Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
DOVE C’È MERITO I CERVELLI RESTANO
Èormai consuetudine parlare di cervelli in fuga. Innanzitutto è necessario precisare i termini: dalla Puglia (e dal Sud in generale) non fuggono “cervelli”, ma giovani donne e uomini, con i loro bisogni, i loro sogni, i loro progetti di vita. Questa fuga non inizia dopo la laurea, ma spesso molto prima se è vero che circa il 40% delle matricole pugliesi si iscrive in un’università del Centro-Nord o straniera. Il loro muoversi è determinato da miti, pregiudizi, condizioni concrete (così come accade per tanti loro coetanei che attraversano il Mediterraneo). C’è il mito contemporaneo della mobilità, del fare nuove esperienze, dell’entrare in contatto con stili di vita che si ritengono più adatti alla propria autorealizzazione. Vi è il pregiudizio diffuso che le università del Nord (soprattutto se private) siano più qualificate e meglio organizzate di quelle meridionali. Si ritiene che già l’essere studenti in università settentrionali possa consentire un più facile accesso a mercati del lavoro che offrono migliori opportunità e ciò spiega, ad esempio, perché un’altra fase temporale di mobilità sia il passaggio dalla laurea triennale a quella magistrale.
Il Sud appare in affanno. Le nostre città, afflitte da vecchi problemi e nuove povertà, non sembrano essere ambienti in cui la creatività e il protagonismo giovanile, ma anche il loro bisogno di cura, possano trovare spazio. Le università, anch’esse condizionate da una cronica carenza di risorse, ma anche da poca voglia di cambiare, non curano a sufficienza l’accoglienza degli studenti, la qualità delle strutture, l’innovazione dei servizi. Gli studenti che le frequentano a volte sembra che si sentano “sfigati” perché non hanno avuto le stesse opportunità dei loro coetanei andati altrove. Il mercato del lavoro sembra riproporre stancamente strategie che si fondano sulla concorrenza al ribasso, anche a costo di correre il rischio di non valorizzare pienamente il merito e la qualificazione.
Poi, a volte, accade che questa cappa di piombo si squarci. Un collega trasferitosi da un’università straniera nell’Ateneo barese scopre che anche qui ci sono delle opportunità di crescita e che basterebbe avere poche idee chiare per far sì che le nostre città si possano trasformare in luoghi adatti ad ospitare comunità scientifiche creative. Uno studente che si è trasferito al Nord per frequentare la laurea magistrale scrive di sentire la mancanza dell’attenzione che qui riceveva dai professori della triennale. E allora forse quello che manca è saper trasformare le energie individuali in energie collettive, è avere il coraggio di spingere di più sul piano degli investimenti e dell’innovazione, è puntare soprattutto, finalmente, sul merito e sull’aiuto a chi vale e non ha le risorse per dimostrarlo. Insomma, forse in Puglia non mancano le opportunità; forse manca la politica.