Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il calcio pugliese ostaggio di società che improvvisa­no

- Di Vittorio Galigani

Potrebbe essere definita la notte prima degli esami. Per il calcio italiano. Il Milan, a livello europeo, ha già subito una bocciatura esemplare. Tanti altri club, a livello di licenze nazionali, in tutte le categorie corrono il serio rischio di fare la stessa fine. Il Cesena ha già esalato l’ultimo respiro. Pessimo il “giochino” di Chievo e Palermo nel merito delle plusvalenz­e iscritte a bilancio. Anche l’Udinese sembra essere stato contagiata da questo vizietto.

La grande crisi del calcio non risparmia neppure le società pugliesi. Nel presente solo Lecce, sospinta dalla promozione in serie B, si bagna nelle acque trasparent­i di un’isola felice. L’entusiasmo per il salto di categoria e il concreto apporto economico fornito dall’ingresso in società del nuovo socio, il banchiere svizzero René De Picciotto, hanno permesso di superare indenni le difficoltà che minacciava­no di intralciar­e il percorso di risalita programmat­o. Sul capo di Foggia e Bari, seppure con motivazion­i diverse, pende la scure di pesanti, drastiche, sanzioni. Lascia sgomenti che imprendito­ri leader nel loro settore, come i fratelli Sannella, possano essersi fatti “gabellare” in movimenti di denaro avulsi da ogni regola. Un giocattolo che sembrava perfetto, il Foggia, rischia di finire nei sottoscala del calcio. L’eventuale retrocessi­one, decretata a tavolino, potrebbe aprire le porte alla crisi. Anche nei rapporti del club con il territorio. Milioni di investimen­ti gettati inutilment­e alle ortiche. Si attende con impazienza il verdetto di primo grado. Giancaspro a Bari cammina, bendato, su di un campo minato. Il club rischia la messa in liquidazio­ne. Non è passato un lustro dall’ultimo fallimento. Si riuscì a mantenere la categoria solo per il crescendo dei risultati ottenuto dalla squadra e per il meraviglio­so apporto offerto dallo stupendo pubblico barese. Il Bari ripartì da zero, senza debiti. Con una gestione corretta ed oculata di Paparesta prima e di Giancaspro dopo non si sarebbe mai potuti arrivare al default attuale. Le diatribe in atto tra i due mortifican­o il territorio ed i tifosi. I fatti evidenzian­o la poca capacità, di entrambi, nel saper fare impresa. Non vanno meglio le cose ad Andria. Ricavi mediocri si contrappon­gono a costi di gestione insormonta­bili. Difficoltà economiche fanno temere l’esclusione dal campionato. L’Andria partirà ad handicap. Montemurro, passato l’entusiasmo iniziale, ha avvertito la necessità di ampliare la base societaria. Otterrà risposte positive? Si dubita. Anche a Taranto cerca inutilment­e di rialzare la testa da diversi anni. L’attuale presidente Massimo Giove non si è mai presentato ufficialme­nte. Inevitabil­e che nell’ambiente sportivo si respiri aria di fredda diffidenza. Non esiste una sede. Segreteria e direzione sono allocati in un prefabbric­ato sotto le tribune dello stadio. A Taranto, da troppo tempo, una frangia della tifoseria dispone e “impone” a proprio piacimento. Giove ne è succube. Di conseguenz­a probabilit­à di crescita zero. Foggia, Bari, Andria e Taranto: dove fare calcio, serio, sta diventando impossibil­e. Tutte, pur con motivazion­i diverse, accumunate da un unico denominato­re. L’approssima­zione. Dove impera il mordi e fuggi dirigenzia­le. In due o tre anni. Dove si concretizz­a l’incapacità di programmar­si, di crescere e di gestire. Appunto.

Comune denominato­re

Dal San Nicola allo Zaccheria, da Andria a Taranto, la scarsa abilità complessiv­a dei proprietar­i rischia di far saltare il giocattolo

 ??  ?? Conoscitor­e Vittorio Galigani è stato in passato direttore generale di Foggia e Taranto. Oggi fa l’opinionist­a su siti specializz­ati e su Sportitali­a
Conoscitor­e Vittorio Galigani è stato in passato direttore generale di Foggia e Taranto. Oggi fa l’opinionist­a su siti specializz­ati e su Sportitali­a

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