Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SE L’EMERGENZA RIMANE LOCALE

L’allarme criminalit­à sul Gargano

- Di Alessio Viola

C’è un’emergenza sicurezza nel Foggiano che stenta a diventare emergenza nazionale. Emergenza che non è solo nel numero di omicidi, che si ripetono con regolarità spietata come è dimostrato dall’ennesimo delitto di martedì scorso a Vieste. Sta nella profonda diversità da altre realtà criminali d’Italia, pone domande agli investigat­ori ed agli amministra­tori locali che dovrebbero farsi a livello governativ­o come questione primaria. Parliamo di una mafia che viene ancora e con troppa leggerezza rinchiusa nel recinto della “faida” tra famiglie mafiose. che pure esiste, certo, ne rappresent­a la trama su cui viene quotidiana­mente steso l’ordito delle attività dei clan. Che, a loro volta, si distinguon­o dagli altri clan pugliesi per ferocia, impenetrab­ilità, radicament­o nel territorio, capacità di intimidire pari solo a certi cosche calabresi o alla vecchia anonima sarda. Un livello pervasivo di controllo del territorio che si manifesta in una omertà granitica.

La stagione estiva ne mette in risalto drammatica­mente il peso, le attività legate al turismo, come dimostrano le tante inchieste della magistratu­ra, sono pesantemen­te condiziona­te fino a determinar­e in maniera decisiva strategie e profitti. Una mafia che non è solo terrore omicida sul territorio, ma anche capace di approfitta­re dei finanziame­nti governativ­i ed europei, che ha provocato incendi devastanti per lucrare sui risarcimen­ti e modificare a proprio vantaggio un intero territorio. Clan a volte di origine ed estensione da paese capaci di farsi guerra e al tempo stesso di coordinare in qualche modo la loro azione che converge, per esempio, sull’industria colossale dello schiavismo, una miniera d’oro su cui in tanti si arricchisc­ono sotto gli occhi di tutti. I campi del Tavoliere non vedono solo gli schiavi a cielo aperto, sono lo spettacolo di un delitto economico e morale così grande da sfuggire a tanti solo perché gli occhi di tanti rimangono ostinatame­nte chiusi. Ma i clan incidono anche sul ciclo dei rifiuti. Troppo complicato intervenir­e, troppo compromett­ente per l’industria diffusa del raccolto. una filiera produttiva che che spazia dalla ciclo dei rifiuti strettamen­te sotto controllo dei clan agli interessi sul turismo, all’economia dell’agricoltur­a, al vecchio immarcesci­bile mattone. Come era facile prevedere poco meno di un anno fa dopo la strage di San Marco in Lamis, la gestione della sicurezza è rientrata negli standard ordinari. Cioè il poco che possono fare uffici giudiziari e forze dell’ordine paurosamen­te sottodimen­sionate. Se l’emergenza Gargano non diventa emergenza nazionale, nessuna soluzione può essere realistica­mente essere messa in pratica.

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