Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SE L’EMERGENZA RIMANE LOCALE
L’allarme criminalità sul Gargano
C’è un’emergenza sicurezza nel Foggiano che stenta a diventare emergenza nazionale. Emergenza che non è solo nel numero di omicidi, che si ripetono con regolarità spietata come è dimostrato dall’ennesimo delitto di martedì scorso a Vieste. Sta nella profonda diversità da altre realtà criminali d’Italia, pone domande agli investigatori ed agli amministratori locali che dovrebbero farsi a livello governativo come questione primaria. Parliamo di una mafia che viene ancora e con troppa leggerezza rinchiusa nel recinto della “faida” tra famiglie mafiose. che pure esiste, certo, ne rappresenta la trama su cui viene quotidianamente steso l’ordito delle attività dei clan. Che, a loro volta, si distinguono dagli altri clan pugliesi per ferocia, impenetrabilità, radicamento nel territorio, capacità di intimidire pari solo a certi cosche calabresi o alla vecchia anonima sarda. Un livello pervasivo di controllo del territorio che si manifesta in una omertà granitica.
La stagione estiva ne mette in risalto drammaticamente il peso, le attività legate al turismo, come dimostrano le tante inchieste della magistratura, sono pesantemente condizionate fino a determinare in maniera decisiva strategie e profitti. Una mafia che non è solo terrore omicida sul territorio, ma anche capace di approfittare dei finanziamenti governativi ed europei, che ha provocato incendi devastanti per lucrare sui risarcimenti e modificare a proprio vantaggio un intero territorio. Clan a volte di origine ed estensione da paese capaci di farsi guerra e al tempo stesso di coordinare in qualche modo la loro azione che converge, per esempio, sull’industria colossale dello schiavismo, una miniera d’oro su cui in tanti si arricchiscono sotto gli occhi di tutti. I campi del Tavoliere non vedono solo gli schiavi a cielo aperto, sono lo spettacolo di un delitto economico e morale così grande da sfuggire a tanti solo perché gli occhi di tanti rimangono ostinatamente chiusi. Ma i clan incidono anche sul ciclo dei rifiuti. Troppo complicato intervenire, troppo compromettente per l’industria diffusa del raccolto. una filiera produttiva che che spazia dalla ciclo dei rifiuti strettamente sotto controllo dei clan agli interessi sul turismo, all’economia dell’agricoltura, al vecchio immarcescibile mattone. Come era facile prevedere poco meno di un anno fa dopo la strage di San Marco in Lamis, la gestione della sicurezza è rientrata negli standard ordinari. Cioè il poco che possono fare uffici giudiziari e forze dell’ordine paurosamente sottodimensionate. Se l’emergenza Gargano non diventa emergenza nazionale, nessuna soluzione può essere realisticamente essere messa in pratica.