Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Voto, la pazza idea di Emiliano
Politica Riunione con i fedelissimi in vista delle Regionali del 2020. Svanito il sogno di un’alleanza col M5S Il governatore pensa a un’intesa con Forza Italia e fittiani contro il fuoco amico pd
Èun piano riservato, diventerà presto una strategia politica. Michele Emiliano si è convinto che un pezzo del Pd remi contro di lui e la sua rielezione nel 2020. Per questo si prepara a stringere alleanze con formazioni esterne al centrosinistra: non i 5 Stelle (indisponibili all’accordo) ma FI e i fittiani di Nci. Il governatore ne ha parlato ad un gruppo di 10 fedelissimi.
Un piano riservato per preparare le elezioni del 2020 e mettere in sicurezza la riconferma di Michele Emiliano alla guida della Regione. Di questo si è discusso venerdì in un incontro cui ha partecipato una decina di persone, oltre al medesimo governatore. L’idea è questa: prepararsi alla costruzione di un’alleanza con i soggetti moderati dello scacchiere politico, in primis i berlusconiani di Forza Italia e i fittiani di Noi con l’Italia. Insomma, Emiliano volta pagina. La vagheggiata alleanza con i 5 Stelle non è possibile e dunque occorre guardare altrove.
Il pensiero espresso da Emiliano ha lasciato spiazzate le dieci persone convocate per discuterne: il capo di gabinetto Claudio Stefanazzi, il consigliere Domenico De Santis, gli assessori Loredana Capone e Gianni Giannini, il presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo, il sindaco di Gallipoli Stefano Minerva, i parlamentari Francesco Boccia, Ubaldo Pagano e Assuntela Messina, l’ex componente della segreteria pd Antonella Vincenti.
È partita la caccia al cinghiale: questa l’immagine evocata da Emiliano, attorno alla quale ruota tutto il progetto politico. Il sospetto del governatore è che una parte del Pd stia lavorando contro la sua riconferma (il cinghiale da cacciare sarebbe lui). Ovvio che l’allusione è soprattutto al gruppo dei renziani. «Delle due l’una» ha argomentato il governatore. «O si mettono di traverso, chiedendo le primarie, per impedirmi di ricandidarmi. Oppure, quando sarò candidato, faranno di tutto per sabotare la mia rielezione». Si è ragionato, perfino, sull’ipotesi che i renziani possano schierare Dario Stefàno in eventuali primarie: ex assessore regionale, il senatore pd contrastò Emiliano nel 2015 (all’epoca corse anche Guglielmo Minervini). Un’altra ipotesi affacciata è che i renziani possano decidere di puntare sull’ex viceministra Teresa Bellanova.
Fin qui il ragionamento è stato condiviso dai presenti: dell’ostilità dei renziani sono tutti convinti nel gruppo emilianista. La sorpresa è arrivata un momento dopo, quando il governatore ha illustrato il progetto per contrastare questo ipotizzato disegno: aprirsi all’alleanza organica con FI e Nci. La strategia di guardare ai 5 Stelle è fallita, stante l’indisponibilità dei grillini a stipulare alleanze e ad intrattenere rapporti con Emiliano. Né è possibile, per ragioni politicoculturali, dialogare con la Lega. Restano le componenti moderate. Beninteso: non si tratterebbe di strappare personalità a quel mondo moderato, come Emiliano ha sempre fatto, allo scopo di acquisirne gli elettori. Qui si ipotizza un’alleanza stabile o addirittura di costituire un soggetto unico. Da farsi a Bari e, chissà, da esportare a Roma. E, ad ogni modo, Emiliano è certo di una cosa: l’idea di scalare il Pd non lo interessa più, anche perché non è disposto a scommettere un centesimo sul futuro del partito.
Dunque, un’alleanza con FI e Nci. Si tratta, per molti dei dieci presenti, alcuni con un passato nel Pci, di «baciare il rospo». Ingoiare la medicina amara, sperando che serva. I dubbi non sono mancati, ma, assieme, è emersa pure una considerazione: «Michele, in politica, è un intuitivo». Del resto, si argomenta nel gruppo, Emiliano era stato tra i primi a predicare l’alleanza di governo tra Pd e 5 Stelle: tutti a dargli del pazzo, salvo poi vedere la metà del Pd collocarsi sulla proposta emilianista (è finita col governo LegaM5S). Ultimo passaggio: la segreteria regionale. Marco Lacarra, un tempo vicino a Emiliano e poi passato con i renziani, «deve lasciare l’incarico». Su questo tutti d’accordo, bisognerà vedere cosa ne pensa l’interessato e capire se i renziani tenteranno l’arrocco. Soprattutto, da ora sarà importante capire cosa pensano berlusconiani e fittiani della proposta che presto arriverà loro da Emiliano.