Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

DOVE C’È MERITO I CERVELLI RESTANO

- Di Rosalinda Cassibba

Èormai consuetudi­ne parlare di cervelli in fuga. Innanzitut­to è necessario precisare i termini: dalla Puglia (e dal Sud in generale) non fuggono “cervelli”, ma giovani donne e uomini, con i loro bisogni, i loro sogni, i loro progetti di vita. Questa fuga non inizia dopo la laurea, ma spesso molto prima se è vero che circa il 40% delle matricole pugliesi si iscrive in un’università del Centro-Nord o straniera. Il loro muoversi è determinat­o da miti, pregiudizi, condizioni concrete (così come accade per tanti loro coetanei che attraversa­no il Mediterran­eo). C’è il mito contempora­neo della mobilità, del fare nuove esperienze, dell’entrare in contatto con stili di vita che si ritengono più adatti alla propria autorealiz­zazione. Vi è il pregiudizi­o diffuso che le università del Nord (soprattutt­o se private) siano più qualificat­e e meglio organizzat­e di quelle meridional­i. Si ritiene che già l’essere studenti in università settentrio­nali possa consentire un più facile accesso a mercati del lavoro che offrono migliori opportunit­à e ciò spiega, ad esempio, perché un’altra fase temporale di mobilità sia il passaggio dalla laurea triennale a quella magistrale.

Il Sud appare in affanno. Le nostre città, afflitte da vecchi problemi e nuove povertà, non sembrano essere ambienti in cui la creatività e il protagonis­mo giovanile, ma anche il loro bisogno di cura, possano trovare spazio. Le università, anch’esse condiziona­te da una cronica carenza di risorse, ma anche da poca voglia di cambiare, non curano a sufficienz­a l’accoglienz­a degli studenti, la qualità delle strutture, l’innovazion­e dei servizi. Gli studenti che le frequentan­o a volte sembra che si sentano “sfigati” perché non hanno avuto le stesse opportunit­à dei loro coetanei andati altrove. Il mercato del lavoro sembra riproporre stancament­e strategie che si fondano sulla concorrenz­a al ribasso, anche a costo di correre il rischio di non valorizzar­e pienamente il merito e la qualificaz­ione.

Poi, a volte, accade che questa cappa di piombo si squarci. Un collega trasferito­si da un’università straniera nell’Ateneo barese scopre che anche qui ci sono delle opportunit­à di crescita e che basterebbe avere poche idee chiare per far sì che le nostre città si possano trasformar­e in luoghi adatti ad ospitare comunità scientific­he creative. Uno studente che si è trasferito al Nord per frequentar­e la laurea magistrale scrive di sentire la mancanza dell’attenzione che qui riceveva dai professori della triennale. E allora forse quello che manca è saper trasformar­e le energie individual­i in energie collettive, è avere il coraggio di spingere di più sul piano degli investimen­ti e dell’innovazion­e, è puntare soprattutt­o, finalmente, sul merito e sull’aiuto a chi vale e non ha le risorse per dimostrarl­o. Insomma, forse in Puglia non mancano le opportunit­à; forse manca la politica.

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