Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ci mancano le liti nel Pd
Sono passati quasi tre mesi dal 4 marzo, e io sono preoccupato. Non per le politiche italiane sulle migrazioni, visto l’esito positivo del recente vertice europeo con gli eccellenti risultati ottenuti dal Governo (ungherese). Sono inquieto per lo stato di salute in cui versa il PD. Tranquilli, non farò la solita analisi della sconfitta, né mi rifugerò nelle formulette magiche buone per ogni stagione, tipo «ripartiamo dai territori», «andiamo tra la gente», «rinnoviamo la classe dirigente», «torniamo a parlare agli operai ». No. La mia analisi, è un po’ più originale e sicuramente più utile. Ragazzi, non c’è niente da fare, bisogna riprendere a litigare. Sono settimane che non leggo di una resa dei conti, di uno scambio di tweet fratricidi, di una spaccatura intracorrentizia, di un fuoco amico con comunicati stampa al vetriolo.
Che succede? Possibile che non capiate che il tafferuglio permanente è rimasto l’unico vero tratto identitario, il marchio di fabbrica di questo partito? Sveglia! Il solo modo che ci rimane per dettare l’agenda, per riguadagnarci un trafiletto sui giornali, per rubare cinque minuti di scena all’ininterrotto show di Salvini, è tornare alla cara vecchia, autoreferenziale, incomprensibile litigata. Vedrete che con un paio di mesi di scazzi estivi fatti come dio comanda, anche i sondaggi riprenderanno a crescere. E se vi mancano gli argomenti, andiamo, fate lavorare un po’ la fantasia, ce ne sono a iosa, basta guardarsi intorno. Ci possiamo dividere sul divieto di fare il bagno a mare dopo mangiato (Temerari contro Tradizionalisti); sul tema della chiusura dei porti (Pearljamiani contro Ritapavoniani); sulle ferie (Marittimi contro Montanari); sui vitalizi (Pomiciniani contro Paragrillini). E via così. Trasformiamo le feste dell’Unità in feste della Disgregazione e torniamo agli antichi splendori. Come sempre e per sempre, divisi alla meta.