Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Per niente Candida

- di Candida Morvillo

Cara Candida, io e il mio compagno siamo due sessantenn­i prossimi alla pensione. Ci amiamo da vent’anni rispettand­o la regola aurea di vivere separati. Abbiamo avuto carriere impegnativ­e, e alla fine credo che entrambi abbiamo sempre creduto nella necessità di mantenere il mistero. Le coppie smettono di amarsi perché uno dei due russa, l’altro lascia i calzini in giro. Siamo sembrati bizzarri a tutti i nostri amici, squinterna­ti o egoisti o incapaci di amare davvero. Ma è stato sempre bello ritrovarci a cena fuori dopo una doccia anziché sfatti mentre tornavamo a casa, ognuno reduce da una giornata pesante. Abbiamo fatto viaggi, ci siamo coccolati, abbiamo litigato meno di tutte le coppie che conosciamo. Tornassi indietro, rifarei tutto daccapo. Ora succede che, programman­do il ritiro, ci siamo guardati e ci siamo detti che tutti e due abbiamo sempre sognato di lasciare Napoli e ritirarci in una casetta di campagna sulle colline della costiera amalfitana. Leggere tutto il giorno, coltivare l’orto, avere un bel giardino, andare a Ravello d’estate. Per noi è sempre stato il sogno lontano di una Provenza locale. L’abbiamo sempre vagheggiat­o senza immaginare che potesse diventare vero, ma ora ne abbiamo parlato e la cosa si è fatta concreta. Lui si è buttato a capofitto a cercare case e ne abbiamo trovata una deliziosa, nel verde, con la vista sul mare. E siamo alla scelta suprema: vendere i nostri appartamen­ti, cambiare vita, convivere. Finché ne abbiamo chiacchier­ato, finché occuparcen­e è stata la scusa per delle gite di sabato, è stato bello, ne sono stata entusiasta, ma ora ho paura. E se poi ci detestiamo? E se poi ci annoiamo? E se poi mi sento soffocare? E, in fondo, per quanto ancora potremo usare la vanga nell’orto? E quanto saranno lunghi gli inverni? I «se» non mi fanno più dormire la notte, ma non capisco perché, lui è partito in quarta e io davvero comincio a chiedermi se non sono egoista, se non lo amo abbastanza, se ho paura di diventare la sua badante (sono sempre stato più energica e in salute di lui). Caterina

Cara Caterina, trovo che vivere separati sia, in certe circostanz­e, una scelta di civiltà e che si può essere solidali e innamorati abitando in due case differenti. Poi, costruire l’intimità con un’altra anima è la sfida che tutti dobbiamo affrontare, prima o poi. Voi avete la strana intimità di due rotaie che continuano a corrersi di fianco, ma che da qualche parte dovranno pure portare. Nel vostro caso, i suoi «se» rischiano di avere un epilogo già scritto. Nessuno vive da solo, per scelta, per vent’anni e di colpo è lieto di ritrovarsi in una casa nuova, con un’altra persona, in un paese che non è il suo, nella tirannia asfittica del due cuori, un tetto e niente e nessun altro di noto nel raggio di 60 chilometri. Non parlerò di sentimenti, ma di spirito pratico. Cominciate ad affittare uno dei due appartamen­ti e sperimenta­re la convivenza nell’altro. Coi soldi ricavati, affittate una casetta in costiera e andateci d’estate, nei fine settimana, o per il tempo che vi sentirete di sopportare. Il resto verrà.

Una donna di 80 anni che ha bisogno di essere dominata Gentile Candida, ho riconosciu­to la lettera del signor Carlo che abita in una casa di riposo e che lei ha ospitato nella sua pregiatiss­ima rubrica. Si ricorda quel signore di 83 anni, innamorato, che dice «bella quanto prepotente, che comanda tutti e tutti siamo diventati suoi schiavi»? Le scrivo per informarla, siccome nella casa di riposo abito anch’io, che la signora in questione è bella e basta, e gentile anche. E che, se qualcuno si sente suo schiavo, è per sua personale mancanza, non certo imputabile alla signora in questione. Il signor Carlo si sbaglia a considerar­si oggetto di particolar­i attenzioni, sono tutte fantasie sue, è rimbambito di suo e sicurament­e non per l’influenza della nostra comune, deliziosa, amica. Mi permetto di scrivere per difendere l’onore della signora suddetta, che non è certo smorfiosa come viene descritta. È una vera, incantevol­e, signora. E mai ha detto a qualcuno di noi «prendimi questo, prendimi quello» né «ci usa per fare scherzi agli altri o ci toglie per dispetto l’attenzione». Questo è quello che volevo fare presente per doverosa precisazio­ne. Grazie della pubblicazi­one, che caldeggio.

Ps. Il signora Carlo dichiara 83 anni, ma ne ha almeno 85. Peppe

Caro Peppe, bisogna pur passare il tempo quando si alloggia in una casa di riposo e, se vi piace farvi ripicche fra voi, continuerò lieta a ospitare le vostre lettere. Mi consenta, però, di dubitare che la sua iniziativa sia spontanea. Ho il sospetto che la sua mano sia guidata dalla dama bizzosa il cui onore non necessita di essere ripristina­to da nessuno. A una donna che, a 80 anni, è capace di aizzare una legione di coetanei uno contro l’altro, non servono cavalieri che la difendano. Ma solo uomini di polso che la dominino.

Se l’amore impone i propri capricci allora non è vero amore

Candida mia, amo il mio compagno e sai come sono le relazioni tra uomini: mai troppo fedeli. Non ce lo siamo promessi in questi cinque anni e neppure abbiamo fatto domande all’altro quando notavamo qualcosa di sospetto. Adesso, però, lui ha portato in casa un ragazzetto e dice che ci ama tutti e due e non vede dove stia la differenza se lo tiene dentro o fuori casa, dato che il ragazzo non sa dove altro andare. Il cucciolo, in effetti, è smarrito e lesto ad approfitta­re della situazione. La casa dove viviamo non è mia, ma del mio amico, ma mi chiedo perché mai dovrei adattarmi? Non siamo più mica negli anni ’70 quando la trasgressi­one era chic? Io ho trovato questa cosa una volgarità, alla quale giammai ho intenzione di adattarmi. Gliel’ho detto, ma lui che doveva partire per lavoro mi ha risposto che, al ritorno, mi sarebbe passata. Sta per tornare e non mi è passata, e il cucciolo spennacchi­ato non è stato nemmeno di buona compagnia come aveva promesso il comune amore. Pascola tutto il giorno col petto da pollo a vista, mi tratta da fratellone maggiore e manca poco che si aspetti che gli serva la cena. E.F.

Mio E.F., ha tre opzioni: o se ne va, o resta, oppure resta e si porta in casa anche lei un cucciolo da compagnia. Le consiglio la terza via, se non altro perché intuisco che in famiglia piacciono le telenovela­s. La volgarità sta non tanto nella situazione in sé, ma nei modi. So poco di rapporti così poco esclusivi e non azzardo analisi. Però conosco le buone maniere. Se anche lei fosse stato soltanto un coinquilin­o, meritava di essere almeno consultato. E poi, conosco i sentimenti in generale e so che l’amore che impone i propri capricci non è amore.

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 ??  ?? Una scena del film di Billy Wilder«Cosa è successo tra mio padre e tua madre?»
Una scena del film di Billy Wilder«Cosa è successo tra mio padre e tua madre?»
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