Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Puglia sempre più povera Fallite le politiche sociali
Conca, Movimento Cinque Stelle: «Da Emiliano solo spot elettorali» Gesmundo, Cgil: «È necessaria un’agenzia per il Mezzogiorno»
«La Puglia mostra un incremento dell’incidenza di povertà relativa rispetto al 2016 (da 14,5% a 21,6%)». L’Istat, nel suo report povertà 2017, declassa la Puglia. Eppure, proprio nel 2017 (e sempre in Puglia) è entrato «a regime» il Red (reddito di dignità) su cui Michele Emiliano, governatore della Puglia, ha costruito ore di comizi elettorali. Per Mario Conca (M5S) «Emiliano vive di spot», mentre per Giuseppe Gesmundo (Cgil) «è necessaria la crescita e un’agenzia per il Sud».
«La Puglia mostra un incremento dell’incidenza di povertà relativa rispetto al 2016 (da 14,5% a 21,6%), in linea con la ripartizione del Mezzogiorno (da 19,7% a 24,7%)». Poche parole ma dal contenuto chiaro: l’Istat, nel suo report povertà 2017, declassa la Puglia verso le realtà territoriali in cui c’è una fascia ampia della popolazione in forte difficoltà economica. Anzi, con l’incremento di ben 7,1 punti percentuali è la regione che ha ottenuto una performance peggiore in tutt’Italia sprofondando in 12 mesi al quint’ultimo posto. Eppure, proprio nel 2017 (e sempre in Puglia) è entrato «a regime» il sistema per eccellenza di sostegno alle famiglie in difficoltà. Il Red (reddito di dignità) su cui Michele Emiliano, governatore della Puglia, ha costruito ore di comizi elettorali e che, alla fine, rappresentano una goccia in un oceano di disperazione. Lo scorso anno (dati della Regione) sono state presentate complessivamente 47.000 domande di cui 19.000 ritenute ammissibili a beneficio (il 63% di domande ammesse a Sia+Red e il 37% delle domande ammesse a Red). Ma i cittadini che effettivamente hanno usufruito degli assegni sono 11.500. «L’analisi dell’Istat — spiega Mario Conca, consigliere regionale del M5S — fa emergere un dato di fatto. In Puglia non sono state messe in atto azioni di contrasto alla povertà che hanno prodotto risultati. Basti pensare allo spot che Emiliano ha lanciato per il Red. Si tratta di una misura che sta producendo più burocrazia che risultati e l’aiuto è garantito solamente a meno di 20 mila famiglie. Emiliano ha voluto copiare l’idea di reddito di cittadinanza del M5S, con evidenti finalità di propaganda, ma si ritrova un territorio in difficoltà che grida aiuto in tanti settori». Il riferimento di Conca è alla sanità. «Basti pensare — prosegue il consigliere regionale pentastellato — a ciò che devono affrontare i malati di Sla nella battaglia contro la burocrazia. Niente indennità da parte della Regione nonostante esista una evidente difficoltà per la loro assistenza. Un altro esempio? Nel 2016 abbiamo fatto approvare una norma sulla disabilità per consentire il trasporto gratuito dei malati che hanno necessità d’assistenza al pronto soccorso. Siamo ancora in attesa dell’approvazione dei regolamenti attuativi. In effetti se un governatore, che detiene anche la delega alla Sanità, sta in giro per l’Italia a farsi propaganda non vedo come possa risolvere i problemi dei cittadini pugliesi».
Ma il tema della povertà, in fondo, è riconducibile al mancato sviluppo dell’economia e dei servizi. Un po’ come ha sottolineato pochi giorni fa la relazione sull’economia pugliese elaborata dalla sede barese di Bankitalia (alla presentazione al Politecnico di Bari non ha partecipato neanche un esponente di giunta regionale): «Se per le aree del Nord e del Centro c’è stato uno sviluppo del Pil associato all’incremento dell’occupazione, in Puglia i posti di lavoro sono ancora 80 mila in meno rispetto al periodo pre crisi. Sono numeri che devono far riflettere». «In effetti — analizza Giuseppe Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia — il tema della povertà è molto ampio e abbraccia competenze nazionali e locali. Dobbiamo ricordare che il Mezzogiorno, in questi ultimi anni, non ha potuto usufruire di politiche mirate al recupero del gap di crescita con le altre aree del Paese. Poi ci sono responsabilità regionali per una spesa dei fondi comunitari che non crea benessere. Anzi, l’Istat certifica il contrario. E se prendiamo in considerazione la Puglia in Europa, le statistiche la collocano al 257esimo posto su 259 regioni analizzate in materia di progresso sociale». Gesmundo indica la ricetta della Cgil per far ripartire la fiducia nel Meridione: «Sicuramente occorre innescare processi virtuosi di sviluppo industriale. Magari sul modello di un’Ilva di Taranto risanata e ambientalmente sostenibile in modo da creare nuovi posti di lavoro. Ma è necessario anche attivare un’agenzia di sviluppo per il Mezzogiorno che agisca da regista. Le politiche di sostegno al reddito sono importanti, ma comunque un palliativo rispetto alla carenza di occupazione. Bisogna invertire la tendenza ed evitare che le migliori forze del territorio vadano all’estero senza poi aver occasione di rientrare».
Che la situazione industriale in Puglia sia congelata lo di deve a tanti fattori. Anche sull’istituzione delle Zes (zone economiche speciali che dovrebbero attrarre nuovi investitori grazie a condizioni fiscali vantaggiose) si temporeggia. Nella Regione dove non c’è l’assessore allo Sviluppo Economico (delega temporanea ad Antonio Nunziante) si litiga sulla perimetrazione delle aree portuali. E c’è chi la vorrebbe anche Casarano.