Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Salari, pioggia di decreti ingiuntivi sull’ateneo
Dopo il taglio degli stipendi, i dipendenti si mobilitano. L’Università deve restituire 9 milioni
Una pioggia di decreti ingiuntivi contro l’Università di Bari arriva da 200 dipendenti che prestano servizio presso le strutture convenzionate con l’Azienda ospedaliero-universitaria «Policlinico-Giovanni XXIII» di Bari. Dal 2012, hanno subito una riduzione dello stipendio di circa un terzo. Ora il conto è di 9 milioni da restituire.
Una pioggia di decreti ingiuntivi (alcuni già andati a buon fine) contro l’Università di Bari arriva da 200 dipendenti che prestano servizio presso le strutture convenzionate con l’Azienda ospedaliero-universitaria «PoliclinicoGiovanni XXIII» di Bari. Lavoratori che, dal 2012, hanno subito una riduzione dello stipendio di circa un terzo del totale frutto di interpretazioni «innovative» della legge di settore e comunque per visioni contrastate con la Regione Puglia (che finanzia l’attività del Policlinico- Giovanni XXIII) e la stessa Università. Il conto? L’arretrato da riconoscere ai dipendenti è balzato a 9 milioni (da aggiungere spese legali e interessi maturati).
Nell’aula «Eugenio Ferrari» della clinica Neurologica del Policlinico, si è tenuta l’assemblea del personale tecnico-amministrativo interessato dalla vertenza che ha deliberato all’unanimità la strategia da tenere per risolvere il contenzioso. Allo Snals Confsal – settore Università è stato dato mandato di agire per «ristabilire il trattamento economico pre 2012 e riconoscere le somme arretrate. Inoltre, sarà promosso l’inoltro, presso la competente procura regionale della Corte dei Conti, di un esposto circostanziato perché venga eventualmente contestato il danno erariale a carico dei Rettori, dei direttori generali e di tutti i componenti del consiglio di amministrazione e del collegio dei revisori dei conti, che si sono succeduti alla guida dell’azienda dal 2012 a oggi».
La vicenda è lo specchio dell’Italia che applica le norme a macchia di leopardo. L’avvio del contenzioso, infatti, nasce con il riconoscimento di un diritto (sancito dalla legge 200 del 1974) che tende ad equiparare la retribuzione del personale non medico degli istituti clinici universitari. Ogni Regione ha dato seguito alle disposizioni normative in maniera differente, ma sempre prevedendo il pagamento delle somme. Ma non la Puglia che nel 2012 decise di bloccare l’erogazione (a capo dell’Università c’era l’ex rettore Corrado Petrocelli e alla Regione Nichi Vendola) affidando la gestione della verne tenza a un arbitrato nelle mani del docente universitario Luigi Volpe. L’esito, prontamente impugnato presso la Corte d’Appello di Bari, ne disponeva sostanzialmente il blocco. «Peccato — spiega Rocco Campobasso, coordinatore provinciale Snals Confsal Università — che il ricorso ha dimostrato come quella decisione, il lodo Volpe, non era applicabile nei confronti dei lavoratori perché l’arbitrato, costato 126 mila euro, non poteva disporre di diritti appartenenti ai dipendenti. Quindi si tornò alla situazio- pre 2012».
Tuttavia, la riattivazione dei pagamenti non è mai stata disposta e dopo una lunga battaglia (con due verbali d’intesa sottoscritti il 27 settembre del 2016 e il 23 febbraio del 2018) si è arrivati all’impegno assunto a marzo scorso. «In occasione di una seduta del consiglio di amministrazione dell’Università — prosegue Campobasso — il rettore, Antonio Uricchio, e il direttore generale, Federico Gallo, si sono impegnati, in virtù dei verbali sottoscritti, ad adeguare gli stipendi del personale entro il mese di giugno. Il risultato? Nessuna risposta. Eppure, c’è un gravissimo stato di disagio, soprattutto economico, che colpisce i lavoratori. Circostanza segnalata anche al governatore della Puglia,
La promessa
Il rettore Uricchio aveva promesso di attivare i pagamenti già dal mese di giugno
Michele Emiliano». Il governatore (assessore alla Sanità) viene supportato dal commissario dell’azienda Policlinico-Giovanni XXIII, Giancarlo Ruscitti. Quest’ultimo, il 16 giugno scorso, ha firmato una delibera per l’assunzione di 132 operatori socio sanitari a tempo indeterminato per «ridefinire e potenziare la dotazione organica delle due aziende». Peccato che a fronte di assunzioni al personale interno non si riesca a pagare quanto dovuto.