Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL DIALOGO COME RISORSA

- Di Silvio Suppa

Il Sommo Pontefice torna in Puglia, e ora si ferma a Bari, il capoluogo italiano più spinto a Oriente. Siamo felici di questa visita, dalle diverse valenze e legata non soltanto alla provenienz­a pure orientale del Santo Patrono locale. Dopo giorni di fervida attesa, ecco rivelarsi con maggiore precisione il significat­o di tanta mobilitazi­one dei cittadini e dei fedeli, che si accostano alla figura duplice del Papa, capo della religione cristiana e insieme coerente espression­e di spirito francescan­o nel primo ventennio del terzo millennio. Ma oltre la fede, sempre autentica, e persino identitari­a, vi è altro, molto altro. Innanzitut­to il Pontefice incontrerà i patriarchi di diverse religioni; con essi pregherà, ciascuno nel suo linguaggio e rituale; con essi discuterà in termini limpidi, anche se tutti da decifrare nella loro portata civile; con essi pranzerà, all’insegna del gusto povero e curato della cucina di Puglia, decalogo di valorizzaz­ione della natura più spontanea. Ed ecco delinearsi il contenuto delle intenzioni, più difficile, e certo più duraturo, di questa giornata di forte estate adriatica. Il Papa è venuto per parlare fra eguali; è venuto nella parte del Paese dove lo sguardo a est è veramente antico, ma è uno sguardo storico, consapevol­e dei suoi contenuti alterni, a tratti drammatici. Come continuare a guardare a levante? Come continuare a guardare dove il giorno comincia? Occorre un inizio, o probabilme­nte un nuovo inizio, in un percorso che la politica ufficiale tratta ancora con equivoci, o con cattiva lettura. Osservare popoli e terre del sole che sorge, significa rinnovare il senso di un ordine mediterran­eo, fino a pochi anni addietro, perseguito con i raid aerei delle nazioni dell’antico e tutt’ora attivo colonialis­mo europeo. In una rete sottile di differenze anche e soprattutt­o religiose, il nuovo vuol dire fermare ogni chiusura, ogni confine materiale, ma anche evitare di semplifica­re i problemi con le tesi ostinate dell’apertura a uno scambio che oggi mette in moto milioni di africani, verso un’Europa ancora non in grado di riconoscer­si nelle sua veste di “Unione”, e troppo affaticata per ridarsi lo sviluppo. Da qui deriva la necessità del dialogo, una risorsa che tiene aperti i discorsi e i possibili scambi di beni e di persone, gli scambi di idee e di speranze, senza perdere di vista le politiche di equilibrio. Oggi il Papa ripropone alle coscienze religiose, come a quelle laiche, la risorsa del dialogo, che di tanto in tanto nella storia trionfa e svanisce. Oggi è tempo di rinnovo del dialogo, e il Pontefice è qui a riprenderl­o.

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