Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Che problema, il mal di testa!
Dalle più semplici emicranie, risolvibili con un po’ di riposo, alle patologie più dolorose e persistenti, come la cefalea a grappolo
La cefalea, o più semplicemente il mal di testa, rappresenta uno dei disturbi più comuni nella vita di ogni persona, ma spesso diventa un problema serio. Il 15% della popolazione, infatti, ne soffre con particolare intensità. «Esistono cefalee secondarie ad altre patologie, come la sinusite, i tumori endocrini, meningiti, influenze e tante altre patologie - spiega il professor Giovanni D’attoma, neuropsichiatra e psicoterapeuta, grande studioso della materia - ma la grande maggioranza delle cefalee è rappresentata dalle cosiddette cefalee essenziali, le più comuni delle quali sono l’emicrania, la cefalea tensiva e quella a grappolo. L’emicrania si caratterizza per gli attacchi di cefalea variabili nella frequenza, durata e intensità e colpisce soprattutto le donne (3 a 1 rispetto agli uomini) con dolore pulsante, nausea, vomito, fonofobia (terrore, talvolta ossessivo, dei suoni intensi) e fotofobia (intolleranza dell’occhio alla luce). In realtà, sono diverse le forme di emicrania: può essere accompagnata o preceduta da sintomi visivi (emicrania con aura), da turbe neurologiche come emiparesi (paralisi di una metà del corpo), disturbi del linguaggio, svenimenti. Ma quali sono le cause? «Ancora non possiamo dirlo con certezza - dice il professor D’attoma - anche se prevale l’ipotesi di una disfunzione del sistema trigeminovascolare, del sistema Gaba o da un coinvolgimento dell’ipotalamo». Vediamo quali sono i trattamenti possibili. «Il più risolutivo è l’uso dei triptani», risponde lo specialista. «Il trattamento profilattico è consigliato per gli emicranici che hanno più di due crisi al mese; i farmaci più utilizzati sono i calcioantagonisti, i metabloccanti, la metisergide, il valproato di sodio e il topiramato. Per quanto riguarda i trattamenti alternativi, ma meno efficaci, si segnala l’uso del Biofeedback, l’agopuntura, l’auricoloterapia e l’ipnosi». Le cefalee tensive, invece, si distinguono per un senso di peso che grava su tutto il capo, o in zona occipitale o al vertice, che può essere saltuario o quotidiano, spesso legato a momenti di stress, a condizioni psicologiche o di lavoro particolarmente difficili, che producono una contrazione dei muscoli del collo e del capo.
«Le cefalee lievi possono essere risolte anche con il semplice riposo - osserva il professor D’attoma, a differenza di quelle più gravi, continue, addirittura quotidiane (o con interruzione di notte), che possono associarsi anche a cefalee tensive, le quali resistono a trattamenti anche massicci con psicofarmaci, antiepilettici, etc». Esistono, dunque, delle novità terapeutiche valide? «Nel nostro Centro Cefalee e Neuropsichiatria di Ostuni otteniamo risultati generalmente positivi, utilizzando precise strategie psicoterapiche con l’eventuale aggiunta di qualche farmaco e, nelle forme più resistenti, utilizziamo il Tms - transcranic magnetic stimulation. Con i ragazzi in particolare - aggiunge l’esperto - preferiamo usare il Biofeedback, il training autogeno o una terapia cognitivo comportamentale». Anche la tossina botulinica, che viene iniettata in specifiche zone dei muscoli cranici, è una terapia in diffusione. «I risultati - commenta il professore - sono positivi, ma il trattamento deve essere ripetuto ogni 3-5 mesi. Questa terapia - aggiunge viene consiglata anche per le cefalee miste, particolarmente resistenti ai farmaci. La cefalea a grappolo, poi, si caratterizza per un dolore pulsante che colpisce solo un lato del capo e, in particolare, l’occhio, a fronte e la tempia, con arrossamento e lacrimazione dell’occhio interessato, rinorrea omolaterale, senso di ostruzione del naso e sudorazione profusa. Di solito, la cefalea a grappolo compare in piena notte, da mezzanotte alle due, con un dolore tanto violento da essere chiamata “la cefalea del suicida”, sebbene non ci siano dati statistici che dimostrino casi reali di suicidio legati a questa patologia. L’emicrania a grappolo colpisce di solito gli uomini, mentre è rarissima nelle donne. Questa forma di cefalea compare, di solito, in particolare periodo dell’anno, in primavera, anche se può manifestarsi in altre stagioni e dura, mediamente, una ventina di giorni (con le dovute eccezioni, di più o meno), da cui il soprannome a grappolo, perché poi scompare, per ripresentarsi anche uno o due anni più tardi. Può accadere anche che si manifestino più “grappoli” nel corso di uno stesso anno o, addirittura, nella stessa giornata, anche di notte, fino a 7 o anche 8 crisi al giorno, della durata dai dieci minuti alle quattro ore. «La causa di questa cefalea è attribuita ad una disfunzione dell’ipotalamo», spiega il professor D’attoma. «La crisi generalmente scompare - prosegue lo specialista - usando i triptani, purché lo si faccia all’insorgenza del dolore, oppure inalando ossigeno o, ancora, per alcuni pazienti è utile la lidocaina nella mucosa nasale o il prednisone». E il carbonato i litio? «Può dare buoni risultati, ma è controindicato per i pazienti con patologia tiroidea, renale, ipertensiva - dice il professor D’attoma - così come è utile il verapamil, sconsigliato invece per i pazienti con blocco di branca atrioventricolare, per i bradicardici e gli ipotesi. Un trattamento con Dbs (deep brain stimulation, sono tecniche neurochirurgiche) - conclude lo specialista - agisce invece a livello ipotalamico e può essere utile per curare i pazienti farmacoresistenti».
«Con i giovani - dice il professor D’attoma preferiamo usare il Biofeedback o il training autogeno»
Le cause non sono certe, anche se alcune ipotesi (come l’ipotalamo) sono più accreditate di altre