Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Papa apre a Bari la via per la pace

Francesco: «Spalancata una finestra sul Medio Oriente». Decaro: «È una giornata storica»

- Di Bepi Castellane­ta

«Bari è una finestra spalancata sul Medio Oriente». Ed è per questo, per dirla con le parole di Papa Francesco, che è stata scelta per ospitare ieri la preghiera di pace (sul lungomare) e l’incontro ecumenico (in Basilica) con i 17 patriarchi delle Chiese mediorient­ali. Forte il messaggio contro le guerre.

La lunga attesa comincia quando l’oscurità della notte si fa più debole, inseguita dall’alba che sta per sorgere e regala un timido chiarore sulle chianche bianche e nere di Bari vecchia. I fedeli attraversa­no vicoli e piazze per poi ritrovarsi a ridosso della basilica di San Nicola, vicino all’arco che sembra quasi spalancare le porte del mare e suggerire orizzonti lontani. È questo il luogo voluto da Papa Francesco per lanciare un accorato e perentorio messaggio di pace per il Medio Oriente dilaniato dalla guerra, è questo il giorno in cui Bari diventa e anzi torna a essere, dopo il sinodo con Papa Urbano II nel 1098, il centro di un dialogo religioso senza confini e il cuore di una cristianit­à unita. Che qui, nella terra di San Nicola, chiede al mondo di fermare l’orrore delle armi e tornare al Vangelo.

Le colombe bianche liberate in un cielo luccicante di inizio luglio al termine della preghiera ecumenica finale sono l’atto conclusivo di una mattinata storica. Il Papa e i 17 rappresent­anti religiosi si incontrano a Bari perché così ha voluto Francesco. Perché questa città - spiega Bergoglio - «è la finestra spalancata sul vicino Oriente», una terra di mezzo dove le diversità si annullano, un luogo che il patriarca ortodosso Kirill, in occasione del trasferime­nto di una reliquia di San Nicola in Russia nell’estate scorsa, definì - rivela l’arcivescov­o di Bari Francesco Cacucci - «la città della mediazione».

Qui la Chiesa si mostra unita nell’impegno per la pace. E lo fa attraverso l’abbraccio tra il Papa e i patriarchi, ma anche nei tanti dettagli che scandiscon­o un cerimonial­e mirato a esaltare l’aspetto ecumenico: il grande tavolo tondo attorno a cui si siedono i rappresent­anti religiosi, le sedie tutte uguali, il pulmino utilizzato per il trasferime­nto collettivo sul lungomare anziché un corteo di auto, il saluto comune alla folla rimasta ad attendere nel piazzale della Basilica martellato dal sole.

Nulla è lasciato al caso, tutto è proiettato al dialogo. Perché il dialogo è la chiave di accesso alla pace. «È un evento che non ha precedenti sul piano della sinodalità», dice l’arcivescov­o Cacucci. Il quale spiega che «sinodalità significa camminare insieme, non si era mai verificato un incontro tra tante Chiese cristiane e qui sta accadendo nel nome di San Nicola». L’arcivescov­o aggiunge che «la storia di Bari è la storia dell’ecumenismo», un punto su cui si sofferma anche il priore e rettore della Basilica, padre Giovanni Distante, che non esita a parlare di «giornata storica».

Le parole finali di Francesco, pronunciat­e dopo un dialogo a porte chiuse, sono nette e non lasciano spazio a interpreta­zioni: raccontano la tragedia infinita di Paesi dilaniati da guerre innescate da logiche speculativ­e, e risuonano come un atto d’accusa contro silenzio e indifferen­za. Il Papa, anche a nome dei patriarchi che sono con lui dinanzi alla Basilica di San Nicola, dice «basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti», con- danna chi «non guarda in faccia a nessuno pur di accaparrar­si giacimenti di gas e combustibi­li senza ritegno e senza scrupoli», punta l’indice contro l’ipocrisia di stato spiegando che «non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo». Per il pontefice «la speranza ha il volto dei bambini». «Gli occhi di troppi fanciulli - dichiara - hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi». Francesco chiede quindi all’umanità di ascoltare «il grido dei bambini» e afferma: «È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità».

Accanto al Papa ci sono i patriarchi: sono venuti dalla Terra Santa e dall’Egitto, dall’Iraq e dalla Siria, dal Libano e dalla Turchia. Indossano i copricapo neri, portano i pesanti pastorali, le croci

Troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché giochi: asciugando le loro lacrime il mondo ritroverà la dignità

Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo

diverse a seconda del rito; oltre a loro ci sono un leader luterano e l’unica donna, la rappresent­ante del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente. Prima di spostarsi sul lungomare per poi tornare a riunirsi, si soffermano in preghiera nella cripta della Basilica. Francesco si inginocchi­a dinanzi alla reliquie di San Nicola, quindi accende la lampada uniflamma a forma di caravella, simbolo dell’unità della fede cattolica e ortodossa, gesto che fece nel 1984 un altro Papa, Giovanni Paolo II, insieme al metropolit­a di Myra, Crisostomo Konstantin­idis.

Fuori la folla applaude, segue l’evento a porte chiuse su un maxischerm­o, urla «viva Francesco, viva Francesco». L’area della Basilica è blindata, nel piazzale ci saranno non più di 1500 persone, più in là si raduna tanta gente: ci sono fedeli rimasti senza pass, turisti appena arrivati con le navi da crociera. Il sole comincia a farsi bollente, i volontari della Diocesi distribuis­cono cappellini bianchi e bottigliet­te d’acqua. «Ci siamo svegliate alle due del mattino per essere qui e dare una mano», dicono Mara e Anna Maria, arrivate da Conversano. Il pulmino torna dinanzi alla Basilica e viene accolto con un boato. Poi il dialogo attorno al grande tavolo tondo, il documento finale e le parole del Papa che scuotono le coscienze e tracciano una strada precisa nel segno di un dialogo cementato a Bari, la città da cui parte - come afferma l’arcivescov­o Cacucci - «un messaggio universali­stico che si oppone al particolar­ismo». I patriarchi sono accanto al pontefice, alle spalle c’è l’imponente facciata bianca della Basilica: quindi arrivano i bambini, vengono liberate le colombe bianche mentre tutti insieme nel piazzale scandiscon­o l’invocazion­e per il Medio Oriente: «Su di te sia pace».

Caro Francesco, sono orgoglioso come tutti i baresi di aver vissuto una giornata memorabile, un evento storico senza precedenti Antonio Decaro Sindaco di Bari

Noi dobbiamo mettere a disposizio­ne la nostra ospitalità per il dialogo tra le parti in guerra Michele Emiliano presidente della Regione Puglia

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In segno di pace Un sorridente Papa Francesco, insieme ad uno dei 17 patriarchi, dal sagrato di San Nicola lancia una colomba nel cielo di Bari (foto Sasanelli)
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Il saluto fuori dalla basilicaIl Papa con i 22 patriarchi delle Chiese mediorient­ali all’esterno di San Nicola incontrano i fedeli prima del lancio delle colombe (foto Sasanelli)

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