Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Quel nuovo cantiere che separa piazza Umberto
Ormai lo chiamano «il muro di Berlino». È il cantiere che separa in due parti piazza Umberto: una parte è affollata di studenti e lavoratori, l’altra è terra di nessuno.
I residenti della zona lo chiamano il «muro di Berlino». Alla sua sinistra - avendo cura di lasciarsi piazza Moro alle spalle – il normale passeggio dei baresi: studenti e lavoratori che camminano e vivono la città. Chi corre per prendere il treno, chi scappa a lezione. Mamme e piccoli che passano il loro tempo. A destra, invece, gruppi di ragazzi di diversa etnia. Una «zona franca», come dicono i residenti. Dove tutto può succedere: spaccio, delinquenza, degrado. Spartiacque, tra due mondi confinanti ma che sembrano non toccarsi, il muro, appunto: il prolungamento del cantiere di via Sparano, che segna, netta, la separazione tra due mondi. Siamo in piazza Umberto. O meglio, nelle due facce di piazza Umberto. Il cantiere, stranamente, ha da tempo sancito quello che è a tutti gli effetti diventato un nuovo equilibrio. Ma non tutti gli equilibri sono corretti. Due mondi che si temono e che, sempre più raramente, entrano a contatto tra loro.
Il muro, come lo chiamano, non è solo fatto di materiale da cantiere. Si regge soprattutto sulla paura della gente. Spiega meglio di tutti la situazione Lorenzo Scarcelli, da sempre a capo del comitato per la salvaguardia di piazza Umberto. Dal piano alto del suo appartamento, osserva ogni giorno questo progressivo allontanamento tra baresi e stranieri. «Il lato dell’Ateneo è costantemente presidiato dalle forze dell’ordine – spiega Scarcelli -, mentre l’altro è diventato zona franca. Succede di tutto, dalle liti violente ai mercatini di merce contraffatta e forse rubata. Da episodi di degrado a scene di grande povertà. E il cantiere, al centro, sembra offrirsi come riparo dalla vista di scene poco piacevoli». Ecco che due realtà distinte, nel giro di pochi metri, si offrono all’osservatore. «Ho sollecitato più volte le forze dell’ordine a effettuare controlli anche nella zona di via Davanzati – prosegue Scarcelli – ma ho ottenuto poco e niente. Chi entra in piazza viene sistematicamente avvicinato da persone che offrono droga, per non parlare delle aiuole, un tempo bellissime e oggi una sorta di dormitori a cielo aperto».
Di neanche troppo tempo fa l’ennesima denuncia del comitato: a poco più di un anno dal restauro della storica palazzina dell’ex goccia del latte, i suoi muri di notte vengono presi a sassate (è possibile vederne i segni sulla facciata esterna) o utilizzati come urinatoi. Neanche il costante passaggio dei macchinari Amiu risolve la situazione. A pochi passi, dall’altra parte del muro, si preferisce fingere di non vedere. «Siamo stanchi delle ordinanze spot sulla sicurezza – continua Scarcelli – vogliamo interventi duraturi e risolutivi». Il comitato chiede oltre al restauro (non riqualificazione,
ndr) della piazza, iniziative socioculturali per riempirla.
«Nessuna militarizzazione, solo bellezza. E’ l’unico modo per salvarla da quello che sta lentamente diventando – conclude Scarcelli –, vittima non solo dell’incuria, ma soprattutto delle forze politiche che strumentalizzano, ora in un modo ora in un altro, ciò che vi accade. Serve integrazione, non divisione». Una periferia in pieno centro, insomma. «Attendiamo una convocazione da parte dell’amministrazione comunale, vogliamo capire che piani hanno per quella che dovrebbe essere una delle piazze più belle di Bari».