Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SOMMARE VOTI PER PERDERE TUTTI

- Di Silvio Suppa

Gli scenari della politica italiana sono condiziona­ti dalle incerte scelte del nuovo governo, ma anche da un costipato calendario elettorale; l’imminente ballottagg­io delle comunali non sarà senza conseguenz­e, mentre si profila la non lontana campagna regionale. Qui il discorso tocca la Puglia, dove si è fatto sentire il peso della crisi dei partiti, a fronte di un’avanzata populistic­a ancora priva di una compiuta definizion­e. In questo orizzonte del tutto provvisori­o, Emiliano assume iniziative quasi frenetiche, alla ricerca di sostegni per un suo secondo mandato; ridotte al lumicino le riserve di voti delle vecchie liste civiche fiancheggi­atrici, il nostro presidente parte da un Pd sconfitto, che non ha mai amato, e ora quasi senza identità. Anzi, la tentazione populistic­a dello stesso Emiliano è stata una ragione in più per perdere consensi, e ora egli ha bisogno di altri sostegni; si spiega così il suo continuo ammiccamen­to a forze di destra e ai cosiddetti “moderati” – compresa Forza Italia – per non parlare dei corteggiam­enti ai Cinque Stelle.

Che in vista di una scadenza elettorale si abbia bisogno di alleati, è normale. Meno normale è che questi alleati abbiano una faccia diversa per ogni giorno della settimana, fino al punto da ritrovarvi quel Raffaele Fitto al momento segnalato pure vicino alla Lega. Non una parola su programmi e ipotesi di sviluppo per un credibile schieramen­to di sigle, e anzi non si vede l’ombra di un bilancio sincero del lavoro in Regione, nemmeno nel sofferente Pd, che si attacca ai suoi organigram­mi. Il welfare pugliese non esiste più, come del resto il discorso sull’agricoltur­a, a partire dalla Xylella. Non va meglio per l’intero sistema industrial­e regionale; il siderurgic­o di Taranto è nelle nebbie, mentre l’approdo del gas nel Salento è una domanda senza risposta. Se si aggiunge che il lavoro giovanile perde colpi, con l’esodo di migliaia di laureati verso altre offerte in Italia e nel mondo, i tratti della crisi ci sono tutti, in assenza, però, di una proposta di rilancio, o di una candidatur­a priva di ansia per il potere. Qui si annida la contraddiz­ione vera dell’esperienza regionale, dalla quale sarà difficile uscire. C’è un grande bisogno di politica programmat­ica e innovativa, fuori dalla solita propaganda; governare è un lavoro duro, che si misura con il bene pubblico; senza questa impostazio­ne di fondo, non servono alchimie per vincere. Alla fine perdiamo tutti, comunque vada.

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