Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Tra i vu cumprà che nei lidi non vendono più

Blitz della polizia nel Barese, scovati 26 irregolari. La Lega annuncia la visita al Cara

- Di Leonardo Palmisano

Il clima è cambiato. La stretta voluta dal ministro Matteo Salvini sui migranti comincia a produrre i suoi effetti, diretti e indiretti, non solo sui tavoli internazio­nali. Anche in Puglia, anche a Bari, si avverte velocement­e e sotto vari profili. La Lega, in particolar­e, vuol far chiarezza su come è stata gestita la questione accoglienz­a fino ad ora. Benché dal ministero dell’Interno non siano arrivate circolari né altre indicazion­i ufficiali, la settimana prossima una delegazion­e di parlamenta­ri leghisti, guidati dal deputato Rossano Sasso, effettuerà alcuni sopralluog­hi nel Cara, il centro per richiedent­i asilo di Bari Palese e in alcuni Cas, i centri di accoglienz­a straordina­ria. Una sorta di risposta alla visita compiuta ieri dal presidente della Camera, Roberto Fico, a Pozzallo: «Vogliamo valutare la situazione e chiederemo al Prefetto se ci sono novità rispetto alle previsioni previste dai bandi in scadenza», ha anticipato Sasso. Del resto appena una settimana fa la polizia ha effettuato controlli nei Cas di Bitonto e Modugno, individuan­do 31 irregolari. Di questi, 10 sono stati accompagna­ti nel Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio) di Palese e dovranno lasciare l’Italia dopo l’iter previsto dalla legge, altri 16 hanno ricevuto l’ordine di lasciare il territorio nazionale, il foglio di via, con mezzi propri. Altri 5 dovranno infine presentare una integrazio­ne alla documentaz­ione per ottenere la protezione internazio­nale. «Controlli amministra­tivi di routine» si è affettata a precisare la Questura.

Insomma, nessun ordine dal Viminale. Ma la coincidenz­a temporale fa riflettere. E a queste espulsioni vanno aggiunte, nell’ultimo mese, quelle di un marocchino sospettato di essere vicino ad organizzaz­ioni terroristi­che a Foggia e proprio ieri di un 25enne della Guinea, a cui è stato revocato il permesso di soggiorno dopo aver creato problemi nel Cara di Borgo Mezzanone e di un 48enne albanese, gravato da un ordine di cattura per immigrazio­ne clandestin­a, sorpreso su un pescherecc­io a Monopoli da polizia e Guardia di finanza. Che sia necessario approfondi­re la situazione, soprattutt­o nei centri di accoglienz­a straordina­ria, è questione nota. Al momento, oltre ai circa 900 migranti ospitati nel Cara e agli 89 nel Cpr, solo in provincia di Bari ci sono 14 Cas e 1.066 migranti censiti (a fronte di una capienza di 840). Nel prossimo biennio la Prefettura ha messo a bando però 2.982 posti letto e sono 37 i Cas che dovrebbero essere in funzione. Di fatto quasi in ogni città del Barese ci sarà un centro e il numero dei migranti ospitati è destinato quasi a triplicare. A questi vanno aggiunti i 17 pro-

Monopoli Sorpreso albanese di 48 anni Favoriva l’afflusso illegale di stranieri

Chi ospita I gestori dei Cas pugliesi spaventati dal taglio possibile dei fondi

Sprar, (il sistema di protezione per richiedent­i asilo e rifugiati, gestito non dalle prefetture ma dai comuni che li affidano a soggetti del terzo settore) attivi in provincia di Bari.

Nel capoluogo ce ne sono due, uno per 39 adulti e uno riservato ai 43 minori non accompagna­ti. I migranti che ne benefician­o sono in tutta la provincia 878. Numeri, insomma, che vanno monitorati, anche per evitare le situazioni di sovraffoll­amento e di disagio in alcuni Cas denunciate anche dal Corriere nei mesi scorsi. E a cambiare le carte in tavola potrebbero essere i tagli annunciati proprio da Salvini dei fondi destinati all’accoglienz­a: i 35 euro spesi oggi per ogni migrante (nei Cas a volte però la cifra è minore) per il ministro sono troppi. L’idea è di arrivare intorno ai 20. Una misura che sta preoccupan­do non poco i gestori dei programmi Sprar: «Con 20 euro al giorno per ogni persona i progetti di accoglienz­a non sono sostenibil­i – dice Luca Basso, presidente dell’Arci che gestisce uno Sprar a Bari – noi abbiamo regolarizz­ato tutti i nostri venti operatori e lo stipendio medio è di 800 euro al mese. Oggi abbiamo una settantina di migranti che lavorano. Se tagliano i fondi si mettono a rischio non solo i progetti di inseriment­o ma anche tanti profession­isti che lavorano nel settore dell’accoglienz­a».

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