo senza “irritare” i territori. Perché per la localizzazione dei nuovi impianti (di cui non si conoscono neanche capacità di trattamento e distribuzione territoriale) si «lavorerà con la manifestazione d’interesse dei Comuni». Michele Emiliano, governatore della Puglia, annuncia la “ripubblicizzazione” della filiera dei rifiuti in un incontro con la stampa che precede la consultazione aperta con gli
stakeholders nella casa della partecipazione della Fiera del Levante (il 26 e il 28 giugno prossimi). «La nuova strategia — ha detto il magistrato in aspettativa — è centrata sull’avvio di impianti pubblici e per questo è rivoluzionario rispetto al passato. Alcuni grandi imprenditori speravano non avessimo la forza di presentarlo, ma a noi il coraggio non manca e voglio chiarire che il piano non ha intenzione di distruggere le aziende private. I privati sono benvenuti, ma l’epoca in cui erano loro a costruire la strategia è finita. In questa maniera sarà più equilibrato e con maggiore concorrenza anche tutto il mercato della filiera del riciclo industriale».
La rivoluzione di Emiliano parte dagli appalti per costruzione e concessione di impianti la cui attuazione è demandata all’agenzia regionale Ager (guidata dal commissario Gianfranco Grandaliano): tre strutture per il trattamento della frazione organica da rifiuto urbano (Foggia, Pulsano e Soleto), una per il percolato, due per lo spazzamento dei rifiuti da pulizia stradale, tre rispettivamente per vetro, plastica e carta-cartone, uno di trattamento meccanico biologico (Brindisi) per selezionare combustibile solido secondario e un impianto di Css EoW. Il tutto con dotazione di 125 milioni derivanti anche dal patto per il Sud. «Le localizzazioni e i quantitativi — spiega Grandaliano — saranno definiti entro la fine dell’estate».
Il piano parte dalla constatazione che la produzione di rifiuti diminuisce: al 2017 la quantità complessiva è calata del 12,2% rispetto al dato del 2010 (nel 2016 è di 1,8 milioni di tonnellate). «Sarebbe interessante sapere — commenta Antonio Trevisi, consigliere regionale del M5S — se quel dato è influenzato anche dalle tonnellate di immondizia abbandonate per le campagne di tutta la Puglia. La svolta di Emiliano? Mi sembra ancora in stato embrionale e comunque tutta da approfondire». All’esponente del M5S non tornano le indicazioni sugli impianti per il trattamento dell’organico che la Regione indica prioritariamente in anaerobico (ovvero producono anche introiti da biogas). «Sono strutture — conclude Trevisi — che generano un compost di minore qualità e rappresentano un livello di rischiosità più elevato. L’aerobico, invece, utilizza ossigeno, è più naturale e può essere frazionato in strutture più piccole».
Il problema dell’organico è legato alla dinamica della raccolta. Quella differenziata nel 2017 è al 42% ed entro il 2020 l’intento è di portarla al 65%. Si recupera solo il 10% della plastica, ancora meno nella frazione del metallo (la performance peggiore è il materiale elettrico-elettronico). Oltre il 60% di carta e cartone torna a nuova vita, come il legno (oltre 50%). E le discariche?
In diminuzione
I rifiuti nella regione sono in diminuzione ma sfuggono ai dati quelli abbandonati
Sono attivi dodici siti di conferimento — è riportato nel documento — e si manterrà l’autosufficienza regionale senza aprirne nuove».
Infine, c’è anche un passaggio sui fanghi, tra cui quelli prodotti dalla depurazione di Aqp. La strategia è destinarli in agricoltura per il 40% (ma i suoli agricoli dove conferire mancano) e puntare sul recupero energetico 10% (da combustione negli impianti di Css EoW). Tutto è ancora da definire.