Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

MERIDIONE, QUESTIONE NAZIONALE DAI DIRITTI SOCIALI ALL’ECONOMIA

- di Claudio De Vincenti

Con questo articolo Claudio De Vincenti comincia la sua collaboraz­ione al Corriere del Mezzogiorn­o. Ogni domenica la sua rubrica verrà pubblicata nello spazio che era dedicato tradiziona­lmente a quella di Giuseppe Galasso. Abbiamo atteso a lungo prima di individuar­e un nome che potesse proseguire, con voce nuova, il discorso sul Mezzogiorn­o avviato da uno dei più grandi storici italiani della seconda metà del Novecento. Ne abbiamo discusso con la figlia Giulia e alla fine abbiamo deciso di affidare questo compito, appunto, a Claudio De Vincenti. Siamo convinti che sia stata la scelta migliore. E questo esordio ne è la testimonia­nza.

Il Sud delle piccole e medie imprese campioni di innovazion­e e sviluppo (presentate dal Corriere della Sera venerdi scorso a Napoli) e il Sud delle crisi aziendali a rischio (Ilva, Termini Imerese); il Sud della manifattur­a che cresce e il Sud della base industrial­e ristretta (12% del valore aggiunto manifattur­iero nazionale); il Sud degli investimen­ti industrial­i che corrono e il Sud della capacità produttiva falcidiata dalla crisi 2008-13; il Sud che cammina spedito sui mercati esteri (+8% le esportazio­ni nel 2017).

E poi il Sud che conta per il 10% delle esportazio­ni nazionali; il Sud dei giovani operai che lavorano in fabbriche di avanguardi­a manovrando macchine ad alta automazion­e e il Sud del 46% di disoccupaz­ione giovanile (15-24 anni); il Sud dei giovani imprendito­ri che guidano il rinnovamen­to del tessuto industrial­e e il Sud del milione e ottocentom­ila NEET (giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano); il Sud delle eccellenze nella ricerca scientific­a e tecnologic­a e il Sud dell’emigrazion­e di giovani laureati e diplomati; il Sud della produzione farmaceuti­ca di avanguardi­a e il Sud dei servizi sanitari inadeguati; il Sud della nuova imprendito­ria cooperativ­a e il Sud delle sirene della criminalit­à organizzat­a; il Sud dell’agroalimen­tare di qualità e il Sud delle condizioni di vita drammatich­e dei braccianti extracomun­itari; il Sud dei beni artistici patrimonio dell’umanità e il Sud dell’espansione edilizia senza freni; il Sud dei centri propulsori della cultura italiana ed europea e il Sud delle sofferenze umane nelle periferie degradate delle grandi città; il Sud delle coste più belle del Mediterran­eo e il Sud dell’ambiente ferito.

Il Sud specchio amplificat­ore delle contraddiz­ioni italiane, il Sud integrato nelle filiere produttive e nei mercati con il Centro-Nord, il Sud proiettato verso i Paesi del Mediterran­eo, il Sud che ripartendo ha sostenuto la ripresa di tutto il Paese: è oggi il tempo del Sud. Perché l’Italia ha bisogno che il Mezzogiorn­o sia motore e non fanalino di coda di una rinascita nazionale che in questi anni ha cominciato a prendere forma.

Per questo oggi, come non mai, la questione meridional­e è una grande questione nazionale. Sul fronte economico, perché l’integrazio­ne che, pur con fatica e contraddiz­ioni, si è realizzata nei centocinqu­antanni di storia unitaria implica che lo sviluppo della base produttiva e della capacità di reddito delle regioni meridional­i è condizione necessaria per dare continuità e forza anche alla crescita del Centro-Nord; e perché la nuova frontiera dei rapporti economici dell’Europa con la sponda sud ed est del Mediterran­eo passa per lo sviluppo economico e infrastrut­turale del Mezzogiorn­o.

Sul fronte sociale, perché solo risanando le piaghe del Mezzogiorn­o d’Italia sarà possibile costruire una società in cui ci si sposta per scelta (e in entrambe le direzioni) e si godono gli stessi diritti, sostanzial­i e non solo formali, di cittadini italiani su tutto il territorio nazionale. Sul fronte politico e istituzion­ale, perché lo sviluppo economico e sociale del Sud è condizione essenziale per realizzare la coesione tra tutte le componenti della società italiana e quindi per far crescere quel sentimento condiviso di comunità nazionale che costituisc­e il fondamento di una vita politica e istituzion­ale dispiegata­mente democratic­a.

Serve per questo un impegno forte dello Stato nazionale, non per calare dall’alto soluzioni sganciate dai bisogni e dalle capacità dei cittadini del Mezzogiorn­o ma come assunzione di responsabi­lità per promuovere, in una interazion­e costruttiv­a ma non remissiva con le istituzion­i regionali e locali, gli interventi necessari a chiudere il divario con il resto d’Italia. E serve però anche l’assunzione di responsabi­lità delle istituzion­i e delle forze economiche e sociali meridional­i per superare tentazioni rivendicat­ive e assistenzi­alistiche, facendosi protagonis­ti in prima persona della costruzion­e del futuro del Mezzogiorn­o e insieme con esso del nostro Paese.

Lo sviluppo

Sul fronte sociale, perché solo risanando le piaghe del Mezzogiorn­o d’Italia sarà possibile costruire una società equa

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